Matteo Renzi all'Onu: "L'Italia non si tira indietro, vogliamo seggio al Consiglio di Sicurezza e a ruolo guida in Libia"
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“I fratelli libici devono sapere che non sono soli, che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite non si è dimenticata di loro…”. Non c’è polemica esplicita. Ma una stoccata, quella sì. Matteo Renzi prova a scuotere l’Onu sulla Libia, nazione diventata ormai caos puro affacciato sul Mediterraneo con il suo carico di flussi migratori verso l’Italia e l’Europa. Non se n’è parlato molto in questa Assemblea generale che celebra i 70 anni dell’Onu e che sui media appare molto concentrata invece sulla Siria. Il premier italiano prova ad accendere i riflettori sul Mediterraneo, reclama un ruolo più energico delle Nazioni Unite. Si sente più che legittimato a farlo: solo qualche giorno fa al Palazzo di vetro è stato Papa Francesco a chiedere più “coraggio”.
Per Renzi l’occasione è imperdibile. Il premier prende la parola dopo l’emiro del Kuwait, al termine di una prima sessione di lavori. Parte da un assunto: “Quest’aula esige messaggi profondi e non messaggi spot”. Proprio lui che politicamente nasce anche sui social network, “straordinario orizzonte di libertà, ma il rischio è di ridurre tutto al solo sondaggio o al solo tweet”, dice. Renzi tenta di andare oltre Renzi e lancia l’Italia. Ovunque. La candida a ottenere un seggio nel consiglio di sicurezza dell’Onu, contro i nostri ‘avversari’ Svezia e Olanda, nel 2017. Chiede un “ruolo guida” per l’Italia nella “stabilizzazione della Libia insieme alla comunità internazionale”. Lancia la proposta che Roma assuma il ruolo di “custode della cultura nel mondo, con azioni di ‘United for heritage’”, cioè “una task force internazionale con membri militari e civili per ricostruire i beni storici e artistici” distrutti nelle guerre, distrutti dall’Isis.
All’assemblea generale dell’Onu, Renzi ci arriva dopo aver partecipato al vertice sul terrorismo presieduto da Barack Obama. “Vorrei offrire a Obama il sostegno dell'Italia al meccanismo anti-terrorismo internazionale. Siamo sicuri che prevarremo e sconfiggeremo l'Isis e i suoi progetti", ha detto a fine riunione, commentando le scelte del vertice, seguito al bilaterale tra il presidente Usa e Vladimir Putin. Contro l’Isis “l’Italia non si tira indietro”. Però, dice Renzi, “non ci sono solo Siria e Iraq, ma anche l’Africa. Per l’Italia la priorità è la Libia e l’Africa sub-sahariana”. A New York la pensano diversamente e si vede. L’agenda che viene fuori dall’assemblea generale dei 70 anni dell’Onu è fatta di interventi in Siria, contro l’Isis e nonostante le diversità di vedute ancora vivissime tra Obama e Putin su Assad.
E’ per questo che Renzi tenta tutte le sue carte nella relazione al Palazzo di vetro. “L’Italia è ponte tra nord e sud, est e ovest, proteso su Medio oriente e Balcani – spiega – per questo è da sempre è laboratorio straordinario e per questo siamo stati i primi in Europa a cogliere la dimensione epocale di ciò che stava avvenendo nel Mediterraneo”. Renzi parla della tragedia dell’immigrazione, di Aylan, il bimbo di Kobane morto sulle spiagge della Turchia. “A 70 anni dalla carta di San Francisco, l’Onu ha oggi consapevolezza di quanto sia cruciale il suo ruolo, ha la saggezza per riconoscere gli errori e la forza per correggerli”, è l’esortazione. Impegno per una “moratoria sulla pena di morte”, e cita il Papa, “contro i matrimoni forzati e precoci”. Insomma l’Onu si muova con maggiore energia. La Libia chiama. L’Italia vuole un posto al consiglio di sicurezza per avere la voce che ora non ha.
Per Renzi l’occasione è imperdibile. Il premier prende la parola dopo l’emiro del Kuwait, al termine di una prima sessione di lavori. Parte da un assunto: “Quest’aula esige messaggi profondi e non messaggi spot”. Proprio lui che politicamente nasce anche sui social network, “straordinario orizzonte di libertà, ma il rischio è di ridurre tutto al solo sondaggio o al solo tweet”, dice. Renzi tenta di andare oltre Renzi e lancia l’Italia. Ovunque. La candida a ottenere un seggio nel consiglio di sicurezza dell’Onu, contro i nostri ‘avversari’ Svezia e Olanda, nel 2017. Chiede un “ruolo guida” per l’Italia nella “stabilizzazione della Libia insieme alla comunità internazionale”. Lancia la proposta che Roma assuma il ruolo di “custode della cultura nel mondo, con azioni di ‘United for heritage’”, cioè “una task force internazionale con membri militari e civili per ricostruire i beni storici e artistici” distrutti nelle guerre, distrutti dall’Isis.
All’assemblea generale dell’Onu, Renzi ci arriva dopo aver partecipato al vertice sul terrorismo presieduto da Barack Obama. “Vorrei offrire a Obama il sostegno dell'Italia al meccanismo anti-terrorismo internazionale. Siamo sicuri che prevarremo e sconfiggeremo l'Isis e i suoi progetti", ha detto a fine riunione, commentando le scelte del vertice, seguito al bilaterale tra il presidente Usa e Vladimir Putin. Contro l’Isis “l’Italia non si tira indietro”. Però, dice Renzi, “non ci sono solo Siria e Iraq, ma anche l’Africa. Per l’Italia la priorità è la Libia e l’Africa sub-sahariana”. A New York la pensano diversamente e si vede. L’agenda che viene fuori dall’assemblea generale dei 70 anni dell’Onu è fatta di interventi in Siria, contro l’Isis e nonostante le diversità di vedute ancora vivissime tra Obama e Putin su Assad.
E’ per questo che Renzi tenta tutte le sue carte nella relazione al Palazzo di vetro. “L’Italia è ponte tra nord e sud, est e ovest, proteso su Medio oriente e Balcani – spiega – per questo è da sempre è laboratorio straordinario e per questo siamo stati i primi in Europa a cogliere la dimensione epocale di ciò che stava avvenendo nel Mediterraneo”. Renzi parla della tragedia dell’immigrazione, di Aylan, il bimbo di Kobane morto sulle spiagge della Turchia. “A 70 anni dalla carta di San Francisco, l’Onu ha oggi consapevolezza di quanto sia cruciale il suo ruolo, ha la saggezza per riconoscere gli errori e la forza per correggerli”, è l’esortazione. Impegno per una “moratoria sulla pena di morte”, e cita il Papa, “contro i matrimoni forzati e precoci”. Insomma l’Onu si muova con maggiore energia. La Libia chiama. L’Italia vuole un posto al consiglio di sicurezza per avere la voce che ora non ha.
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