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«Avanti con le riforme, in Italia c’è ottimismo, anche i dati Istat lo registrano, speriamo di avere davanti a noi altri trimestri sempre più positivi. Abbiamo bisogno di riforme perché il nostro Paese, se non fa pulizia in casa propria, non sarà capace di agganciare in pieno l'opportunità di questa ripresa, che è a portata di mano». 
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi parla a Bologna, nel giorno di avvio di Cersaie, maggiore rassegna mondiale nel settore della ceramica, comparto in cui l’Italia continua a vantare un primato mondiale nell’export di prodotti di qualità, con un prezzo medio di vendita triplo rispetto agli altri concorrenti. Ed è proprio l’export, in crescita di 5 punti nei primi sei mesi del 2015, (a livelli record nel trimestre aprile-giugno) a trainare il settore verso l’alto, proiettando per fine anno un livello di ricavi superiore ai 5 miliardi di euro, perso dal 2008 e mai più ritrovato da allora. Una fiera di rilievo mondiale, con stand presi d'assalto da compratori italiani e stranieri già in avvio di mattinata e una previsione di andare oltre i 100mila visitatori.
«Un settore sano - spiega il presidente di Confindustria Ceramica Vittorio Borelli - che continua ad investire e che potrebbe fare di più se si risolvessero i problemi del Paese. Il Governo va nella giusta direzione, anche se perde troppo tempo per colpa dei professionisti del non cambiamento. Dall’inizio dell’anno abbiamo la “manna” di un mix di tassi-petrolio-euro su livelli minimi, una situazione che rischiamo di non sfruttare al meglio se non si procede con le riforme. Infrastrutture, lotta alla burocrazia, protezione del made in Italy e riduzione dei carichi fiscali sono le nostre priorità». 
A rassicurare le imprese a Bologna c’è Graziano Delrio, che assicura l’impegno del Governo nel mettere gli imprenditori che innovano («non tutti, spiega, alcuni sono solo “prenditori dallo Stato” e con loro l’atteggiamento deve essere diverso) nelle condizioni di lavorare meglio, portando avanti le riforme. «Il codice appalti - spiega - semplificherà moltissimo, sarà una grande rivoluzione, ma noi siamo anche impegnati nel portare avanti i decreti attuativi per la riforma della Pa, in modo da dimezzare i tempi di autorizzazione» 
Positivo il commento di Delrio sui dati Istat di fiducia, con numeri in crescita per famiglie e imprese. «I dati - spiega - ci dicono che il Paese ha ricominciato a credere in se stesso e, come governo, siamo intenzionati a continuare a creare le condizioni perché le imprese assumano di più, perché diminuisca la disoccupazione e vi siano opportunità».
A preoccupare le imprese è però anche la stagione dei rinnovi contrattuali, tema su cui Squinzi chiede al sindacato un cambio di rotta nelle trattative, dove il dialogo avviato sulle nuove regole di rappresentanza che - spiega Squinzi - «vorremmo tradurre in un sistema più avanzato di relazioni industriali», pare davanti a un’impasse. «Al tavolo tecnico convocato la scorsa settimana - spiega - due organizzazioni, Cgil e Uil non si sono presentate, la situazione è molto delicata. I sindacati chiedono prima di rinnovare i contratti e poi discutere di riforma del modello, ma questo sposterebbe in là di 3-4 anni il problema. Invece è necessario agire, rinnovando il sistema adeguandolo anche al jobs act, per favorire le assunzioni a tempo indeterminato. Con il vecchio sistema, a causa della mancata inflazione, ogni contratto avrebbe 70-90 euro da recuperare dal lato delle imprese ma alcune componenti sindacali non vogliono riconoscere questa situazione. È un sindacato che sembra arroccato, che prima - come spiega il leader della Uil Barbagallo - chiede i “picci”, i soldi, e poi discute. Ma deve essere chiaro che le imprese non possono distribuire ricchezza se prima non sono capaci di generarla. Venerdì sera ho avuto un confronto con la leader Cgil Susanna Camusso, le ho detto che ormai è un dialogo tra sordi: mi auguro si superi la situazione, sono convinto che le imprese siano assolutamente dalla parte giusta».