lunedì 28 settembre 2015

E pensare che Salvini e Meloni affermano che Renzi è dipendente dalla Merkel. A noi non sembra proprio.

Matteo Renzi contro l'Ue: "Tasse, decide Roma". Le certezze del premier: sondaggi riservati e investitori Blackrock

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“Il compito della Ue non è mettere bocca su quali scelte fiscali fa uno Stato. Non deve decidere al posto dei singoli governi quali scelte fiscali vanno fatte. Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate”. Matteo Renzi fa una pausa dall’Assemblea generale dell’Onu, esce dal Palazzo di vetro per incontrare la stampa italiana e scaglia uno dei suoi attacchi più feroci all’Unione Europea, proprio nel giorno in cui la commissione Ue ha fatto sapere all’Italia che sarebbe meglio ridurre le tasse sul lavoro che quelle sulla casa. Contro Bruxelles, da New York, il premier si sente più forte che mai. Forte dei suoi sondaggi riservati, secondo cui il 76 per cento degli italiani pensa che la tassa sulla prima casa vada abolita. E forte dell’incontro con gli investitori internazionali alla sede di Blackrock, il fondo di investimenti più potente del mondo, primo investitore a Wall Street e naturalmente anche a Piazza Affari, colosso della finanza che ormai agisce anche in politica e decide molto dell’economia degli Stati, per molti ha svolto anche un ruolo importante nella crisi del debito sovrano che portò alla fine del governo Berlusconi nel 2011.
Dietro le parole del premier, c’è dunque una potenza di fuoco, fatta di soldi e sostanza, vie per uscire dalla crisi e privatizzazioni. E’ con queste carte che Renzi attacca l’Europa che mette bocca sulla legge di stabilità italiana. Non arriva a dire “Europa chi?”, ma il senso è questo. Il potere, quello vero, sta da un’altra parte. A New York Renzi l’ha incontrato faccia a faccia per due ore. Con il premier, al tavolo della sala conferenze di Blackrock, sulla Sesta strada, c’era il presidente e amministratore delegato del fondo americano, Larry Fink, sconosciuto ai più ma considerato forse come l’uomo più potente nel mondo post-crisi del 2008. E altri tycoon della finanza globale da John Paulson dell’hedge fund newyorkese ‘Paulson and co’, a Peter Hancock, presidente e ad dell’American International Group (Aig), Greg Fleming di Morgan Stanley, Indra Nooyi, presidente e Ceo di Pepsi, il presidente e amministratore delegato della Bank of America Brian Moynihan, Nancy Prior di Fidelity, George Walker di Neuberger Berman.
Non c’era Davide Serra, il broker che ha introdotto Renzi nel mondo della finanza della City e poi globale. Ma del resto non è la prima volta che il premier italiano incontra Mr Fink. Si sono già visti l’anno scorso, pochi mesi dopo l’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi. E anche a luglio di quest’anno all’Expo. Ora a New York. Dove l’incontro si è svolto “in un clima molto buono”, racconta il premier ai giornalisti. “Mentre un anno fa gli investitori internazionali ci dicevano che dovevamo fare la riforma del lavoro, quella della Pubblica amministrazione, che non avevamo stabilità con la legge elettorale, oggi che queste cose sono risolte e sono state fatte (e alcuni di loro sono rimasti sorpresi perché non credevano che avremmo fatto tutte queste cose), le domande sono sulla linea politica europea e sulla linea economica europea. Sono legate ad aspetti che non sono solo italiani. Il fatto che non siamo più il problema dell'Europa è ormai plastico ed è passato”. E, aggiunge Renzi, “anche il decreto banche popolari che ha suscitato polemiche in Italia, per loro è il segnale che il mercato è aperto, che non ci sono più rendite di posizione e il mercato ha le sue possibilità. Spero che questo porti ancora più investimenti esteri in Italia". 
Il decreto che trasforma le banche popolari in spa ha spalancato ulteriormente le porte del sistema bancario italiano al fondo Blackrock, che infatti ora vanta quote significative nella Banca Popolare di Milano (3,69%), al Banco Popolare (2,44%), Ubi Banca (2,47%), oltre a essere primo azionista di Unicredit e Banca Intesa. Sulla Sesta strada di New York sono dunque contenti, mentre pensano al prossimo affare: ad esempio, le privatizzazioni di Poste Italiane. E’ la spinta che serve al premier per rincarare la dose con Bruxelles: “Per molti anni le tasse le abbiamo alzate per venire incontro alle richieste della Ue. Questa volta non solo le decidiamo noi, ma le riduciamo. Spero che l’Ue abbia la forza di farsi sentire sull’immigrazione…”. Che è l’ultima stoccata per una Europa che manca di “visione e coerenza”, aveva detto il premier solo poche ore prima alla Clinton Global Initiative, di fronte al ‘padrone di casa’ Bill, all’imprenditore George Soros (“L’Ue è in via di disintegrazione”), al premier greco Alexis Tsipras e altri ospiti, tra cui anche Massimo D’Alema.
Ma il premier ha anche i sondaggi dalla sua. E con questa carta si sente imbattibile. Secondo un sondaggio riservato di Palazzo Chigi, commissionato alla Swg, il 76 per cento degli italiani pensa che la tassa sulla prima casa vada abolita; per il 78 per cento si tratta di un provvedimento giusto; il 43 per cento pensa che sia una misura utile a far ripartire l’economia. Non solo. Ce n’è anche su un altro tema caldo della legge di stabilità: la flessibilità dell’età pensionabile. Il 59 per cento approva la flessibilità in uscita per le pensioni e lo scivolo per le donne piace al 51 per cento. Sono rilevamenti che evidentemente determinano anche un aumento della fiducia in Renzi premier: al 33 per cento secondo Swg (era al 31 per cento il 3 settembre), al 32,5 per cento secondo Ipsos (31,5 il 2 settembre). Sono sempre dati riservati di Palazzo Chigi. Quanto al giudizio sull’operato del governo: 25 per cento per Swg (era al 21 per cento ai primi di settembre e a luglio), 34,5 per cento per Ipsos.
Sondaggi e fiducia degli investitori internazionali: è il viatico che basta a Renzi per alzare la voce con l’Europa e volare alto. Il premier torna da New York con 'in tasca' la visita del presidente iraniano Hassan Rouhani in Italia a novembre e con l'aspirazione di ottenere per l'Italia un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell'Onu nel 2017: "Stiamo facendo campagna elettorale...". E insiste: "L'Italia può essere meglio della Germania se fa quello che deve fare...".
Da New York il premier porta a casa anche i complimenti di Bill Clinton: “Ha fatto cose notevoli in Italia, considerando cosa il Paese ha attraversato…”. E si riempie d’orgoglio quando il moderatore dell’incontro alla Clinton Global Initiative, il giornalista della Cnn Fareed Zakaria, lo presenta come il “Clinton italiano”. “Il paragone non è neanche lontanamente fattibile – si schernisce – Clinton ha cambiato il suo paese con una straordinaria capacità: otto anni di crescita economica, investimento nell’educazione, nell’innovazione…”. In effetti, Clinton fu anche il presidente che terminò l’opera iniziata da Reagan, deregolamentando la finanza Usa in modo da permettere alle banche commerciali di ‘giocare’ con gli hedge fund come le banche d’affari. Blackrock ringrazia.

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