Marino ci ripensa e ritira dimissioni. "Ci vediamo in Aula". Il Pd ai suoi consiglieri: "Via dal Campidoglio"
Dietrofront del sindaco a tre giorni dalla decadenza d'ufficio: "Sono pronto a confrontarmi con la mia maggioranza". E' sfida al Nazareno. Fonti dem: "Con noi altri 6 pronti a sciogliere il Consiglio". Si sfalda la giunta: il vice Causi e 2 assessori lasciano, altri 4 pronti a farlo. Comune blindato per la giunta. CasaPound in piazza invoca: "Marino resta con noi". In mattinata il primo cittadino: "Non devo negoziare con nessuno". A Cantone replica: "Milano capitale morale? Gli anticorpi a Roma esistono"
"Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha firmato la lettera con la quale ritira le dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre". La nota ufficiale del Campidoglio arriva poco prima delle 16.30. A tre giorni dalla scadenza del suo mandato e dalla nomina di un commissario per la città e dopo 17 giorni di tira e molla, il primo cittadino ci ha dunque ripensato. Un colpo di scena atteso in verità da giorni e più volte suggerito dallo stesso sindaco anzitutto nella sua lettera di dimissioni ("Ho venti giorni per pensarci" aveva scritto) e da ultimo nella sua promessa ostinata alla folla dei sostenitori riunita domenica scorsa sotto al Campidoglio: "Non vi deluderò" aveva detto.
"Sono pronto a confrontarmi con la maggioranza - spiega oggi lasciando Palazzo Senatorio - Illustrerò quanto fatto, le cose positive, la visione per il futuro...E' quello il luogo della democrazia. Questa sera parlerò con la presidente Baglio e illustrerò, oltre a consegnarle la lettera, la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell'aula Giulio Cesare".
Sarà dunque il Consiglio a dover staccare o meno la spina a Marino. Appena poche ore prima del dietrofront del sindaco il commissario del Pd Roma Matteo Orfini aveva convocato i consiglieri comunali dem al Nazareno. "Se il sindaco dovesse ripensarci e decidere di restare alla guida del Campidoglio - la linea del partito nella riunione fiume che va avanti da più di quattro ore - i consiglieri del Pd si dimetterebbero subito dal loro incarico". Ora dunque, visto che il sindaco ha deciso di sfidare il Nazareno in una sorta di scontro finale, lo scenario più verosimile sembra questo (salvo lacerazioni nel partito), forse già domani o comunque appena le dimissioni di Marino verranno protocollate, senza nemmeno passare per il confronto in Aula.
In Consiglio comunale per staccare la spina al sindaco non basta però il passo indietro dei soli 19 consiglieri capitolini dem: in base al Testo unico degli enti locali, infatti, lo scioglimento dell'Assemblea capitolina avviene con le dimissioni contestuali della metà più uno dei membri. Essendo 48 i consiglieri, servono le dimissioni di almeno 25 di loro. Secondo fonti del Nazareno i numeri per far cadere l'Aula ci sono perché ai dem si accoderebbero almeno altri sette consiglieri (26 in tutto dunque): due della maggioranza e cioè Daniele Parrucci (Centro democratico) e Svetlana Celli (Lista Marino) più cinque dell'opposizione, Roberto Cantiani (Gruppo Pdl), Alfio Marchini e Alessandro Onorato (lista Marchini), e Mino Dinoi (Gruppo misto) e Sveva Belviso (Altra destra) per l'opposizione. Firme su cui, scalzati i "pontieri locali" si sono messi al lavoro gli uomini più vicini al premier Renzi pescando pure tra le forze di destra. Ma potrebbero essercene di più, come conferma a Radio Capitale anche l'uscente Esposito ("Domani pomeriggio si dimetteranno e il Consiglio e Marino verranno dichiarati decaduti"), convinto però fino a ieri sul fatto che il sindaco non avrebbe ritirato le sue dimissioni. In pole ci sarebbero anche i 2 di Fratelli d’Italia, Alessandro Cochi del Gruppo Misto, i fittiani Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato, Marco Pomarici di Noi con Salvini e anche l'ex sindaco Gianni Alemanno. Con il primo cittadino invece i 4 consiglieri di Sel e 4 della sua lista civica.
Intanto a lasciare sono uno dopo l'altro numerosi membri della giunta a cominciare dal vicesindaco Marco Causi e dall'assessore ai Trasporti Stefano Esposito che hanno confermato le loro dimissioni. Già protocollate le loro lettere di addio "e non credo saremo i soli" dice il titolare alla Mobilità. Depositate pure le dimissioni dell'assessore al Turismo Luigina di Liegro. Maurizio Pucci, titolare ai Lavori Pubblici, e Giovanna Marinelli, Cultura, hanno annunciato che si dimetteranno dopo la giunta di oggi. Si dice pronto a farsi da parte anche l'assessore alla Legalità Alfonso Sabella: "Lunedì tornerò a fare il magistrato, prima devo consegnare delle carte alla Corte di Conti" dice a SkyTg24. E lo stesso è per il titolare della Scuola Marco Rossi Doria. Resistono per ora i "fedelissimi del sindaco": Estella Marino, Alessandra Cattoi e Giovanni Caudo, accanto al sindaco anche questo pomeriggio al Maxxi. Ancora indecisa l'assessore alle Politiche Sociali Francesca Danese, mentre quella al Commercio Marta Leonori dice: "Mi dimetterò solo dopo l'Assemblea capitolina". Per convocarla ci sono al massimo 20 giorni di tempo.
Intanto Marino ha deciso di non mutare di una virgola la sua agenda, come nulla fosse. Alle 18 si è presentato con Caudo al Maxxi: "Ci vediamo in via Guido Reni, dove presenteremo insieme all'assessore Caudo due anni di trasformazione urbana, due anni di rivoluzione urbanistica straordinari per la città di Roma" aveva detto. E così è stato. Ressa di fotografi, giornalisti e cameramen ma Marino è filato via senza dichiarazioni sul suo ripensamento: "Sono felice di essere qui questa sera dove viene presentato un lavoro che negli ultimi due anni ha cambiato la città. Me ne vado così si sposteranno anche i giornalisti. Felice di stare qui dove viene presentato il lavoro che ha cambiato Roma". Più tardi è tornato per la giunta che ha preso il via poco dopo le 20 senza Causi, Esposito e Di Liegro in un Campidoglio blindato dalle forze dell'ordine e presidiato da una decina di militanti di estrema destra di CasaPound che scandiscono i cori: "Marino resta con noi, fai a brandelli il Pd". La giunta doveva tornare a riunirsi per parlare anche della pedonalizzazione completa di via dei Fori Imperiali. Ora chiaramente è cambiato l'ordine del giorno.
In mattinata, il sindaco dimissionario, prima di salire nel suo ufficio, aveva rilasciato alcune dichiarazioni. Riferendosi alle affermazioni del presidente dell'Anac Raffaele Cantone su Milano tornata ad essere capitale morale, mentre Roma sta dimostrando di non avere quegli anticorpi di cui ha bisogno e che tutti auspichiamo possa avere", Marino ha risposto: "A Roma gli anticorpi esistono, questa piazza domenica scorsa ne ha visti migliaia e nella città ce ne sono milioni ma vanno valorizzati da noi delle istituzioni perché, anche all'interno di un organismo vivente, se gli anticorpi vengono annichiliti non potranno svolgere bene la propria funzione".
Le ultime ore, prima del dietrofront odierno del sindaco, sono state vissute sul filo dell'incertezza. La giornata di ieri si è conclusa con la frase del sindaco "sto ancora riflettendo" al termine di un incontro fiume a casa di Marco Causi tra lo stesso Marino e il presidente del partito: prove tecniche di dialogo tra Campidoglio e Pd, negato invece da Matteo Renzi, che da Cuba dice "La linea del partito è quella di Orfini". Il "no" a un incontro tra il premier e il sindaco aveva lasciato ipotizzare nelle ore scorse un possibile blitz in aeroporto del secondo al rientro del primo dal suo viaggio in Sud America. Ma Marino ha poi precisato: "Ho cose più serie da fare che andare negli aeroporti, in questi giorni".
Intanto dopo la diffusione della notizia, poi smentita categoricamente dai pm, che per il sindaco sarebbe stata chiesta l'archiviazione nell'inchiesta sulla onlus Imagine, il senatore Andrea Augello, ex braccio destro di Alemanno, dice: "Dopo che la Procura della Repubblica di Roma ha negato con forza la tesi sostenuta dall'avvocato di Ignazio Marino, secondo il quale nell'inchiesta sulla Onlus Imagine sarebbe stata richiesta l'archiviazione per il suo assistito, è ormai evidente che Ignazio Marino è uno dei quattro indagati per concorso in truffa, di cui ha riferito il ministero di Grazie a Giustizia rispondendo ad una mia interrogazione".
Giorni difficili insomma per Roma. Anche oltre il Campidoglio la prossima sarà una settimana delicata. Il 5 novembre, infatti, inizia il processo di Mafia Capitale. "Se sarò presente al processo di Mafia Capitale? Non ho nessuna anticipazione da fare", aveva commentat il sindaco. A dicembre poi, l'8, inizierà il Giubileo voluto da Papa Francesco e gli occhi del mondo saranno ancora puntati sulla Capitale.
"Sono pronto a confrontarmi con la maggioranza - spiega oggi lasciando Palazzo Senatorio - Illustrerò quanto fatto, le cose positive, la visione per il futuro...E' quello il luogo della democrazia. Questa sera parlerò con la presidente Baglio e illustrerò, oltre a consegnarle la lettera, la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell'aula Giulio Cesare".
Sarà dunque il Consiglio a dover staccare o meno la spina a Marino. Appena poche ore prima del dietrofront del sindaco il commissario del Pd Roma Matteo Orfini aveva convocato i consiglieri comunali dem al Nazareno. "Se il sindaco dovesse ripensarci e decidere di restare alla guida del Campidoglio - la linea del partito nella riunione fiume che va avanti da più di quattro ore - i consiglieri del Pd si dimetterebbero subito dal loro incarico". Ora dunque, visto che il sindaco ha deciso di sfidare il Nazareno in una sorta di scontro finale, lo scenario più verosimile sembra questo (salvo lacerazioni nel partito), forse già domani o comunque appena le dimissioni di Marino verranno protocollate, senza nemmeno passare per il confronto in Aula.
In Consiglio comunale per staccare la spina al sindaco non basta però il passo indietro dei soli 19 consiglieri capitolini dem: in base al Testo unico degli enti locali, infatti, lo scioglimento dell'Assemblea capitolina avviene con le dimissioni contestuali della metà più uno dei membri. Essendo 48 i consiglieri, servono le dimissioni di almeno 25 di loro. Secondo fonti del Nazareno i numeri per far cadere l'Aula ci sono perché ai dem si accoderebbero almeno altri sette consiglieri (26 in tutto dunque): due della maggioranza e cioè Daniele Parrucci (Centro democratico) e Svetlana Celli (Lista Marino) più cinque dell'opposizione, Roberto Cantiani (Gruppo Pdl), Alfio Marchini e Alessandro Onorato (lista Marchini), e Mino Dinoi (Gruppo misto) e Sveva Belviso (Altra destra) per l'opposizione. Firme su cui, scalzati i "pontieri locali" si sono messi al lavoro gli uomini più vicini al premier Renzi pescando pure tra le forze di destra. Ma potrebbero essercene di più, come conferma a Radio Capitale anche l'uscente Esposito ("Domani pomeriggio si dimetteranno e il Consiglio e Marino verranno dichiarati decaduti"), convinto però fino a ieri sul fatto che il sindaco non avrebbe ritirato le sue dimissioni. In pole ci sarebbero anche i 2 di Fratelli d’Italia, Alessandro Cochi del Gruppo Misto, i fittiani Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato, Marco Pomarici di Noi con Salvini e anche l'ex sindaco Gianni Alemanno. Con il primo cittadino invece i 4 consiglieri di Sel e 4 della sua lista civica.
Intanto a lasciare sono uno dopo l'altro numerosi membri della giunta a cominciare dal vicesindaco Marco Causi e dall'assessore ai Trasporti Stefano Esposito che hanno confermato le loro dimissioni. Già protocollate le loro lettere di addio "e non credo saremo i soli" dice il titolare alla Mobilità. Depositate pure le dimissioni dell'assessore al Turismo Luigina di Liegro. Maurizio Pucci, titolare ai Lavori Pubblici, e Giovanna Marinelli, Cultura, hanno annunciato che si dimetteranno dopo la giunta di oggi. Si dice pronto a farsi da parte anche l'assessore alla Legalità Alfonso Sabella: "Lunedì tornerò a fare il magistrato, prima devo consegnare delle carte alla Corte di Conti" dice a SkyTg24. E lo stesso è per il titolare della Scuola Marco Rossi Doria. Resistono per ora i "fedelissimi del sindaco": Estella Marino, Alessandra Cattoi e Giovanni Caudo, accanto al sindaco anche questo pomeriggio al Maxxi. Ancora indecisa l'assessore alle Politiche Sociali Francesca Danese, mentre quella al Commercio Marta Leonori dice: "Mi dimetterò solo dopo l'Assemblea capitolina". Per convocarla ci sono al massimo 20 giorni di tempo.
Marino: "Sto riflettendo. Niente da chiedere, né da negoziare''
Intanto Marino ha deciso di non mutare di una virgola la sua agenda, come nulla fosse. Alle 18 si è presentato con Caudo al Maxxi: "Ci vediamo in via Guido Reni, dove presenteremo insieme all'assessore Caudo due anni di trasformazione urbana, due anni di rivoluzione urbanistica straordinari per la città di Roma" aveva detto. E così è stato. Ressa di fotografi, giornalisti e cameramen ma Marino è filato via senza dichiarazioni sul suo ripensamento: "Sono felice di essere qui questa sera dove viene presentato un lavoro che negli ultimi due anni ha cambiato la città. Me ne vado così si sposteranno anche i giornalisti. Felice di stare qui dove viene presentato il lavoro che ha cambiato Roma". Più tardi è tornato per la giunta che ha preso il via poco dopo le 20 senza Causi, Esposito e Di Liegro in un Campidoglio blindato dalle forze dell'ordine e presidiato da una decina di militanti di estrema destra di CasaPound che scandiscono i cori: "Marino resta con noi, fai a brandelli il Pd". La giunta doveva tornare a riunirsi per parlare anche della pedonalizzazione completa di via dei Fori Imperiali. Ora chiaramente è cambiato l'ordine del giorno.
Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, al Maxxi
In mattinata, il sindaco dimissionario, prima di salire nel suo ufficio, aveva rilasciato alcune dichiarazioni. Riferendosi alle affermazioni del presidente dell'Anac Raffaele Cantone su Milano tornata ad essere capitale morale, mentre Roma sta dimostrando di non avere quegli anticorpi di cui ha bisogno e che tutti auspichiamo possa avere", Marino ha risposto: "A Roma gli anticorpi esistono, questa piazza domenica scorsa ne ha visti migliaia e nella città ce ne sono milioni ma vanno valorizzati da noi delle istituzioni perché, anche all'interno di un organismo vivente, se gli anticorpi vengono annichiliti non potranno svolgere bene la propria funzione".
Marino risponde a Cantone: "A Roma anticorpi ci sono, ma vanno valorizzati"
Le ultime ore, prima del dietrofront odierno del sindaco, sono state vissute sul filo dell'incertezza. La giornata di ieri si è conclusa con la frase del sindaco "sto ancora riflettendo" al termine di un incontro fiume a casa di Marco Causi tra lo stesso Marino e il presidente del partito: prove tecniche di dialogo tra Campidoglio e Pd, negato invece da Matteo Renzi, che da Cuba dice "La linea del partito è quella di Orfini". Il "no" a un incontro tra il premier e il sindaco aveva lasciato ipotizzare nelle ore scorse un possibile blitz in aeroporto del secondo al rientro del primo dal suo viaggio in Sud America. Ma Marino ha poi precisato: "Ho cose più serie da fare che andare negli aeroporti, in questi giorni".
Marino: ''Renzi? Ho cose più serie che andare in aeroporto''
Intanto dopo la diffusione della notizia, poi smentita categoricamente dai pm, che per il sindaco sarebbe stata chiesta l'archiviazione nell'inchiesta sulla onlus Imagine, il senatore Andrea Augello, ex braccio destro di Alemanno, dice: "Dopo che la Procura della Repubblica di Roma ha negato con forza la tesi sostenuta dall'avvocato di Ignazio Marino, secondo il quale nell'inchiesta sulla Onlus Imagine sarebbe stata richiesta l'archiviazione per il suo assistito, è ormai evidente che Ignazio Marino è uno dei quattro indagati per concorso in truffa, di cui ha riferito il ministero di Grazie a Giustizia rispondendo ad una mia interrogazione".
Giorni difficili insomma per Roma. Anche oltre il Campidoglio la prossima sarà una settimana delicata. Il 5 novembre, infatti, inizia il processo di Mafia Capitale. "Se sarò presente al processo di Mafia Capitale? Non ho nessuna anticipazione da fare", aveva commentat il sindaco. A dicembre poi, l'8, inizierà il Giubileo voluto da Papa Francesco e gli occhi del mondo saranno ancora puntati sulla Capitale.
Nessun commento:
Posta un commento