giovedì 29 ottobre 2015

In un paese serio la sfiducia avviene nel Consiglio Comunale.

Marino ritira le dimissioni: “Non tratto con nessuno” 

giovedì, 29 ottobre 2015 
Rome's mayor Ignazio Marino attends a press conference at the Foreign Press Club (Stampa Estera) in Rome on April 17, 2015. The press conference presented the new permanent artistic illumination of the Fori Imperiali in Rome created by Francesca and Vittorio Storaro that will be unveiled on April 21. AFP PHOTO / GABRIEL BOUYS (Photo credit should read GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)
(GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)
Già questa mattina tirava aria di tempesta. Fermato dai giornalisti  il Primo Cittadino dimissionario aveva spiegato che «non aveva nulla da chiedere nè trattare» riguardo alla permanenza in Campidoglio. Una frase sibillina che, con il senno di poi, si è rivelata chiarissima. Ignazio Marino ha infatti firmato la lettera con la quale ritira le dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre. Così in una nota il Campidoglio. Le dimissioni, senza questo nuovo atto, sarebbero diventate effettive il prossimo 2 novembre. Appena poche ore prima dell’annuncio il commissario del Pd Roma Matteo Orfini aveva convocato i consiglieri comunali dem al Nazareno. “Se Marino dovesse ripensarci e decidere di restare alla guida del Campidoglio – la linea – i consiglieri del Pd si dimetterebbero subito dal loro incarico”. E così è stato: dopo il vertice con il commissario per Roma Matteo Orfini, i consiglieri del PD in Campidoglio h lasceranno l’incarico. La  mossa potrebbe tuttavia  non bastare per far cadere Marino. Servono infatti  le dimissioni contestuali di almeno 25 consiglieri comunali su 48. Nelle fila del PD ce ne sono 19.  Oltre a loro ci sarebbero  Daniele Parrucci di Centro Democratico e almeno due esponenti della Lista Civica di Ignazio Marino: Svetlana Celli,  eletta in Consiglio metropolitano proprio nella lista dei democratici, e l’’ex capogruppo Luca Giansanti. Ma per raggiungere quota 25 serviranno i voti dell’opposizione.  Per arrivare alla soglia di 25 necessaria per l’automatico scioglimento del Comune, Sindaco compreso, ci sarebbe l’appoggio di almeno tre esponenti dell’opposizione. Ma l’ipotesi di una sfiducia bipartisan non appare politicamente agevole:  alcuni consiglieri dem si sono detti indisponibili a votare con la destra. Per sfiduciare il suo sindaco il PD potrebbe chiedere  il sostegno dei due consiglieri della Lista Marchini o al Movimento 5 Stelle. Intanto tre esponenti di spicco della giunta capitolina – il vicesindaco Causi e gli assessori Esposito e Sabella –  hanno annunciato le proprie dimissioni. Stefano Esposito le avrebbe  già “protocollate”. Alfonso Sabella fa sapere che da lunedì tornerà a fare il magistrato. Marco Rossi Doria – Istruzione – Luigina Di Liegro  – Turismo – Maurizio Pucci – Lavori pubblici – e Giovanna Marinelli – Cultura –  hanno fatto sapere che rassegneranno le dimissioni dopo la fine della riunione di giunta. Lasciando  il Campidoglio il Sindaco ha dichiarato: «Sono pronto a confrontarmi con la maggioranza. Illustrerò quanto fatto, le cose positive, la visione per il futuro ma quello è il luogo della democrazia. Questa sera parlerò con la presidente Baglio e illustrerò, oltre a consegnarle la lettera, la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell’aula Giulio Cesare».
ADB

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