di Selvaggia Lucarelli
Se avevo dubbi sul fatto che il pensionato di Vaprio d’Adda non fosse il prototipo del vecchietto spaurito e traumatizzato dagli eventi, ho avuto tutte le conferme del caso domenica pomeriggio. Giubbotto di pelle marrone e aria spavalda da giustiziere âgé, il signore che appena una settimana fa ha ammazzato un ragazzo di 22 anni, ha già un’agenda di ospitate tv che neanche Mara Venier. Alle due del pomeriggio infatti, l’uomo che non riesce più a dormire, il vecchietto devastato dal dolore, dà inizio alle sue esternazioni su Canale 5 con la premessa: “Io non avevo voglia di parlare in tv”, riuscendo a essere contemporaneamente pure su Rai Uno in un’intervista registrata per L’arena di Giletti.
Roba che se ne avesse avuto voglia, probabilmente sarebbe stato anche a bordo campo per Quelli che il calcio. In studio dalla D’Urso ci sono Piero Sansonetti e Matteo Salvini. Appena apre bocca il signore manifesta subito la sua propensione suicida a farti venir voglia di stare dalla parte degli indifendibili, che siano i ladri o Barbara D’Urso.
La povera conduttrice non fa in tempo a presentarlo che viene zittita: “Allora, non parli sempre lei che ha questo difetto!”. La D’Urso per un attimo pensa di tirar fuori la pistola come Buonanno ma abbozza. Nel frattempo ci sono dei problemi tecnici, per cui l’uomo comincia a strepitare: “Se il collegamento funziona bene, altrimenti me ne vado a casa a mangiare che non ho molta voglia di chiacchierare”. Purtroppo il collegamento viene prontamente ripristinato e il povero uomo che non aveva voglia di parlare, parla ininterrottamente per cinquanta minuti, con tanto di bandiera italiana che sventola sul cancello della sua villetta, manco avesse ucciso un tedesco sul Monte Grappa, anziché un albanese nel giardino di casa.
Quando vede Salvini si illumina: “Oh, uno buono, poi che c’entra, Salvini può piacere o non piacere perché non ha la camicia, non ha le mutande, ma in mezzo a questo branco di idioti di politici… ecco quelli sani!”. Ora, a parte che se Salvini gira di notte senza mutande voglio il porto d’armi anche io, mi pare di capire che secondo il signore i leghisti sarebbero la parte sana del Paese. Vedrò di mandargli il dvd “The best of Joe Formaggio”. Poi, con toni sempre più concitati, aggiunge che secondo un “referendo” il 90% degli italiani è con lui e qui comincia ad autopromuoversi portavoce di tutti gli aspiranti pistoleri d’Italia, preda di un’esaltazione che a guardarlo, uno si domanda se sul comodino avesse solo una pistola o anche l’arsenale di Hamas in un doppiofondo dell’abat-jour. Seguono dichiarazioni elegantissime quali: “Quelli che dicono che dovevo alzare il dito e sparare in aria, il dito sai dove devono metterselo?” (promosso subito a commentatore medio della bacheca di Salvini) e “Negli anni 70-80 il nostro era un Paese così tranquillo!”, al che il buon Sansonetti gli fa timidamente notare che in quegli anni c’era qualche strage di troppo. Apriti cielo. Il pacifico pensionato spara – metaforicamente parlando – una raffica di “Non dica cazzate!”, “Lei dice solo un mucchio di cazzate!”, “Lei non merita rispetto!”, “Porca puttana eva!”, “Stia zitto!”, “Non rompa le balle”, che se quella notte dalla finestra avesse detto anche la metà delle parolacce rivolte a Sansonetti al ladro, anziché sparargli, quello avrebbe cominciato a correre e si sarebbe fermato al confine con la Svizzera.
E poi: “Io sarò assolto e lei non ha capito una mazza!”, “Che cazzo ne sa se io l’ho colpito al cuore!” e poi “Ma quale eccesso di legittima difesa, la difesa è legittima sempre!”, che magari verrebbe da chiedergli come mai, se era tanto convinto che la difesa fosse legittima sempre, abbia raccontato che il ladro era in casa e non in giardino. Fondamentale poi l’intervento di Salvini: “La verità è che se uno insegnasse ai figli a lavorare anziché a rubare non succederebbe nulla”. Parlava di Bossi e figli, naturalmente. Fatto sta che lo slogan “Ospitali a casa tua” è stato sostituito col più attuale “Se entri in casa mia (ti sparo)” e il mite vecchietto ha concluso il collegamento lasciandoci una certezza: uno con questa gestione della rabbia non avrebbe dovuto avere non dico una pistola, ma neanche uno zampirone per far fuori le zanzare. E non è che uno rimpianga i pensionati alla Fantozzi col San Bernardo che apre la porta ai ladri, ma io che dei ladri ho il terrore, ho molta paura anche di un pensionato collerico come questo, specie se ha una pistola sul comodino. È legittima paura, credo. Ed è quella – la paura – a essere sempre legittima, non la difesa. Spiegatelo al Grinta dell’Adda.