sabato 2 maggio 2015

Riceviamo e pubblichiamo.

Expo 2015: finalmente abbiamo capito cos’è

01/05/2015 - di 

Quello che abbiamo capito dell'Esposizione Universale dopo la prima giornata passata a Expo

Expo 2015: finalmente abbiamo capito cos'è
Expo 2015: è iniziata la grande avventura di Milano e dell’Italia. E noi, dopo anni che di Expo ne abbiamo sentito solamente parlare, abbiamo iniziato a capire di cosa si tratta veramente. Abbiamo trascorso tutta la giornata all’Expo, passando per i controlli di sicurezza, gli accrediti, il primo sguardo al Padiglione Zero e al Decumano, la cerimonia di inaugurazione, l’Albero della Vita che fiorisce (letteralmente) e libera nell’aria bolle di sapone. E adesso possiamo rispondere (forse non del tutto, un po’) alla domanda: Che cos’è Expo 2015?
inaugurazione expo 2015
L’Albero della Vita, accanto a Padiglione Italia

EXPO 2015: IL CIBO -

Prima cosa: il tema di Expo è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, ma se pensate di andare a Expo per mangiare, magari anche gratis, siete fuori strada. Nei padiglioni di Expo non troverete necessariamente assaggi di cibo locale, non vi offriranno ravioli al vapore non appena varcate la soglia del padiglione cinese o fette di camembert se fate un salto in quello francese. A Expo non si mangia – non più che negli altri grandi eventi – ma si impara a conoscere da dove viene il cibo che mangiamo tutti i giorni, come viene coltivato, prodotto, consumato. E si scopre come coltivano, producono, consumano il cibo gli abitanti degli altri paesi del mondo, le innovazioni che hanno introdotto e quelle che vorrebbero introdurre nei loro processi produttivi. Cose che noi, in Italia, tendiamo a dare per scontate un po’ come certi bambini che non hanno mai visto una gallina e, improvvisamente, si rendono conto da dove viene l’uovo. Detto questo, Expo è anche un’esperienza culinaria veramente globale. Ogni padiglione ha il suo ristorante o bar. Noi, ad esempio, oggi abbiamo mangiato patatine fritte olandesi.

EXPO 2015: UN PARCO TEMATICO? -

Girando per il Decumano e per il Cardo (i due viali lungo cui si affaccia la gran parte dei padiglioni) si può avere l’impressione di essere in un vero e proprio parco dei divertimenti. Quell’impressione, sotto sotto, non è sbagliata: a conti fatti Expo è un grande parco tematico dove il tema è l’alimentazione. I vari padiglioni sono colorati, eccentrici, futuristici. Passeggiando per il Decumano si possono incrociare musicisti ungheresi che suonano Don’t Worry Be Happy con i tromboni, o vedere danze tipiche polinesiane mentre due passi più in là si sentono i rumori della Foresta Amazzonica o è in corso una conferenza sulle tecniche di irrigazione dei campi. Il clima è festoso e rilassato, ma se osservare significa anche apprendere, allora a Expo c’è molto da imparare. Molti padiglioni offrono percorsi interattivi: ad esempio annusare o toccare qualcosa per capire di cosa si tratta, ma anche installazioni e opere d’arte.


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EXPO 2015: I LAVORI SONO TERMINATI? -

Per quello che abbiamo potuto vedere oggi ci sentiamo di dire che sì, un buon 80% dei padiglioni sono terminati e visitabili. Alcuni oggi erano chiusi (Polonia, Tanzania, parte di quello dell’Egitto ancora in costruzione). In altri si lavora a pieno ritmo per finirli il prima possibile. Padiglione Italia è visitabile, anche se oggi c’era un po’ troppo affollamento e dopo un po’ abbiamo desistito. Non sono mancati un po’ di borbottii quando qualcuno è riuscito a “imbucarsi” facendo il nome di qualche personaggio pubblico che in quel momento si trovava dentro la struttura. Qualcuno ha protestato, e forse anche a ragione. Ma pensiamo che ci sarà tempo per vedere tutto, senza i cerimoniali del giorno dell’inaugurazione e possibilmente anche senza la pioggia. Nelle retrovie del Decumano ci sono ancora un po’ di cantieri e di spazi in allestimento, ma non ci sono gru né ruspe. Passeggiare per Expo è piuttosto piacevole.

EXPO 2015: LE OLIMPIADI DELLA SOCIETÀ -

Expo 2015 è la festa del mondo. Una festa dove tutti i paesi, dalle grandi democrazie a quelli che invece si trovano in una situazione politica più difficile si trovano a Milano per mostrare il bello della loro cultura, una cultura che si esprime attraverso l’arte, il design e, ovvio, anche il cibo. Non è una gara: non si gioca a chi ha il padiglione più bello. Lo scopo del gioco, per quello che abbiamo capito dalla visita di oggi, è “esserci”. Per visitare Expo servono tre cose: pazienza, curiosità e un paio di scarpe comode. Si cammina tantissimo.

EXPO 2015: CHI CI LAVORA -

Appena pochi giorni fa su Expo era scoppiato l’ennesimo scandalo: quello dei giovani che avrebbero rifiutato di lavorare per Expo o, dall’altra parte, dei “volontari” sfruttati che lavorano gratis. Se sulla prima questione abbiamo avuto molte testimonianze dei diretti interessati che raccontavano la loro versione della storia, oggi abbiamo incontrato moltissimi volontari – ragazzi, ma anche adulti e pensionati – che ci hanno spiegato che loro Expo la vogliono vivere come un’esperienza e mettersi al servizio degli altri, gratuitamente. Abbiamo chiacchierato con Giulia, che ha 21 anni e che viene da uno dai tanti paesi della Brianza, appena pochi chilometri a nord di Milano e di Expo. Giulia, che studia lingue a Bergamo, ci ha raccontato che ha deciso di lavorare a Expo come volontaria per poter conciliare questa esperienza con i suoi studi. E fatica a comprendere e accettare tutte le polemiche che sono state fatte su Expo. «Abbiamo massacrato questo evento ancora prima di cominciare. Io sono volontaria, non mi sento sfruttata. Sono qui perché volevo farlo, come altre persone si dedicano ad altre forme di volontariato. Questo evento è criticabile sotto molti punti di vista: i ritardi nei lavori, lo scandalo degli appalti. Ma adesso è qui, a Milano, sta iniziando, godiamocelo. Mi dispiace solo – conclude Giulia, quando parliamo degli scontri al corteo degli antagonisti – Che quando sono uscita alla fine del mio turno mi hanno detto che sarebbe stato meglio che mi togliessi la divisa, perché avrei potuto essere “presa di mira”». Giulia però la divisa di Expo ce l’aveva ancora addosso.
Scritto da Valentina Spotti e Maghdi Abo Abia

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