Approviamo l’Italicum. Non c’è alcun rischio di deriva autoritaria
Oggi inizia la discussione sull’Italicum, la legge elettorale fortemente voluta dal Governo di Matteo Renzi. Una legge elettorale che ha generato molte polemiche, sia all’interno sia all’esterno del Partito Democratico, e – oggi – rischia di essere approvata da una maggioranza piuttosto risicata in Parlamento.
Non è un novità: anche il Porcellum fu approvato da una parte del Parlamento, con tutto il centrosinistra contrario alla legge “ideata” da Calderoli. Eravamo alla vigilia delle elezioni 2006, e da allora, nonostante i proclami, nonostante due anni di governo del centrosinitra con Romano Prodi, non si è riusciti a cambiare la legge “porcata” fino all’intervento della Corte Costituzionale. Ancora una volta la politica aveva visto certificata la propria incapacità di decidere. Incapacità di decidere che è stata alla base della nascita di alcuni fenomeni populisti come il Movimento 5 Stelle.
Ma torniamo alla battaglia sull’Italicum. E mettiamo in chiaro alcuni punti.
1) L’Italicum non è la miglior legge elettorale che ci si sarebbe potuti aspettare da Matteo Renzi. Il difetto peggiore, dal mio punto di vista, sono le preferenze. Le preferenze sono state riconosciute in passato come un vero e proprio “cancro” della democrazia. E la battaglia referendaria del 1992 partiva proprio con un referendum contro la preferenza multipla. Hanno il problema di dar vita ad una gara tutta interna al partito, piuttosto che ad una serio confronto tra candidati di schieramenti opposti, come assicurano invece i collegi uninominali. Quando il premier afferma che i capilista sarebbero come i collegi uninominali un po’ ci prende in giro, un po’ sottovaluta la nostra intelligenza. In poche parole: avremmo preferito il ritorno al Mattarellum. Ma, con l’eccezione di Roberto Giachetti, in pochi lo hanno perseguito veramente.
2) La posizione di Forza Italia sull’Italicum è talmente ridicola che preferiremmo non commentarla. I senatori di Forza Italia hanno votato questa versione dell’Italicum al Senato, anzi sono stati determinanti per il passaggio della legge. Ora ne parlano come di un attentato alla democrazia. Il motivo? L’elezioni di Mattarella alla presidenza della Repubblica. Difficile da commentare seriamente.
3) I cambiamenti dell’Italicum dal primo voto alla Camera sono stati innumerevoli. Più o meno in linea con le richieste della minoranza dem. È stata abbassata la soglia per l’ingresso in Parlamento, così come è stata portata al 40% la soglia per per far scattare il premio di maggioranza. E’ stata introdotta la parità di genere. Alcuni di questi punti erano stati indicati come fondamentali da alcuni esponenti della minoranza Dem, come D’Attorre.
4) Si fa fatica a capire il senso della battaglia delle minoranza Bersaniana. Da una parte si parla di “deriva autoritaria”, dall’altra – come faceva l’emendamento D’Attore - non si chiede l’eliminazione completa dei capilista bloccati, ma “solo” la sua riduzione. Insomma, la battaglia contro la democrazia servirebbe a spostare il numero di eletti con le preferenze dal 45% circa al 70%? Tutto qui? È questo il problema? L’altra cosa che chiede a gran voce una delle tante minoranza Dem sarebbe la possibilità di apparentamento al secondo turno, o il ritorno al premio per le coalizioni. La battaglia per la democrazia è questo? Siamo sicuri? Veramente far tornare il potere di “ricatto” dei famosi cespugli è l’ambizione dei D’Attorre? Veramente si rimpiange il potere di ricatto dei Turigliatto? Preferiamo non crederci.
5) Una vera mediazione possibile potrebbe essere quella di chiedere a Renzi di votare, dopo l’approvazione della legge elettorale, una legge che istituisca le primarie per la selezione dei candidati nelle liste elettorali. O quantomeno l’assicurazione formale che, quantomeno nel PD, la selezione dei posti in lista avvenga in questo modo, almeno per i capilista. Una battaglia che da queste parti – per quanto possa contare – siamo pronti a sostenere fin da ora.
6) Inoltre si potrebbero modificare alcuni aspetti – semplici – della riforma costituzionale, alzando il quorum sia per la scelta del Presidente della Repubblica, sia per la scelta dei giudici costituzionali, impedendo di fatto che chi dovesse vincere le elezioni possa decidere in perfetta autonomia anche alcune cariche di garanzia.
Insomma, la cosa migliore da fare oggi è far approvare la legge elettorale, su cui la politica discute da un anno. Per dimostrare ai cittadini che assistono attoniti ad una battaglia che fanno fatica a comprendere fino in fondo, che la Politica non è solo chiacchiericcio, ma anche la capacità di prendere decisioni. Lasciando perdere insensate derive “autoritarie” di cui non si intravede nemmeno lontanamente il pericolo.
Nessun commento:
Posta un commento