giovedì 30 aprile 2015

Mè accettabile che un uomo politico che non ha fatto niente di niente in un anno di governo possa ancora pensare di essere credibile quando parla?

Italicum, Letta: «Non ho doppi fini. Ma è sbagliato vincere sulle macerie»

30/04/2015 - di 

Con una lettera inviata a "La Stampa", l'ex presidente del Consiglio ha spiegato perché ha deciso di non votare la fiducia sulla legge elettorale, così come altri 37 deputati della fronda dem

Italicum, Letta: «Non ho doppi fini. Ma è sbagliato vincere sulle macerie»
«Non ho doppi fini, non mi candido. Ma è sbagliato vincere sulle macerie». Con una lettera inviata al quotidiano “La Stampa“, l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta – tra i deputati della fronda dem che non ha votato la fiducia sull’Italicum - ha attaccato il premier Renzi e la «volontà di approvare le leggi contro tutti e in solitudine».

ITALICUM, LETTA: «STRUMENTALE RINTRACCIARE UNA VINCOLANTE CONTINUITÀ TRA LA LEGGE ELETTORALE E I LAVORI DELLA COMMISSIONE PER LE RIFORME» -

Letta ha bollati come “strumentale” il tentativo di rintracciare una «vincolante continuità» tra la legge elettorale renziana e i lavori della Commissione per le riforme guidata dal ministro Quagliariello del suo governo. Una questione già al centro di un botta e risposta avuto con tre costituzionalisti pro-Italicum (Barbera, Ceccanti, Clementi) dopo le critiche dello stesso Letta al provvedimento. Sul quotidiano piemontese, ha precisato:
«È vero: tra i vari suggerimenti lasciati agli atti dalla Commissione ci sono aspetti, anche rilevanti, oggi rintracciabili nel testo. Lo ritengo un elemento positivo, che tra l’altro testimonia la ricchezza di quella iniziativa, da taluni allora bistrattata. Tuttavia, ve ne sono numerosi altri che in nulla possono essere ricondotti all’Italicum [...] È naturale: la Commissione era un «luogo libero». Esperti e studiosi vi si confrontavano in piena autonomia, dissentendo o convergendo su singoli temi. Tra questo esercizio consultivo e quello legislativo la differenza è netta. [...] Quest’ultimo avrebbe potuto avvalersi o non avvalersi, nell’ambito della propria potestà, di quei suggerimenti. Perché esso non è un’assise di esperti che trattano questioni teoriche. È l’istituzione solenne nella quale soggetti titolati dai cittadini a rappresentarli assumono decisioni dirimenti per il Paese. La distinzione – a mio giudizio elementare – rende evidente quanto capzioso sia lo sforzo di rinvenire vincoli tra due piani non sovrapponibili».
Enrico Letta è tornato poi sulla “ferita” della richiesta del voto di fiducia, che ha spinto parte delle minoranze dem – compresi l’ex segretario Pier Luigi Bersani, il capogruppo dimissionario Roberto Speranza, Civati, Fassina, D’Attore, Cuperlo, Bindi e non solo – a “strappare” in Aula:
«Per «andare lontano» bisogna «andare insieme». Vale nella vita delle persone. Vale nella vita delle comunità democratiche. Ho quindi, naturalmente, deciso di far derivare da questa idea virtuosa di «insieme» il comportamento parlamentare sull’Italicum, che traduce la mia profonda contrarietà rispetto alla scelta del governo di porre la fiducia sulla principale legge che investe le istituzioni e le regole comuni. [...] Una legge così delicata come quella elettorale deve essere sottratta «al capriccio o all’abuso delle maggioranze occasionali». Lo si legge, peraltro, proprio nella Relazione finale della Commissione Quagliariello»
Letta ha ricordato come già nel caso del Porcellum la legge elettorale fu approvata dalla maggioranza contro tutte le opposizioni, «con le liste bloccate e una degenerazione della rappresentanza che paghiamo a caro prezzo». E, come già annunciato a “Che tempo che fa”, l’ex premier ha confermato le sue prossime dimissioni da parlamentare: «Quello sull’Italicum per me sarà tra gli ultimi atti da parlamentare, forse uno dei più sofferti». Ha aggiunto:
«Oggi l’apposizione della fiducia sulle regole comuni della democrazia è una forzatura ulteriore. Anche il parallelismo con la controversa vicenda della legge elettorale del ’53 non porta argomenti a favore dei sostenitori della decisione di approvare in questo modo l’Italicum. Anzitutto, allora si riconosceva il premio di maggioranza a chi avesse raggiunto il 50% dei consensi. In secondo luogo, anche in quella circostanza – come col Porcellum e com’è normale accada quando le regole del gioco sono adottate da una esigua maggioranza – la legge fu abrogata dopo poco tempo. Si tratta, dunque, di un esempio che conferma la mia idea: la volontà del capo del governo e del Pd di far approvare la legge elettorale in solitudine, contro tutte le opposizioni esterne e contro una parte del proprio partito, è un errore»

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