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ROMA - Il primo scoglio, quello delle pregiudiziali di costituzionalità, è stato superato senza troppi affanni. Ma ora per Matteo Renzi, che sull'Italicum si gioca una partita decisiva, arriva il momento più difficile: passare indenne la bufera politica che si è scatenata dopo la decisione di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale. Una scelta che ha provocato reazioni durissime da parte delle opposizioni e un terremoto all'interno del Partito democratico.

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Tre voti. Intanto la capigruppo della Camera ha deciso: saranno tre i voti di fiducia sulla legge elettorale. Il primo voto si terrà domani alle 15.25, mentre gli altri due si terranno nella giornata di giovedì.  I voti di fiducia saranno sugli articoli 1, 2 e 4 dell'Italicum (l'articolo 3 non si vota perchè è in copia conforme al testo del Senato. Non è stato ancora decisa la data del voto finale sul testo che presumibilmente slitterà a maggio.

Come annunciato stamani dalla presidente Laura Boldrini, la votazione finale sarà segreta. In base al regolamento di Montecitorio, essa non può essere 'blindata' con la fiducia. Che la votazione finale si tenga la prossima settimana è stato definito 'realistico' da ambienti della presidenza della Camera.

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Il premier rivendica la scelta. "Dopo anni di rinvii noi ci prendiamo le nostre responsabilità in Parlamento e davanti al Paese, senza paura #LeggeElettorale #lavoltabuona", ha scritto su Twitter il premier Matteo Renzi. Poi, sempre su Twitter, ha aggiunto: "La Camera ha il diritto di mandarmi a casa se vuole: la fiducia serve a questo. Finchè sto qui, provo a cambiare l'Italia". Il voto finale dovrebbe arrivare la settimana prossima, sarà la conferenza dei capogruppo a decidere la tempistica.

Intervistato dal Tg1, Renzi in serata ha ribadito la sua posizione: "Non c'è cosa più democratica di mettere la fiducia: se passa, il governo va avanti altrimenti va a casa. Cosa c'è di più democratico di chi rischia per le proprie idee. E' tempo del coraggio non di rimanere attaccati alla poltrona".

Ad accendere la miccia il Cdm dell'ora di pranzo: mentre il Ministro per le Riforme Maria Elena Boschi annunciava a Montecitorio la decisione della fiducia, l'aula esplodeva: un boato di protesta da parte delle opposizioni che ha di fatto impedito al ministro di concludere l'intervento. Da quel momento in poi per la presidente Laura Boldrini sarebbe diventato sempre più difficile gestire la discussione. Nell'emiciclo sono volati anche insulti nei suoi confronti con un deputato che l'ha apostrofata come "collusa" (video).

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Prima ancora protagonisti della bagarre erano stati i deputati di Sel che avevano lanciato crisantemi gialli in aula: "E' il funerale della democrazia", ha detto in il capogruppo Arturo Scotto. Poi le dure accuse di Renato Brunetta, capogruppo azzurro, che ha parlato di "fascismo renziano". Clima infuocato anche durante le dichiarazioni: contestato il deputato Pd Ettore Rosato dai deputati M5S al grido: "Vergogna, vergogna!", "Elezioni, elezioni!". Ha parlato di "atto di squadrismo istituzionale" il leader di Sel Nichi Vendola.

Particolarmente critici i deputati M5S, la cui posizione è stata successivamente sintetizzata dal leader Beppe Grillo su Twitter che chiama in causa anche il Capo dello Stato: "Scempio #fiducia Italicum: nessun segnale da Mattarella. Dopo moniti di Napolitano, l'estrema unzione silenziosa del Quirinale. Eia eia alalà".

Dissidenti dem sul piede di guerra. La minoranza dem è in subbuglio. Questa sera si dovrebbe riunire la componente dem Area riformista per cercare una linea univoca: l'orientamento sembra essere sì alla fiducia, ma 'libertà di coscienza' sul voto finale. Pierluigi Bersani ha affidato a Facebook il suo annuncio di non voto: "La penso come Roberto Speranza. Sulla democrazia un governo non mette la fiducia. Si sta creando così un precedente davvero serio, di cui andrebbe valutata la portata. Questa fiducia io non la voterò". Anche Gianni Cuperlo parla di "strappo ingiustificabile". Non voteranno la fiducia l'ex capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza (che ha parlato di "gravissimo errore") e il dissidente Alfredo D'Attorre. Stessa decisione presa da Stefano Fassina: "E' inaccettabile. Mina alle fondamenta la democrazia. Tradisce i valori costitutivi del Pd. Non si può votare" scrive su twitter il deputato dem. In mattinata lo stesso Fassina era tornato sulla lettera ai militanti Pd del premier-segretario bollando il documento come "l'ennesimo tentativo di delegittimare chi dentro al Pd ha posizioni diverse e il tentativo di compiere un'altra forzatura sul Parlamento". Al coro dei no si è aggiunto anche l'ex premier Enrico Letta:  "Non voterò la fiducia sulla legge elettorale"ha detto al telefono mentre era a Firenze per visitare in ospedale il poliziotto ferito il giorno del giuramento del suo governo, esattamente due anni fa.

Ha provato a spiegare la scelta del governo il ministro della Giustizia Andrea Orlando: "Credo che sarebbero dovuti arrivare dei segnali di compattezza che non sono arrivati. Mi auguro che si possa superare questo momento di lacerazione".

Napolitano: "Italicum storia ingarbugliata". Intervenendo a margine di un convegno a Palazzo Giustiniani,  il Presidente emerito Giorgio Napolitano ha dichiarato che la "storia" dell'Italicum è "una cosa talmente ingarbugliata". Abbiamo perfino avuto un caso senza precedenti - ha spiegato - di una forza politica che ha votato questa legge elettorale in un ramo del Parlamento e che nell'altro ramo solleva una questione di costituzionalità". Napolitano ha concluso: "Non entro in questo terribile garbuglio, una valutazione attiene solo al governo e alle forze politiche che si confrontano".

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Le pregiudiziali bocciate con largo margine. La giornata era iniziata bene per il governo. All'ora di pranzo Montecitorio ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità (otto in tutto) presentate ieri dalle opposizioni. Respinte anche le pregiudiziali di merito e la richiesta di sospensiva presentata da Forza Italia.

I numeri hanno evidenziato un largo margine di sicurezza per il governo: le pregiudiziali di costituzionalità sono state bocciate con 384 voti contrari, 209 favorevoli e un astenuto, l'ex capogruppo di Ap Nunzia De Girolamo. Praticamente lo stesso risultato per le pregiudiziali di merito (385 contrari). Sono dunque 175 i voti di scarto per la maggioranza, alla quale sono mancati 12 voti rispetto ai 396 ipotizzati. In realtà però, considerando le assenze (37 in tutto, di cui 8 del Pd, 2 di Ap, 2 di Sc, e 3 del Misto), i voti della maggioranza sarebbero dovuti essere 381, il che vuol dire che sul voto segreto sulle pregiudiziali di merito sarebbe arrivato un 'soccorso' da parte di 4 deputati.

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L'eventuale approvazione delle pregiudiziali avrebbe determinato l'affossamento dell'Italicum e anche per questo motivo, viste le tensioni con la minoranza dem, il passaggio era temuto dall'esecutivo. "Facciamo un passo alla volta", è stato il commento a caldo del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi fermata dai giornalisti in Transatlantico dopo il voto.

"Noi ci siamo impegnati a fare le riforme e se non riusciamo a farle è giusto anche che andiamo dal presidente della Repubblica a dire qual è la situazione", aveva avvisato questa mattina il vicesegretario dem Debora Serracchiani su Radio 24. "Stiamo tentando in tutti i modi di evitare la fiducia, dopodiché è chiaro il governo farà le sue valutazioni anche alla luce dell'esito della giornata di oggi dove ci saranno dei passaggi fondamentali. Poi aveva aggiunto: "E' chiaro che non solo è in ballo la dignità del Pd ma anche la tenuta del governo".

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Il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha parlato della fiducia e del dibattito sulla legge elettorale: "Continuo a pensare che non si sarebbe dovuto arrivare fino a qui, il confronto poteva essere più costruttivo. La fiducia è certamente un passaggio delicato e non può essere banalizzato, ma confido che venga sostenuta in modo unitario".