Sergio Mattarella e quelli che “nel patto del Nazareno c’è il Quirinale”
Da Silvio Berlusconi a Giuseppe Civati, il blitz di Matteo Renzi ha spiazzato i molti che da mesi sostenevano che l'accordo per le riforme comprendesse anche l'inquilino del Colle
Sergio Mattarella con la quarta votazione è diventato il Presidente della Repubblica Italiana: ha avuto buon esito l’operazione di Matteo Renzi che giovedì, alla vigilia della prima votazione, ha annunciato il nome del giudice della Corte Costituzionale, ricompattando il Partito Democratico e sganciando un bombardamento napalm sul centrodestra. Per tutti gli analisti e la stampa, comunque la si pensi, quella di questi giorni è una vittoria strategica di primissimo piano che va agli attivi del Presidente del Consiglio.
LEGGI ANCHE: Quirinale, i numeri di Sergio Mattarella
SERGIO MATTARELLA E IL PATTO DEL NAZARENO - Una scelta che va nella direzione auspicata innanzitutto dalle minoranze interne al Partito Democratico, da Giuseppe Civati e da Nichi Vendola che avevano chiesto a gran voce un candidato che non fosse “espressione del Patto del Nazareno”. L’accordo per le riforme istituzionali stretto con Silvio Berlusconi comprende, ufficialmente, un’asse su modifica della Costituzione, abolizione del Bicameralismo paritario e legge elettorale, l’Italicum; ma nei mesi scorsi erano stati in moltissimi a sostenere che il cosiddetto Accordo del Nazareno dovesse comprendere / comprendesse / avrebbe compreso (scegliete il verbo che più vi sembra adeguato) anche l’elezione per il Capo dello Stato. A dire la verità, il primo a porsi in questo modo era stato uno dei contraenti del patto, Silvio Berlusconi in persona. Lo scorso 13 dicembre, intervenuto telefonicamente ad una manifestazione di sostenitori ad Imola, Berlusconi aveva sostenuto che il patto per le riforme implicasse “necessariamente” un accordo anche sul nome dell’inquilino del Colle.
Forza Italia non poteva dire no al patto del Nazareno, anche perché prevede “come conseguenza logica che non potrà essere eletto un Capo dello Stato che a noi non sembri adeguato all’alta carica che dovrà ricoprire”.
Giovanni Toti aveva, puntualizzando, sostanzialmente rincarato poco dopo.
SERGIO MATTARELLA, LE SMENTITE - Dal Partito Democratico erano subito arrivate le smentite da parte della vicesegretaria Debora Serracchiani e del vicesegretario Lorenzo Guerini: “Non è vero, non c’è nessun accordo nel patto del Nazareno che riguarda l’elezione del presidente della Repubblica”. Lo stesso presidente del consiglio, Matteo Renzi, aveva fatto sapere che il patto del Nazareno aveva ad oggetto tutt’altro che l’inquilino del Quirinale: “Per il Presidente della Repubblica “serve una maggioranza, la più ampia possibile, coinvolgendo tutti anche Fi, M5S e Sel. Ma nessuno ha diritto di veto, neppure il Pd. Serve una persona saggia e di equilibrio” dice Renzi. Il premier rende noto che “il patto del Nazareno non comprende il Quirinale”, aveva detto Renzi a “Che tempo che fa”. Da lì, comunque, fra dicembre e gennaio erano partiti un nugolo di retroscena, opinioni, prese di posizione che sostenevano che l’accordo fra Renzi e Berlusconi contenesse anche l’idea di portare al colle una figura che garantisse l’accordo sulle riforme.
LEGGI ANCHE: L’attacco di Beppe Grillo a Sergio Mattarella
SERGIO MATTARELLA, RETROSCENA E ANALISI - Si parlava di Giuliano Amato, fino a quando non emerse anche chi diceva che più che essere espressione dell’accordo fra Renzi e berlusconi, il Dottor Sottile fosse più che altro riferibile all’accordo, sottotraccia, fra Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema – anche questo, va detto, materia prevalentemente di ricostruzioni giornalistiche. Erano più che altro i deputati di Forza Italia a prendere posizione sul punto: “La Presidenza della Repubblica è un elemento portante del patto del Nazareno e consequenziale all’accordo sulle riforme”, diceva Francesco Paolo Sisto, fittiano di Forza Italia, forse più con una nota polemica nei confronti del leader del suo partito che di quel patto è contraente. Sui giornali intanto “il taglio” dilagava: “Quirinale, regge il patto del Nazareno”, titolavano i locali del gruppo l’Espresso. Una lunghissima lista pubblicata dal Foglio riassumeva quanti parlamentari sarebbero stati disposti di buon grado ad accettare “un presidente del Nazareno” e quanti invece sarebbero stati “da convincere” con le buone o le cattive.
SERGIO MATTARELLA, UN CANDIDATO “NN” - Retroscena fra il protomassonico e l’apocalittico sostenevano ancora pochi giorni fa che “una volta eletto e insediato il presidente Nazareno, il renzusconismo avrà “molte opzioni” per sviluppare il suo “progetto globale” di controllo della Terza Repubblica” – il Fatto Quotidiano, 22 gennaio; Massimo Cacciari, intervistato a La Zanzara, aveva detto che “Matteo Renzi e Silvio Berlusconi vogliono un nome che tuteli la linea politica che ha portato al patto del Nazareno e l’obiettivo sara’ raggiunto in tempi veloci; Berlusconi vuole uno che possa garantire la prosecuzione del patto con Renzi sino al 2018 perche’ se si vota prima prende meno del dieci per cento. Renzi vuole un Presidente amico, uno che sia coerente con la sua strategia. Farebbe un patto anche col demonio”. Di qui a pochi giorni dal voto per il Colle l’uscita della minoranza Pd e di Sinistra, Ecologia e Libertà che avevano fatto appello pubblico per un presidente “NN”,”Non-Nazareno”, candidando ancora Romano Prodi.
LEGGI ANCHE: Quando Sergio Mattarella urlò “Fascisti”
SERGIO MATTARELLA, LA RABBIA DEL CENTRODESTRA - All’indomani della mossa di Matteo Renzi che, dicono tutti gli analisti e molto di più le dichiarazioni pubbliche dei vari esponenti, ha avuto come effetto primo e principale il ricompattarsi del Partito Democratico intorno al nome di Sergio Mattarella, le retro-analisi non sono mancate. C’è chi sostiene che siano state proprio le prese di posizione di chi si opponeva ad un esito del genere a convincere Renzi che un presidente “nazareniano” avrebbe portato più danni che benefici, e dunque a convincerlo a ripiegare su altre linee; c’è chi sostiene che la votazione sostanzialmente unanime, salvo i Cinque Stelle, per Sergio Mattarella dimostri che il patto del Nazareno è più vivo che mai. Secondo le dichiarazioni riportate dai giornali, quel che emerge nelle tre giornate del colle è in realtà principalmente la rabbia senza quartiere delle forze di centrodestra, contraenti del Patto del Nazareno o addirittura membri della maggioranza di governo che annunciano battaglia, sostenendo che “da domani”, dopo l’elezione di Sergio Mattarella al Colle, “cambierà tutto”.
Nessun commento:
Posta un commento