Salta il patto del Nazareno, Forza Italia: "Non è più vincolante"
Berlusconi riunisce i fedelissimi in un ufficio di presidenza 'ristretto' a Palazzo Grazioli e respinge le dimissioni dei vertici del partito. Toti: "L'accordo è rotto". La reazione del Pd: "Meglio così". Fronda interna: Fitto chiede azzeramento del gruppo dirigente e invoca le primarie
ROMA - Era nell'aria già nei giorni scorsi ma oggi c'è stata l'ufficializzazione: Forza Italia rompe il patto del Nazareno e annuncia che il suo sostegno alle riforme non è più scontato. La decisione è maturata al termine di ufficio di presidenza "ristretto" convocato da Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli mentre alla Camera in una conferenza stampa Raffaele Fitto chiedeva l'azzeramento totale degli organi di partito alla luce della fallimentare linea del dialogo con il Pd sulle riforme.
L'ufficio di presidenza e la rottura del patto. Anche per ricompattare un partito sempre più diviso, Berlusconi ha deciso di mandare in soffitta l'asse del Nazareno come aveva preannunciato ieri: la scelta è arrivata in una riunione dell'ufficio di presidenza nel quale tutti i vertici del partito, a cominciare dai capigruppo e dai vicecapigruppo in Parlamento, hanno rimesso nelle mani del leader le dimissioni dai rispettivi incarichi, subito respinte dall'ex Cav che ha confermato loro la sua piena fiducia. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta aveva chiesto la possibilità di votare di nuovo a scrutinio segreto le cariche di capogruppo alla Camera e al Senato.
Al vertice del partito è finito sul banco degli imputati il patto sulle riforme con il Pd di Renzi: è stato il premier, riferiscono fonti azzurre, il primo a disattendere la parola data e a non rispettare l'accordo. In una nota diffusa al termine della riunione si sottolinea che Forza Italia "sarà libera di valutare quanto proposto di volta in volta, senza alcun vincolo politico derivante dagli accordi che hanno fin qui guidato, nello spirito e negli obiettivi, un percorso comune e condiviso che oggi è stato fatto venir meno dalla nostra controparte". Dunque gli azzurri denunciano "il metodo scelto dal Partito democratico per arrivare alla designazione del candidato presidente. La stima e il rispetto, umano e politico, per la persona designata - sottolinea la nota - non possono farci velo nel giudicare inaccettabili le modalità adottate nella trattativa tra le forze politiche dal partito di maggioranza relativa". Infine arriva il mandato ai gruppi parlamentari di valutare come attuare quanto deliberato dall'ufficio di presidenza.
Uscendo da Palazzo Grazioli è l'eurodeputato Giovanni Toti a spiegare l'entità della rottura: "Il patto del Nazareno, così come è stato interpretato fino a oggi, noi lo riteniamo rotto, scegliete voi come possiamo dire, congelato, finito - ha detto Toti -. Il governo ha detto con chiarezza che il cammino delle riforme proseguirà, noi non ci sentiamo legati come successo fino ad adesso a condividerne il percorso nel suo totale. Stando ai numeri che abbiamo espresso in Senato io non starei così sereno Forza Italia è stata più volte determinante".
Poi aggiunge: "I voti parlamentari non sono problemi nostri, noi siamo all'opposizione", spedificando però che sulle riforme Forza Italia "non farà il kamikaze" poiché "le riforme sono patrimonio del Paese". Anche Il Mattinale, la velina del gruppo azzuro alla Camera, sancisce il cambio di linea: "Voltiamo pagina. Il cosiddetto patto del Nazareno finisce qui. Prendiamo atto della rottura degli accordi e del tradimento della nostra buona fede da parte del presidente Renzi".
A stretto giro è arrivata la replica del vicesegreatrio del Pd Debora Serracchiani: "Se il patto del Nazareno è finito, meglio così. La strada delle riforme sarà più semplice. Arrivare al 2018 senza Brunetta e Berlusconi per noi è molto meglio".
La rottura del patto del Nazareno è accolta con soddisfazione da chi si è sempre opposto alle riforme del premier: "Considero apprezzabile la scelta di Forza Italia di svincolarsi dal patto del nazareno e togliere il sostegno generalizzato al percorso di riforme avviato da Renzi. Sono queste le condizioni dalle quali partire per rifondare il centrodestra, che non può e non deve più essere la stampella di un governo di sinistra" ha detto la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. La rottura del patto del Nazareno viene valutata con attenzione anche in casa Ncd e secondo indiscrezioni il partito di Angelino Alfano "non avrà un atteggiamento acritico né rinuncerà a dialogare con Forza Italia".
La sfida di Fitto a Berlusconi. A tenere banco è la nuova sfida lanciata da Fitto a Berlusconi per il rinnovamento della classe dirigente del partito e per un cambio di linea rispetto all'asse del Nazareno. "Noi restiamo in Forza Italia - assicura l'ex governatore della Puglia - ma apriamo con forza un confronto nel partito sulla linea politica e sul suo assetto". Fitto punta il dito contro gli errori delle ultime settimane e chiede di fare presto: "Non si può più derogare, ce lo chiedono milioni di elettori che ci abbandonano purtroppo ogni giorno come dimostrano i sondaggi".
L'ex ministro torna a rilanciare l'unico metodo che garantisce la partecipazione dei cittadini, le primarie, nel ricambio della classe dirigente: "Dobbiamo sostituire l'attuale gruppo dirigente - ha affermato - con un gruppo dirigente eletto dai nostri elettori, troviamo il modo". "I ruoli, compreso il mio, si devono assumere non perchè si viene nominati ma perchè si viene eletti", ha aggiunto Fitto, che chiede "una svolta". Inutile dunque il lungo colloquio tra Fitto e Berlusconi di ieri nel quale i due non hanno trovato una sintesi: "Ieri - dice l'europarlamentare di Fi - ho avuto un lungo e franco colloquio con Berlusconi. Le posizioni non sempre collimano. Berlusconi ha bisogno di dire fuori quello che pensa e noi abbiamo bisogno di chiarezza".
Poi arriva l'avvertimento: "Il logoramento di Berlusconi e di FI sta avvenendo ad opera di altri e quindi se non sarà possibile avviare questo confronto serio nel partito, all'interno, lo faremo partendo dai territori e inizieremo a girare il Paese".
La polemica di Michaela Biancofiore. Mentre Fitto parlava, Berlusconi era impegnato in un ufficio di presidenza "ristretto" a Palazzo Grazioli (non allargato, come succede solitamente, anche agli aventi diritto in conseguenza degli incarichi elettivi o di altro genere ricoperti), un vertice di cui Fitto "non riconosce la valenza politica, giuridica e staturaria". Critiche al vertice sono arrivate anche da una fedelissima dell'ex Cav, Michaela Biancofiore, furiosa per essere stata esclusa dalla riunione di partito. "Vorrei comprendere - afferma la deputata azzurra - chi ha partorito, in un momento di estrema delicatezza interna del partito nel quale milito dal 1994, la convocazione odierna e frettolosa del comitato di presidenza di Forza Italia ristretto, che taglia fuori cioè tutte le persone (ivi compresa la sottoscritta) da sempre leali al Presidente". Ma l'ex premier ha difeso la scelta: secondo quanto riferiscono i partecipanti alla riunione a palazzo Grazioli, Berlusconi ha spiegato di aver deciso di convocare un ufficio di presidenza 'ristretto' a solo chi ha diritto di voto per venire incontro alle osservazioni che ieri gli aveva fatto Raffaele Fitto sulla legittimità dell'organismo stesso. Fitto in effetti farebbe parte dei 30 membri effettivi ma ha riferito che non gli è giunta alcuna convocazione a partecipare alla riunione di questa mattina.
Che il momento sia difficile per Forza Italia lo si intuisce anche dalla decisione presa dall'ex premier di sconvocare la riunione dei gruppi parlamentari, prevista nel pomeriggio e rinviata a mercoledì prossimo. Una decisione giudicata in modo "positivo" da Fitto. Ma che testimonia la spaccatura in atto nel partito. Mentre si rincorrono le voci che vogliono alcuni parlamentari azzurri in rotta verso la Lega di Salvini.
L'ufficio di presidenza e la rottura del patto. Anche per ricompattare un partito sempre più diviso, Berlusconi ha deciso di mandare in soffitta l'asse del Nazareno come aveva preannunciato ieri: la scelta è arrivata in una riunione dell'ufficio di presidenza nel quale tutti i vertici del partito, a cominciare dai capigruppo e dai vicecapigruppo in Parlamento, hanno rimesso nelle mani del leader le dimissioni dai rispettivi incarichi, subito respinte dall'ex Cav che ha confermato loro la sua piena fiducia. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta aveva chiesto la possibilità di votare di nuovo a scrutinio segreto le cariche di capogruppo alla Camera e al Senato.
Al vertice del partito è finito sul banco degli imputati il patto sulle riforme con il Pd di Renzi: è stato il premier, riferiscono fonti azzurre, il primo a disattendere la parola data e a non rispettare l'accordo. In una nota diffusa al termine della riunione si sottolinea che Forza Italia "sarà libera di valutare quanto proposto di volta in volta, senza alcun vincolo politico derivante dagli accordi che hanno fin qui guidato, nello spirito e negli obiettivi, un percorso comune e condiviso che oggi è stato fatto venir meno dalla nostra controparte". Dunque gli azzurri denunciano "il metodo scelto dal Partito democratico per arrivare alla designazione del candidato presidente. La stima e il rispetto, umano e politico, per la persona designata - sottolinea la nota - non possono farci velo nel giudicare inaccettabili le modalità adottate nella trattativa tra le forze politiche dal partito di maggioranza relativa". Infine arriva il mandato ai gruppi parlamentari di valutare come attuare quanto deliberato dall'ufficio di presidenza.
Uscendo da Palazzo Grazioli è l'eurodeputato Giovanni Toti a spiegare l'entità della rottura: "Il patto del Nazareno, così come è stato interpretato fino a oggi, noi lo riteniamo rotto, scegliete voi come possiamo dire, congelato, finito - ha detto Toti -. Il governo ha detto con chiarezza che il cammino delle riforme proseguirà, noi non ci sentiamo legati come successo fino ad adesso a condividerne il percorso nel suo totale. Stando ai numeri che abbiamo espresso in Senato io non starei così sereno Forza Italia è stata più volte determinante".
Toti (Forza Italia): "Per noi il patto del Nazareno è rotto"
Poi aggiunge: "I voti parlamentari non sono problemi nostri, noi siamo all'opposizione", spedificando però che sulle riforme Forza Italia "non farà il kamikaze" poiché "le riforme sono patrimonio del Paese". Anche Il Mattinale, la velina del gruppo azzuro alla Camera, sancisce il cambio di linea: "Voltiamo pagina. Il cosiddetto patto del Nazareno finisce qui. Prendiamo atto della rottura degli accordi e del tradimento della nostra buona fede da parte del presidente Renzi".
A stretto giro è arrivata la replica del vicesegreatrio del Pd Debora Serracchiani: "Se il patto del Nazareno è finito, meglio così. La strada delle riforme sarà più semplice. Arrivare al 2018 senza Brunetta e Berlusconi per noi è molto meglio".
La rottura del patto del Nazareno è accolta con soddisfazione da chi si è sempre opposto alle riforme del premier: "Considero apprezzabile la scelta di Forza Italia di svincolarsi dal patto del nazareno e togliere il sostegno generalizzato al percorso di riforme avviato da Renzi. Sono queste le condizioni dalle quali partire per rifondare il centrodestra, che non può e non deve più essere la stampella di un governo di sinistra" ha detto la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. La rottura del patto del Nazareno viene valutata con attenzione anche in casa Ncd e secondo indiscrezioni il partito di Angelino Alfano "non avrà un atteggiamento acritico né rinuncerà a dialogare con Forza Italia".
La sfida di Fitto a Berlusconi. A tenere banco è la nuova sfida lanciata da Fitto a Berlusconi per il rinnovamento della classe dirigente del partito e per un cambio di linea rispetto all'asse del Nazareno. "Noi restiamo in Forza Italia - assicura l'ex governatore della Puglia - ma apriamo con forza un confronto nel partito sulla linea politica e sul suo assetto". Fitto punta il dito contro gli errori delle ultime settimane e chiede di fare presto: "Non si può più derogare, ce lo chiedono milioni di elettori che ci abbandonano purtroppo ogni giorno come dimostrano i sondaggi".
Caos Forza Italia, Fitto: "Chiediamo azzeramento degli organismi di partito"
L'ex ministro torna a rilanciare l'unico metodo che garantisce la partecipazione dei cittadini, le primarie, nel ricambio della classe dirigente: "Dobbiamo sostituire l'attuale gruppo dirigente - ha affermato - con un gruppo dirigente eletto dai nostri elettori, troviamo il modo". "I ruoli, compreso il mio, si devono assumere non perchè si viene nominati ma perchè si viene eletti", ha aggiunto Fitto, che chiede "una svolta". Inutile dunque il lungo colloquio tra Fitto e Berlusconi di ieri nel quale i due non hanno trovato una sintesi: "Ieri - dice l'europarlamentare di Fi - ho avuto un lungo e franco colloquio con Berlusconi. Le posizioni non sempre collimano. Berlusconi ha bisogno di dire fuori quello che pensa e noi abbiamo bisogno di chiarezza".
Poi arriva l'avvertimento: "Il logoramento di Berlusconi e di FI sta avvenendo ad opera di altri e quindi se non sarà possibile avviare questo confronto serio nel partito, all'interno, lo faremo partendo dai territori e inizieremo a girare il Paese".
La polemica di Michaela Biancofiore. Mentre Fitto parlava, Berlusconi era impegnato in un ufficio di presidenza "ristretto" a Palazzo Grazioli (non allargato, come succede solitamente, anche agli aventi diritto in conseguenza degli incarichi elettivi o di altro genere ricoperti), un vertice di cui Fitto "non riconosce la valenza politica, giuridica e staturaria". Critiche al vertice sono arrivate anche da una fedelissima dell'ex Cav, Michaela Biancofiore, furiosa per essere stata esclusa dalla riunione di partito. "Vorrei comprendere - afferma la deputata azzurra - chi ha partorito, in un momento di estrema delicatezza interna del partito nel quale milito dal 1994, la convocazione odierna e frettolosa del comitato di presidenza di Forza Italia ristretto, che taglia fuori cioè tutte le persone (ivi compresa la sottoscritta) da sempre leali al Presidente". Ma l'ex premier ha difeso la scelta: secondo quanto riferiscono i partecipanti alla riunione a palazzo Grazioli, Berlusconi ha spiegato di aver deciso di convocare un ufficio di presidenza 'ristretto' a solo chi ha diritto di voto per venire incontro alle osservazioni che ieri gli aveva fatto Raffaele Fitto sulla legittimità dell'organismo stesso. Fitto in effetti farebbe parte dei 30 membri effettivi ma ha riferito che non gli è giunta alcuna convocazione a partecipare alla riunione di questa mattina.
Che il momento sia difficile per Forza Italia lo si intuisce anche dalla decisione presa dall'ex premier di sconvocare la riunione dei gruppi parlamentari, prevista nel pomeriggio e rinviata a mercoledì prossimo. Una decisione giudicata in modo "positivo" da Fitto. Ma che testimonia la spaccatura in atto nel partito. Mentre si rincorrono le voci che vogliono alcuni parlamentari azzurri in rotta verso la Lega di Salvini.
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