SCENARIO
Energia, fotovoltaico a rischio
Aziende in crisi. Fatturato in calo. Addio boom a causa dello stop agli incentivi. Per il settore non è un buon momento.
di Francesco Pacifico
Quinti al mondo per potenza installata con quasi 19 mila Ghw. Decimi per livelli d’investimenti (oltre 10 miliardi di euro). Un giro d’affari da 7 miliardi di euro, 600 aziende, oltre un migliaio di piccoli installatori e circa 100 mila addetti tra lavoratori diretti e indiretti.
UN BOOM DOPATO. Il fotovoltaico ha registrato nell’ultimo decennio una crescita a dir poco repentina. Si tratta però di un boom dopato dalle iniezioni di incentivi (circa 70 miliardi soltanto negli ultimi sei anni) che ora accusa una mancanza di programmazione.
Ma come è stato fragoroso lo sviluppo, così il settore potrebbe registrare in Italia un crac dalle proporzioni drammatiche.
UN BOOM DOPATO. Il fotovoltaico ha registrato nell’ultimo decennio una crescita a dir poco repentina. Si tratta però di un boom dopato dalle iniezioni di incentivi (circa 70 miliardi soltanto negli ultimi sei anni) che ora accusa una mancanza di programmazione.
Ma come è stato fragoroso lo sviluppo, così il settore potrebbe registrare in Italia un crac dalle proporzioni drammatiche.
Incentivi: ultimo bando da 6,7 miliardi
La svolta (negativa) si è avuta lo scorso 30 giugno, quando sono terminati gli ultimi incentivi diretti, il cosiddetto Conto energia, che nell’ultimo bando ha erogato attraverso gli appositi bandi ai player 6,7 miliardi di euro.
IL PIANO ZANONATO. Il governo non soltanto non li rinnoverà, ma si accinge anche a ridurre di 3 miliardi i fondi per il rimborso parziale attraverso detrazioni della costruzione o del potenziamento degli impianti. Il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato punta a recuperare 3 miliardi per finanziare questo genere di aiuti con bond da far emettere al Gestore dei servizi elettrici (Gse). Come tutti i settori fortemente drogati dalla spesa pubblica anche quello delle rinnovabili paga dazio. Così è un più di un campanello d’allarme ladecisione del gruppo Marcegaglia di chiudere l’impianto di Taranto destinato alla produzione di pannelli coibentati e di pannelli fotovoltaici. E soprattutto di lasciare a casa 134 lavoratori.
IL PIANO ZANONATO. Il governo non soltanto non li rinnoverà, ma si accinge anche a ridurre di 3 miliardi i fondi per il rimborso parziale attraverso detrazioni della costruzione o del potenziamento degli impianti. Il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato punta a recuperare 3 miliardi per finanziare questo genere di aiuti con bond da far emettere al Gestore dei servizi elettrici (Gse). Come tutti i settori fortemente drogati dalla spesa pubblica anche quello delle rinnovabili paga dazio. Così è un più di un campanello d’allarme ladecisione del gruppo Marcegaglia di chiudere l’impianto di Taranto destinato alla produzione di pannelli coibentati e di pannelli fotovoltaici. E soprattutto di lasciare a casa 134 lavoratori.
Il settore a livello globale si prepara a un calo del 9%
Il futuro più prossimo del fotovoltaico è scritto in due dati presenti nell’ultimo rapporto sul settore della società di consulenza Ihs. A livello globale, il fatturato per i realizzatori di inverter (la produzione d’avanguardia) quest’anno, dovrebbe calare del 9%, raggiungendo la cifra di 6,4 miliardi di dollari. In totale 7,1 miliardi in meno rispetto al 2012. Invece le installazioni aumenteranno del 18% nel corso del 2014, fino a raggiungere i 41 GW.
LA TENUTA ASIATICA. Ma se l’Europa vedrà dimezzare la sua quota di mercato (29%), sarà l’Asia a fare la parte del leone (48%). Questi numeri fanno intendere sia che il settore si dimostra troppo rigido per riconvertirsi rispetto alla domanda in calo sia che saranno soltanto i grandi produttori, quelli impegnati anche sull’energia da fonti tradizionali, a resistere.
Scenario preoccupante per un Paese come l’Italia dove le realtà più dinamiche del settore sono per lo più Pmi. Emblematico al riguardo il fatto che Enel Green Power, il cui fatturato nel 2009 rappresentava solo l’8% sul totale del gruppo, abbia visto la percentuale salire nel primo semestre 2013 al 17%.
LA TENUTA ASIATICA. Ma se l’Europa vedrà dimezzare la sua quota di mercato (29%), sarà l’Asia a fare la parte del leone (48%). Questi numeri fanno intendere sia che il settore si dimostra troppo rigido per riconvertirsi rispetto alla domanda in calo sia che saranno soltanto i grandi produttori, quelli impegnati anche sull’energia da fonti tradizionali, a resistere.
Scenario preoccupante per un Paese come l’Italia dove le realtà più dinamiche del settore sono per lo più Pmi. Emblematico al riguardo il fatto che Enel Green Power, il cui fatturato nel 2009 rappresentava solo l’8% sul totale del gruppo, abbia visto la percentuale salire nel primo semestre 2013 al 17%.
Il crac Aion: un passivo da 245 milioni
Al di là dell’impatto occupazionale (134 addetti), il caso Marcegaglia spaventa perché a Taranto ha fallito una produzione all’avanguardia: quella di pannelli costruiti con lamine di film sottile al silicio amorfo. A riprova che il mercato sembra interessato ai più semplici dispositivi cinesi (non a caso il settore ha ripreso a macinare utili soltanto nell’ex Impero di Mezzo), il cui costo copre soltanto un terzo dell’investimento complessivo.
Non meno interessante è il caso della Aion, perfetto benchmark di un settore andato in crisi assieme all’asse fatto di incentivi statali, anticipazioni bancarie e alta domanda energetica.
500 DIPENDENTI SENZA LAVORO.Nonostante l’ingresso di due colossi del settore come i russi di Avelar e i cinesi di Jangsu Zongyl Group, il gruppo ha portato i libri in tribunale per un passivo da 245 milioni e bruciato nell’ultimo biennio un investimento da 50 milioni. Se non bastasse, oltre ai 500 dipendenti senza lavoro, l’ex colosso rischia di far sprofondare almeno una cinquantina di Pmi, che non si sono mai viste saldare i lavori fatti e che reclamano fatture per 60 milioni.
Più in generale nel distretto per eccellenza del fotovoltaico, quello del Padovano, le circa 200 imprese (nomi importanti come Solon, Helios Technology, X Group, Ecoware, Ambra Sol, Ecoprogetti) hanno dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per almeno un quarto dei 5 mila dipendenti.
Non meno interessante è il caso della Aion, perfetto benchmark di un settore andato in crisi assieme all’asse fatto di incentivi statali, anticipazioni bancarie e alta domanda energetica.
500 DIPENDENTI SENZA LAVORO.Nonostante l’ingresso di due colossi del settore come i russi di Avelar e i cinesi di Jangsu Zongyl Group, il gruppo ha portato i libri in tribunale per un passivo da 245 milioni e bruciato nell’ultimo biennio un investimento da 50 milioni. Se non bastasse, oltre ai 500 dipendenti senza lavoro, l’ex colosso rischia di far sprofondare almeno una cinquantina di Pmi, che non si sono mai viste saldare i lavori fatti e che reclamano fatture per 60 milioni.
Più in generale nel distretto per eccellenza del fotovoltaico, quello del Padovano, le circa 200 imprese (nomi importanti come Solon, Helios Technology, X Group, Ecoware, Ambra Sol, Ecoprogetti) hanno dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per almeno un quarto dei 5 mila dipendenti.
Coperto solo il 5,5% del fabbisogno nazionale
Il fotovoltaico come tutte le energie rinnovabili comporta effetti positivi nel lungo periodo: aiuta nella lotta al riscaldamento del Pianeta, garantisce maggiore autonomia e più sicurezza rispetto a quanto avviene con gli approvvigionamenti da fonti fossili. Sul breve termine va considerato l’impatto degli incentivi, circa 10 miliardi quelli diretti nell’ultimo atto, sulla bolletta: circa 49 euro all’anno per ogni famiglia. Comunque meno dei 69 euro che se ne vanno in costi di rete e i 67 destinati a tasse e Iva.
Da mettere sulla bilancia il fatto che nonostante grandi incentivi e maxi installazioni (sono 531.242 gli impianti autorizzati) con un produzione di 18.862 GWh nel 2012 si è coperto appena il 5,5% del fabbisogno nazionale.
Da mettere sulla bilancia il fatto che nonostante grandi incentivi e maxi installazioni (sono 531.242 gli impianti autorizzati) con un produzione di 18.862 GWh nel 2012 si è coperto appena il 5,5% del fabbisogno nazionale.
Mercoledì, 30 Ottobre 2013
1 commento:
La Germania fa i soldi su questo e noi.....
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