Decadenza Silvio Berlusconi, il piano per la crisi di governo: consiglio nazionale del Pdl subito e ritiro dei ministri
Pubblicato: 30/10/2013 15:28 CET | Aggiornato: 30/10/2013 15:49 CET
È quando dal Senato si materializza la “ghigliottina” del voto palese che Silvio Berlusconi fa saltare l’incontro a pranzo con i ministri: "Non si presentino nemmeno, non li voglio vedere. Mi avevano assicurato che c'erano i numeri sul voto segreto". Il Cavaliere è una furia. Alfano aveva giurato che la forzatura non ci sarebbe stata. Ne era certo. E invece non solo non si è guadagnato tempo sulla Severino, ma è arrivata pure la ghigliottina. Ai ministri già in movimento verso palazzo Grazioli arriva la telefonata che il pranzo è saltato.
Al loro posto piombano i falchi Denis Verdini e Sandro Bondi. Per stabilire l’agenda della crisi di governo: “Non posso rimanere con i miei carnefici - urla Berlusconi - quello che è successo è una cosa indegna”. Il Cavaliere è furioso. Col Pd, con Giorgio Napolitano che ha consentito questa “vergogna”. Soprattutto con le colombe del suo partito, a partire da Angelino Alfano, che lo frenano da mesi con tutte le loro teorie sulla grazia, l’amnistia, la legge Severino. E che ancora stamane davano assicurazioni sul voto in Giunta. E questi sono i risultati: non solo il Pd ha accelerato, ma ora vuole lo scalpo, la fucilata pubblica. Ecco che da palazzo Grazioli parte l’ordine perentorio ai dichiaratori: “Ci saranno conseguenze sul governo”.
E adesso è Berlusconi a preparare la sua escalation. Che porta dritto alla crisi di governo. Passando per una drammatica conta interna: “Voglio vedere chi mi tradisce dopo quello che è successo”.
Il “piano” prevede di anticipare il Consiglio nazionale di Forza Italia. Una, massimo due settimane. Per piegare in quella sede Alfano e la sua fronda. E arrivare col partito unito al voto in Aula sula decadenza: “Voglio vedere chi vota contro Berlusconi al consiglio nazionale mentre al Senato lo fucilano” dice un falco di rango. A quel punto, col partito ricondotto all’ordine, anche a costo di perdere qualche unità, la battaglia si sposta in Aula. Non è escluso che possa parlare a palazzo Madama Silvio Berlusconi in persona. È certo che quello che chiederà ai ministri è di lasciare il governo.
E’ in questo clima che è saltato l’incontro con i ministri. Perché a questo punto l’ora delle mediazioni è finita. E nel giorno del grande “schiaffo” della Giunta il Cavaliere considera inutile un ulteriore tira e molla con le colombe ministeriali di cui oramai non si fida. Anche perché adesso l’orologio della crisi si è messo a correre più in fretta. Il primo effetto della decisione sul voto palese sarà un’accelerazione dei tempi del voto in Aula. Le antenne del Cavaliere al Senato gli comunicano che potrebbe esserci entro le prossime due settimane.
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Berlusconi vorrebbe mettere a riparo la legge di stabilità per non essere additato come colui che affossa il paese, ma è certo la decadenza coincide con la fine del governo. La Pitonessa Daniela Santanchè, così riassume il Berlusconi pensiero: “Cronaca di un assassinio annunciato. Al Senato è stata uccisa la democrazia. Come fa ancora qualcuno a sostenere nel nome della falsa stabilità che questo governo serve al Paese? Cosa c’è di più importante per un popolo se non la democrazia e lo stato di diritto? Che i nostri “governativi” ce lo spieghino”. Già, i governativi. Oggi non hanno nemmeno avuto udienza.
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