Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
domenica 28 aprile 2013
Da questo articolo si deduce che la bufala più volte scritta dai grillini sul non pagamento del debito da parte della Islanda era una bufala. Titpico dei ballisti grillini e di Grillo.
— MONDO
In Islanda ha vinto il centrodestra
Tornando così al governo, dopo essere stato tra i responsabili della crisi del 2008: ma le misure impopolari del governo uscente e i sentimenti antieuropei sono stati decisivi
28 aprile 2013
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Il Partito dell’Indipendenza islandese, formazione di centrodestra guidata da Bjarni Benediktsson, ha ottenuto la maggioranza dei voti nelle elezioni parlamentari del 27 aprile. Il risultato è ormai certo, anche se mancano ancora alcuni seggi da scrutinare. Il Partito dell’Indipendenza ha ottenuto il 26 per cento dei voti, che equivale a 19 seggi sui 63 che compongono l’Althing, il parlamento unicamerale. Questo risultato dovrebbe quindi consentire a Bjarni Benediktsson – ex calciatore professionista di 43 anni – di diventare il nuovo primo ministro.
In alternativa, toccherà probabilmente a Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, 38 anni, alleato di coalizione di centrodestra con il Partito Progressista, che ha ottenuto il 24 per cento dei voti e 18 seggi: i due partiti avranno quindi un’ampia maggioranza in Parlamento – 37 seggi – come era stato previsto dai sondaggi nell’ultima settimana. L’Alleanza Socialdemocratica, che ha vinto le precendeti elezioni parlamentari nel 2009, ha ottenuto il 13 per cento dei voti e avrà 9 seggi, mentre il Movimento Sinistra-Verdi, ex alleato di governo, ne avrà sette.
Come previsto da molti commentatori i due partiti di centrodestra torneranno al governo, nonostante siano stati considerati i principali responsabili politici delle cattive pratiche economiche – soprattutto nel settore bancario – che hanno portato alla disastrosa crisi del 2008 e alla successiva recessione: le tre maggiori banche del paese dichiararono il default su debiti per 85 miliardi di dollari. Oggi, il paese è ritornato a crescere, ma moltissimi islandesi faticano ancora a pagare i loro mutui.
Tra le ragioni della vittoria della coalizione di centrodestra, ci sono sicuramente le misure di austerità – molto contestate – approvate dal governo di centrosinistra, necessarie per rispettare i parametri stabiliti dalle istituzioni internazionali, in cambio di aiuti economici. Proprio su un allentamento dei tagli nel sistema sanitario e delle prestazioni sociali, ha puntato la campagna elettorale di Bjarni Benediktsson, che ha promesso investimenti, nuova occupazione e il taglio delle tasse.
I due partiti che hanno ottenuto la maggioranza dei voti hanno detto anche di essere contrari all’ingresso del paese nell’Unione Europea, a dimostrazione di quello che è il pensiero generale degli elettori: la loro vittoria potrebbe quindi rallentare il processo dei negoziati di adesione, che sono ancora in corso. Queste idee antieuropeiste sono sostenute dal fatto che l’Islanda – grazie agli accordi di libero scambio esistenti con l’Unione Europea e con l’adesione al trattato di Schengen – gode già dei benefici di cui ha bisogno per risollevarsi economicamente.
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