Quando Di Maio diceva che il garantismo rovinava l’Italia
« È facendo i garantisti con i politici che abbiamo rovinato lo Stato Italiano. Altro che presunzione di innocenza. Io per questa gente vedo solo presunzione di indecenza»: era il 14 dicembre del 2014 quando Luigi Di Maio spiegava la sua concezione di una società civile che – diciamo – non sembrava proprio in grande sintonia con la grande tradizione giurisprudenziale italiana e napoletana. Anzi: all’epoca Luigi Di Maio nemmeno credeva alle autosospensioni:
Le “autosospensioni”, i “commissariamenti” e le teste di legno come Marino, sono solo prese in giro. Questa gente ha già fatto troppi danni con i soldi delle tasse degli italiani per pretendere da noi garantismo. Soprattutto poi se a chiederlo sono partiti come il Pd che dal 41% sono passati al 41 bis.
Altri tempi. Oggi il codice di comportamento per gli eletti M5S in caso di iniziative giudiziarie è necessariamente molto più lasco, anche perché altrimenti molte delle amministrazioni a 5 Stelle finirebbero a carte 48 prima di subito. E infatti con il nuovo codice arriva il concetto di autosospensione dal M5S e il MoVimento sposa anche elementi di garantismo che arrivano proprio a ridosso di situazioni che potrebbero coinvolgere in futuro gli amministratori pentastellati. “La ricezione, da parte del portavoce, di “informazioni di garanzia” o di un “avviso di conclusione delle indagini” – si legge infatti sul blog – non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso”. Essere indagati non è insomma di per sé decisivo per le sorti di un amministratore, l’importante è avvertire Beppe e Casaleggio: ha “l’obbligo di informare immediatamente e senza indugio il gestore del sito”. Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi fondatori.
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