martedì 3 gennaio 2017

Aveva ragione Santoro quando lo chiamò generale Pound.

L’ultima follia di Grillo: la verità decisa a furor di popolo

M5S
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Il leader dei Cinquestelle vorrebbe affidare a una giuria popolare il compito di decidere se una notizia sia vera o meno. Ma la verità non si misura a suon di like
 
Come stabilire se una notizia è vera o falsa? Facile, basta chiedere a laggente. È l’ultima trovata di Beppe Grillo, che oggi dal suo blog lancia questa proposta: “una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali”.
Per capire quanto sia folle questa boutade non c’è bisogno di scomodare precedenti biblici, come la celebre scelta tra Gesù e Barabba. Basta porsi semplicemente il problema di come farebbero comuni cittadini, di qualsiasi grado d’istruzione, generalmente senza accesso diretto alle fonti, certamente senza esperienza, a stabilire se una notizia è vera o falsa. O quanto una libera opinione possa essere giudicata tale o debba invece essere bollata come bufala.
Facciamo un esempio. Sempre sul blog di Grillo, possiamo leggere oggi un articolo dal titolo “Beppe Grillo uno dei 12 personaggi più influenti d’Europa nel 2017″. Verità o bufala? Per saperlo, basta andare alla fonte da cui il Sacro Blog trae questa conclusione. Si tratta di un articolo di Politico.eu dal titolo eloquente: “La sporca dozzina. 12 persone che (probabilmente) rovineranno il 2017″. Un tono decisamente diverso da quello utilizzato nel titolo grillino.
Altri esempi sono quelli che circolano spesso nei siti della galassia grillino-casaleggesca (TzeTze, LaFucina, LaCosa) o più in generale vicini ai Cinquestelle, che portano click (cioè soldi) e migliaia di condivisioni. Condivisioni proprio tra quei cittadini che poi dovrebbero giudicare la “Verità”.
L’escalation di affermazioni strampalate di Grillo rischia di far perdere di vista il problema principale. Ossia come, nell’epoca della post-verità, si possano individuare quelle informazioni palesemente false, che mettono a rischio la stessa tenuta della democrazia, se ne possa fermare la condivisione sui social e si possano bloccare e punire i colpevoli che le diffondono. Perché la verità non si misura a suon di like. E quando qualcuno offre una possibile soluzione a questo dilemma, non colpisce né internet – come Grillo vorrebbe far credere – né la libertà dei cittadini, ma anzi si propone di tutelare l’uno e l’altra dalle incursioni di chi, per interesse politico, commerciale o personale, utilizza la rete per manipolare le persone.

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