Il sindacato dei pensionati della CGIL, lo SPI, utilizza in Emilia Romagna i voucher per retribuire l'attività occasionale di alcuni suoi volontari sul territorio. Li usa "ma solo per i pensionati che svolgono del lavoro occasionale, qualche ora a settimana", fa sapere
Il sindacato dei pensionati della CGIL, lo SPI, utilizza in Emilia Romagna i voucher per retribuire l’attività occasionale di alcuni suoi volontari sul territorio. Li usa “ma solo per i pensionati che svolgono del lavoro occasionale, qualche ora a settimana”, perché oggi i voucher sono “l’unica forma” di remunerazione per questo tipo di prestazioni “che la legge concede per non cadere nel lavoro nero”, spiega il segretario regionale dello Spi-Cgil, Bruno Pizzica. La notizia, anticipata dal ‘Corriere di Bologna’, rimbalza a pochi giorni dalla decisione della Corte costituzionale che mercoledì 11 gennaio si pronuncerà sull’ammissibilità dei tre referendum sul lavoro proposti dalla CGIL, tra cui quello per abolire proprio i voucher, il cui utilizzo ha avuto via via un incremento esponenziale. Quanto accaduto, precisa però lo SPI-CGIL, non è in contraddizione o in antitesi rispetto alla battaglia che il sindacato guidato da Susanna Camusso sta conducendo da mesi per dire addio ai cosiddetti ‘buoni lavoro’ (gli altri due referendum della CGIL sono sull’articolo 18 e sulla responsabilità solidale negli appalti).
Lo SPI, come tutta la CGIL, puntualizza ancora il segretario regionale Pizzica, “è contro i voucher” e sostiene che “vanno cambiati”. Dalla sede nazionale del sindacato dei pensionati viene confermata la linea comune con la confederazione: “Non vogliamo diversificarci dalla Cgil, siamo assolutamente in linea nella condanna dei voucher, che non offrono garanzie come i contratti. Confermiamo l’adesione incondizionata ai referendum”, dice il segretario organizzativo dello SPI-CGIL nazionale, Attilio Arseni, spiegando che “i nostri pensionati, quelli che lavorano nelle leghe, sul territorio, hanno contratti di collaborazione regolare. Ma abbiamo una serie di volontari che vanno 2-3 volte a settimana per 100 euro al mese”, ad esempio in alcune sedi periferiche, “e non c’è altro tipo di retribuzione: non possiamo dargli soldi in nero”. Insomma, l’obiettivo resta quello di “eliminare i voucher”, dopodiché “bisognerà trovare un’altra forma lecita per offrirgli un compenso. Nessuna voglia di contrapposizione con il referendum. Il tema – conclude Arseni – non c’è”.
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