Gogna ai giornalisti? Ma va, Grillo è un avvelenatore di pozzi (e noi ci caschiamo sempre)
Perché il leader del Movimento Cinque Stelle vuole alzare il livello dello scontro coi media? C'entra il caos Roma, ovviamente. E i giornalisti hanno abboccato all’amo
4 Gennaio 2017 - 10:18
Fossimo un Paese serio, dovremmo rubricare l’ennesima sparata di Beppe Grillo - giuria popolare per i giornalisti che diffondono notizie false, con annesse scuse “a capo chino” - come tale. Qualcosa da prendere sul serio tanto quanto il fantomatico algoritmo Swg4 per sequestrare i beni ai politici. O, tanto per non tornare troppo indietro nel tempo, alle sparate di Donald Trump sul divieto d’accesso ai musulmani negli Usa o la messa in stato d’arresto di Hillary Clinton, boutade buone a far titoli per un paio di giorni, se va bene. O per scaldare gli animi dei sostenitori. O per spostare l’attenzione. O per avvelenare i pozzi.
Ecco, per l’appunto. Fossimo un Paese serio, invece che scandalizzarci per la gogna alla libera stampa, invece che minacciare querele - Mentana, tu quoque? -, invece che citare fascismo e autoritarismo a sproposito, dovremmo chiederci, magari, che bisogno aveva, Beppe Grillo, di fare quella sparata. Ancora: perché in questa fase gli conviene riprendere la sua battaglia eterna contro i media? Perché ha bisogno di spostare l’attenzione e di avvelenare i pozzi?
Non servono Woodward e Bernstein per scoprirlo. La situazione romana è molto tesa. La sindaca pentastellata Virginia Raggi sarà interrogata a giorni sulla vicenda delle nomine illegittime dei suoi fedelissimi. Non bastasse, il suo braccio destro Raffaele Marra, dal carcere, ha chiesto di levare tutti gli omissis dalle conversazioni tra lei, la sindaca e il vicesindaco Daniele Frongia. Omissis attorno a cui orbitano tutte le dietrologie possibili. E che preludono, dicono i media romani, a un avviso di garanzia per la Raggi.
Temendo l’attacco imminente Grillo sta provando ad alzare lo scontro coi media oltre a ogni livello di guardia, per poterli poi delegittimare quando si troveranno a raccontare l’eventuale escalation dell’affaire capitolino. La loro levata di scudi, oggi, contro lo squadrismo grillino, servirà domani per tranquillizzare i militanti, per gridare al complotto politico-mediatico, per spostare l’attenzione
Temendo l’attacco imminente - un terremoto, per i Cinque Stelle - Grillo sta provando ad alzare lo scontro coi media oltre a ogni livello di guardia, per poterli poi delegittimare quando si troveranno a raccontare l’eventuale escalation dell’affaire capitolino. La loro levata di scudi, oggi, contro lo squadrismo grillino, servirà domani per tranquillizzare i militanti, per gridare al complotto politico-mediatico, per spostare l’attenzione dall’imbarazzante situazione romana. Come sarà possibile raccontarla in modo sereno e obiettivo, ora che i pozzi sono stati avvelenati?
Missione compiuta. Lo faceva Berlusconi, l’ha fatto per anni José Mourinho - ricordate le accuse di prostituzione intellettuale ai giornalisti dopo qualche risultato negativo? -, l’ha fatto per tutta la campagna elettorale americana Donald Trump. Ora lo sta facendo Grillo. Non abbiamo titoli, né ruolo per poter dire se il giornalismo italiano racconta balle o meno. Però - questo concedetecelo - meno amor proprio e un filo di memoria in più non farebbero male.
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