martedì 3 gennaio 2017

Quando l'avviso di garanzia sta per arrivare alla Raggi si cambia il nostro Non Statuto.

La straordinaria scoperta di Beppe Grillo

M5S
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I primi anni di vita del Movimento sono stati all’insegna del giustizialismo, ma ora non è più così
 
“C’è del marcio in Danimarca”, questa è la famosa frase che Marcello rivolge ad Amleto, nell’omonima tragedia di William Shakespeare. Forse è quello che ha pensato negli ultimi mesi anche Beppe Grillo del suo Movimento. Le inchieste che hanno coinvolto esponenti grillini – innocenti fino a sentenza passata in giudicato – hanno forse convinto il comico genovese che il M5s non è impermeabile, che non si può ergere come unico portatore di moralità.
O forse ha capito che governare significa anche avere gli occhi della magistratura puntati addosso, che ogni azione di governo può portare a denunce, querele che a loro volta spesso si trasformano in avvisi di garanzia. L’avviso di garanzia – lo suggerisce la parola stessa – garantisce l’indagato e non è sinonimo di colpevolezza. Si tratta di un principio tanto semplice quanto importante.
I primi anni di vita del Movimento sono stati all’insegna del giustizialismo, del loro colpevoli e corrotti e noi moralmente superiori. Da un po’ di tempo, dopo gli avvisi di garanzia che hanno coinvolto esponenti del Movimento o vicini ad esso, questo giustizialismo si è affievolito. Negli anni tramite blog e social i simpatizzanti, e anche i politici, del Movimento hanno condotto veri e propri processi di piazza – virtuale – condannando politici poi assolti dalla giustizia, sottoponendoli alla pubblica gogna, con liste e reati “non provati”.
Il Movimento ha dato adito alla irrefrenabile voglia di parte del popolo di vedere i propri rappresentanti politici – meglio se avversari – nel fango, mettendo in campo delle vergognose campagne mediatiche con cui screditare persone innocenti.
Ma ora Beppe Grillo finalmente ha scoperto che l’avviso di garanzia non è reato, ci sono voluti decine di avvisi di garanzia a esponenti del suo Movimento, ma alla fine l’ha capito. Così dopo anni di vaffa, di offese anche il comico genovese è diventato garantista, cosa che è un bene per la democrazia del Paese.

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