Grillo il Coreano fa la vittima. Ma le scuse dove sono?
Grillo scrive una lettera al Fatto Quotidiano e chiede di metterlo insieme a Kim il Coreano
Grillo scrive una lettera al Fatto Quotidiano firmata “Beppe Grillo e il suo neurologo” e chiede di metterlo insieme a Kim il Coreano. Questa volta il leader del M5S esce fuori dal suo blog e tenta di contenere i danni provocati dall’editoriale del New York Times “Populismo, politica e morbillo”.
L’articolo prendeva di mira la crociata contro i vaccini dei pentastellati certificando di fatto quello che anche il nostro sito racconta da tempo: i danni collaterali che la disinformazione scientifica e le teorie complottiste – spesso divulgate anche sul blog di Grillo – stanno contribuendo a diffondere.
Naturalmente l’editoriale d’oltreoceano ha suscitato forti reazioni anche in Italia. Ma una risposta e una presa di responsabilità da parte dei Cinquestelle non c’è stata. Anzi il comico genovese ha risposto che il NYT non aveva messo alcun link divulgando un immensa fake news.
Ma Beppe il coreano non ci sta. Non si scusa. Non dà nemmeno un segnale chiaro sull’argomento: “Mi trovo addossata la responsabilità del morbillo. Così, un mercoledì mattina, il mio nome brilla minaccioso sullo schermo insieme a quello di altri populisti”. Definisce l’articolo “arcaico” e accusa: “Esprime un compulsivo gioco al ribasso da parte dell’establishment, alle prese con fallimenti stellari di ogni sua politica, previsione e ammissione di responsabilità”.
Poi si lancia in una parabola vittimistica: “Mi ostinavo con questa storia dell’automobile ad idrogeno quando già c’era la bomba ad idrogeno! Questo potrebbe mettermi in pole position con il leader della Corea del Nord” e poi ci infila di tutto un po': dalle agenzie di rating alla finanza creativa fino ai mutamenti climatici e agli ogm.
“Mi mettete in una grave condizione morale – conclude poi Beppe – non so bene se continuare a farmi insultare da voi per continuare a crescere elettoralmente oppure se chiedervi di smetterla, chiedervi di lasciar stare l’unico ambiente naturale rimasto, forse, ancora pulito: la buona fede”. E così centra l’obiettivo: creare ulteriore confusione e non replicare nel merito.
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