Anche Latina, Salerno e Caserta rimangono senza certificazione e non avranno candidati a 5 Stelle alle amministrative. Tutto a causa di una serie di litigi tra meetup e parlamentari. E in mezzo è finita anche l'ex moglie di Beppe Grillo
Per colpa di qualcuno non fa il candidato sindaco nessuno. Il MoVimento 5 Stelle ha ufficializzato le città in cui i grillini presenteranno liste e candidati, e nel post pubblicato su Facebook ha anche escluso la candidatura in cinque città: Caserta, Ravenna, Rimini, Latina e Salerno. In tutte le città le candidature non arrivano dopo che c’era stata una spaccatura nei meetup locali tra due o più candidati. Tra queste spiccano Ravenna e Rimini, dove il M5S aveva litigato pesantemente al suo interno.
Così il M5S molla Ravenna e Rimini
A Ravenna la candidatura di Michela Guerra, ufficializzata dal meetup locale, era stata osteggiata da alcuni ex consiglieri e in un’assemblea erano stati chiamati i carabinieri. Guerra, 43 anni, avvocato, ex amministratore delegato della clinica privata San Francesco ed ex Presidente dell’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) della provincia di Ravenna viene designata dal Movimento 5 Stelle come candidato sindaco di Ravenna per le elezioni del giugno 2016 addirittura a dicembre con una maggioranza di 60 voti su 80 votanti vincendo sugli altri candidati, Fabrizio Martelli e Fausto Geminiani. Tra coloro che disertano la selezione c’è Francesca Santarella, consigliera comunale da tempo in rotta con il capogruppo Pietro Vandini, che invece è un fautore della candidatura della Guerra. Subito dopo il voto però lo staff di Milano (cioè, la Casaleggio) viene raggiunto dalla richiesta di escludere la Guerra accusandola di conflitto d’interesse perché ha ereditato, dopo la candidatura, azioni di proprietà di una clinica. Come aggravante (sic) c’è anche l’esperienza di associato alla rappresentanza delle aziende locale. Chi ha accusato la Guerra? Per capirlo bisogna leggere l’intervista rilasciata tempo fa dalla stessa Guerra al Resto del Carlino: «Ho incontrato un legale e abbiamo fatto partire una diffida nei confronti di una piccola minoranza del Movimento 5 Stelle. Ci sono persone che continuano ad offendermi e a screditarmi sul piano personale. Diffondendo notizie dannose sul mio conto, su ipotetici conflitti di interesse che mi riguarderebbero». E chi è stato? «Il danno che subisco è su due piani differenti: quello personale, per gli attacchi che continuo a ricevo solo e unicamente allo scopo di screditarmi, e quello politico. Sembra addirittura sia stata inviata una seconda lista. Questa piccola minoranza avrebbe mandato una lista alternativa, segreta. A noi l’informazione è arrivata da Milano, non da Ravenna». Il riferimento a Milano dovrebbe essere piuttosto chiaro: è stato lo staff di Grillo, ovvero la Casaleggio, ad avvertire la Guerra delle intenzioni della “piccola minoranza”. Che ha evidentemente chiesto aiuto allo staff per scalzare la candidata, senza però ricevere l'”aiuto” voluto visto che molto correttamente la Casaleggio ha rimbalzato la richiesta e avvertito la Guerra. E allora Francesca Santarella dichiara di aver inviato una richiesta di certificazione per una seconda lista allo staff di Grillo: come nel caso di Bologna, quando la presentazione della lista di Bugani aveva scatenato le proteste e da qui era partito l’invito a presentare una seconda lista con conseguente voto per la scelta degli attivisti (ma alla fine tutto si è “risolto” con l’espulsione di Lorenzo Andraghetti), si sarebbe quindi dovuto votare. Ma la notizia scatena le reazioni della parte della Guerra e della sua fazione, che in effetti un voto l’aveva già organizzato e vinto. L’assemblea di lunedì 11 gennaio, convocata come momento di confronto tra le due diverse fazioni del gruppo, comincia con l’intervento dei carabinieri, chiamati dal gruppo della Santarella perché non voleva registrarsi con nome e cognome e firmare un modulo all’ingresso della sala, come era necessario per la videoregistrazione.
Riassumendo: è stata prima regolarmente votata una candidata, poi contro la candidata votata è partita una macchina del fango in stile Prima Repubblica con l’obiettivo di farla espellere (e accuse di conflitto d’interesse che non stanno in piedi, specialmente dopo le dimissioni), una volta fallito l’obiettivo si è tentata la strada della seconda lista che adesso viene in teoria sbarrata dalla sfiducia e dalla richiesta di ritiro del simbolo.A finire penalizzata è una candidata laureata e dirigente d’azienda che aveva tutte le carte in regola per presentare una candidatura credibile in città. E che nei giorni scorsi aveva detto che erano passati cento giorni dalla sua candidatura ufficiale senza una risposta dello staff. Ora la risposta è arrivata: è un no.
Sonia Toni: l’ex moglie di Grillo e il meetup di Rimini
A Rimini invece il meetup locale si è spaccato a causa di una polemica innescata dall’ex moglie di Grillo, Sonia Toni, che lì vive con la figlia avuta dal matrimonio con Beppe. Il candidato scelto dagli attivisti era il giovane avvocato penalista Davide Grassi. Scelto però all’interno di una cerchia ristretta di attivisti. “Il Movimento cinque stelle è quello che vedete qua”, aveva tagliato corto alla fine di gennaio il capogruppo in consiglio comunale Gianluca Tamburini durante la conferenza stampa di presentazione. “Appena avremo i nomi, faremo la richiesta per la certificazione, così come previsto dalle regole”. Ad appoggiare il candidato c’erano anche, tra gli altri, la deputata Giulia Sarti, l’europarlamentare Marco Affronte e la consigliera regionale Raffaella Sensoli. “Le persone che vedete qui sono quelle che per anni si sono attivate per il Movimento, quelle che avete sempre visto raccogliere firme in piazza”, dicevano all’epoca. Scriveva all’epoca il Resto del Carlino:
Nella realtà dei fatti, però, sono diversi a voler candidare la Toni nella sfida alle urne contro Gnassi. Alcuni attivisti della prima ora e semplici simpatizzanti sono pronti a sostenerla. «Il migliore candidato possibile è quello che può vincere – fa notare la consigliere Carla Franchini – Ma dobbiamo guardare anche ai profili. A Riccione il Pd è stato sconfitto da una donna, a Coriano pure. Perché non provare anche a Rimini? E non mi sto certamente autocandidando…».
Una dichiarazione di intenti che aveva fatto storcere il naso al capogruppo Gianluca Tamburini, che sempre al Resto del Carlino svelava: “Non la conosciamo non si è mai vista alle nostre riunioni…”. Ma la Toni rispose sul blog SalvaRimini.
Caro Tamburini, io mi auguro che quella frase infelice sia il frutto della fantasia di chi ha scritto l’ennesimo pezzo inutile (perchè privo di contenuti reali) apparso stamane sul Carlino di Rimini, perchè se invece fosse farina del tuo sacco allora ci sarebbe da essere veramente preoccupati su chi rappresenta il M5S a Rimini. Premesso questo, basta ricordare che il M5S si è presentato alle elezioni comunali solo una volta e che allora, il mio nome non si è sentito quindi, o tu smentisci pubblicamente e a chiare lettere quell’affermazione ridicola e falsa oppure saremo costretti a prendere atto della tua scarsa memoria (e mi fermo qui); cosa che per un rappresentante del M5S non è certo un bel biglietto da visita.
Sonia Toni
P.S Forse il mio nome viene fuori perchè, a distanza di pochi mesi dalle prossime elezioni, siete ancora a cazzeggiare sulle rotonde, i parcheggi, la fondazione Fellini e amenità varie invece di presentare un programma decente e una lista di candidati credibili che abbiano gli attributi per concretizzarlo. Se i presupposti sono questi, Gnassi governerà per i prossimi dieci anni.
E alla fine lo staff ha deciso di negare la certificazione a tutti. Grassi però tutto sommato la prende bene:
A Caserta era stato annunciato un candidato, l’avvocato Marco Alois, riconfermato un paio di giorni fa dagli attivisti sul territorio. Ma anche qui c’erano problemi:
A contestare la candidatura di Marco Alois sia alcuni componenti del gruppo sia esponenti del mondo politico .
Alla base della contestazione la eventuale appartenenza di Marco Alois alla organizzazione Futuriamo , costituita da giovani avvocati come Caracciolo e Posillipo, legata all’area di Elio Menditto e di Carlo Marino.
La polemica aveva contribuito ad aumentare la tensione all’interno del Meetup 5 Stelle x Caserta che attende la certificazione dei candidati dallo Staff di Beppe Grillo per potere partecipare alle amministrative 2016 con il logo Movimento 5 Stelle.
A prendere le distanze dalla querelle era stato , nei giorni scorsi, il Direttivo di Futuriamo che aveva dichiarato in una nota quanto segue : ” In merit o al contenuto dei recenti articoli di stampa aventi ad oggetto la candidatura dell’ avv Marco Alois, si precisa che lo stesso non è mai stato iscritto alla nostra associazione, né ha mai assunto alcuna carica sociale. Vero è che è stato invitato ad alcune riunioni, come avvenuto con altri validi professionisti della città, al fine di fargli conoscere il nostro progetto”.
E alla fine anche lui è stato eliminato. A Latina c’era una guerra tra due meetup :“I Grilli e le Cicale di Latina” avevano scelto Bernardo Bassoli, preferito a Pasquale Palmisano per 434 voti a 72. L’altro meetup “Latina in movimento” aveva deciso di candidare Francesco Ricci. Alla fine nessuno dei due si candiderà con il simbolo dei grillini ed è probabile che lo faranno come liste civiche. Oreste Agosto invece doveva essere il candidato a 5 Stelle a Salerno, ma è stato sfiduciato dal meetup: aveva l’appoggio di Andrea Cioffi e Mimmo Pisano, ma non quello di Silvia Giordano ed Angelo Tofalo. E alla fine per colpa di qualcuno non si è data la certificazione a nessuno.
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