giovedì 17 marzo 2016

Non ho parole per commentare.


Nogarin: "Test del Dna sugli escrementi dei cani per multare i padroni" 

di Juna Goti
Il sindaco di Livorno, a sorpresa, vuole seguire l’esempio di Napoli: «Esami del sangue agli iscritti all’anagrafe canina» 
LIVORNO. La notizia è arrivata inattesa e ha colto un po’ tutti di sorpresa. Anzi, ha lasciato di stucco. Ma mercoledì mattina la commissione bilancio convocata in municipio ne ha parlato per più di mezzora: il sindaco - seguendo l’esempio di Napoli - sta pensando di mettere in piedi un progetto per risalire ai proprietari dei cani che sporcano (e multarli), attraverso il dna dalle deiezioni lasciate sui marciapiedi.
Lo ha annunciato lui stesso, prendendo un po’ in contropiede anche i dirigenti comunali del settore animali seduti al suo fianco. «Sto guardando con molto interesse – ha detto al microfono – al progetto sperimentale che sta portando avanti Napoli per individuare il dna dei cani dalle cacche. Ne dovrò parlare in giunta. Nella città campana ha portato grandi risultati e funziona così: vengono analizzati preventivamente i dna dei cani posseduti in un determinato quartiere, dopodiché si analizzano le deiezioni trovate per strada e laddove c’è corrispondenza del dna si risale all’animale, quindi al proprietario e si fa la sanzione».
«A Napoli – ha insistito Nogarin – c’è stata una riduzione del 70% del fenomeno. È uno strumento interessante da a adottare, parleremo con il Comune di Napoli che l’ha sperimentato e decideremo». Per la verità, seppur nella fase zero, un’istruttoria dagli uffici è già stata aperta. Lo hanno confermato la dirigente Paola Meschini e il responsabile dell’ufficio animali, Fabio Ferrari. «L’ufficio – ha spiegato al microfono Ferrari – si è mosso e una seppur minima istruttoria sul dna l’ha fatta. Siamo nella fase di acquisizione delle informazioni». Come funzionerebbe? «I cani iscritti all’anagrafe canina – riprende – vengono obbligati da un’ordinanza del sindaco a fare il prelievo ematico con l’Asl. Il sangue viene poi catalogato e inviato all’istituto tecnico zooprofilattico di Pisa per l’esame del Dna. Quindi viene stilato un registro del dna dei cani. A quel punto l’operatore che trova la deiezione per strada – può essere un operatore ambientale, una guardia ecozoofila o un vigile urbano – la spedisce all’istituto per l’individuazione del cane, collegato al proprietario attraverso l’iscrizione all’anagrafe canina».
«E chi pagherebbe questi esami? Sarebbe un nuovo balzello per i cittadini?», è intervenuto Marco Valiani (Lbc). «Il test costa circa 20 euro – ha riferito il responsabile dell’ufficio – e siccome la sanzione amministrativa per chi sporca è di 50 euro, l’idea è di dirottare gli introiti delle multe per le deiezioni non raccolte sui costi sostenuti dall’amministrazione, in modo che i cittadini non debbano pagare niente». «Non vogliamo applicare alcun balzello – è intervenuto di nuovo Nogarin – vogliamo che questa città sia vivibile e pulita».
Ma facciamo due conti, ammesso che il progetto vada davvero in porto. In città ci sono qualcosa come 17.630 cani sotto i 16 anni iscritti all’anagrafe canina. Immaginare che possano fare tutti analisi del sangue e test del Dna è quantomeno arduo. Quindi l’unica ipotesi possibile è che l’esperimento parta in un quartiere. Come a Napoli: qui è partito un paio di anni fa nell’area del Vomero, dove erano registrati circa 6.000 animali, ma come raccontano le cronache de Il Mattino si è trascinato dietro anche parecchie polemiche rispetto ai costi (e non solo), intanto perché le multe non sono mai abbastanza da coprire i test necessari. Anche solo l’annuncio o un progetto embrionale possono fare da deterrente?
Intanto è emerso che i lavori al nuovo canile, ripartiti a novembre, sono stati di nuovo sospesi, «in attesa – ha spiegato Meschini – dell’approvazione di una perizia sugli impianti e per evitare nel frattempo atti di vandalismo e furti». «Quando avremo una data certa sulla fine dei lavori – ha aggiunto la dirigente – pubblicheremo il bando per la gestione, che è pronto da un anno».
È stato l’ultimo capitolo sugli animali di una commissione che a tratti si è fermata a parlare anche di piccioni, gabbiani e circhi. È stato Nogarin a dire che «ci concentreremo su piccioni e gabbiani che a Livorno sono un problema sentito, come in molte altre città portuali: vogliamo portare in città un tavolo di studio nazionale con l’Anci».
Guardando da ultimo ai numeri del bilancio di previsione del Comune per quanto riguarda il settore tutela degli animali, ci sono 200.000 euro (10.000 in meno dello scorso anno) per convenzioni con i canili, con la Lipu e la tutela delle colonie feline, e 40.000 euro per convenzioni per la cattura dei cani vaganti e con i veterinari.

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