Salvini «minaccia» i giudici e incolpa lo staff
Dal suo account parte un retweet sulla legittima difesa, che invita a fare fuoco sui magistrati. Poi le scuse: «Rilanciato per errore dai miei collaboratori».
11 Marzo 2016
La polemica esplode su Twitter, quando dall'account del segretario della Lega Nord Matteo Salvini parte un retweet.
«Per errore», sosterrà dopo, attribuendolo al suo staff. I fatti sono questi.
A febbraio 2016, quando fu arrestato il consigliere della Lega Edoardo Rixi, Salvini aveva attaccato la magistratura definendola «una schifezza».
Venerdì 11 marzo il suo account Twiter ufficiale rilancia il post di un utente, tale 'rasente i muri' (@PDMerda), sull'argomento legittima difesa, sempre caro al Carroccio: «La difesa è sempre legittima. Giudici comunisti di merda. Spariamo a loro prima».
Il post è stato successivamente cancellato, ma non è sfuggito a Francesco Nicodemo, del Partito democratico, che ha commentato: «Per la serie i grandi retweet di Salvini. Che vergogna».
«Per errore», sosterrà dopo, attribuendolo al suo staff. I fatti sono questi.
A febbraio 2016, quando fu arrestato il consigliere della Lega Edoardo Rixi, Salvini aveva attaccato la magistratura definendola «una schifezza».
Venerdì 11 marzo il suo account Twiter ufficiale rilancia il post di un utente, tale 'rasente i muri' (@PDMerda), sull'argomento legittima difesa, sempre caro al Carroccio: «La difesa è sempre legittima. Giudici comunisti di merda. Spariamo a loro prima».
Il post è stato successivamente cancellato, ma non è sfuggito a Francesco Nicodemo, del Partito democratico, che ha commentato: «Per la serie i grandi retweet di Salvini. Che vergogna».
La 'vergogna' è montata sui social network, con una lunga serie di reazioni indignate. A metà pomeriggio il dietrofront: «Smentisco e condanno nella maniera più ferma e assoluta la frase 'sparare prima ai giudici' che mi viene attribuita. Si tratta di un tweet delirante rilanciato per errore dallo staff, dai cui contenuti prendo e prendiamo le distanze».
Tradizionalmente, il rapporto dei leader della Lega con la magistratura è piuttosto travagliato. Sin dalla frase chos di Umberto Bossi, pronunciata nel lontano 23 settembre del 1993: «Siamo veloci di mano e di pallottole che da noi costano 300 lire, e se un magistrato vuole coinvolgere la Lega nelle tangenti sappia che la sua vita vale 300 lire».
Tradizionalmente, il rapporto dei leader della Lega con la magistratura è piuttosto travagliato. Sin dalla frase chos di Umberto Bossi, pronunciata nel lontano 23 settembre del 1993: «Siamo veloci di mano e di pallottole che da noi costano 300 lire, e se un magistrato vuole coinvolgere la Lega nelle tangenti sappia che la sua vita vale 300 lire».
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