Cosentino è diventato renziano? No, capisce la politica meglio del Fatto
L’ex capo indiscusso di FI in Campania, in carcere da due senza processo, spiega che il bipolarismo è finito. E con esso anche Berlusconi
“Verdini sostiene Renzi perché B. non lo salva più”: così il Fatto di oggi richiama in prima pagina una “intervista” a Nicola Cosentino, in carcere senza processo dal 3 aprile di due anni fa. Usiamo le virgolette perché il bravo Fabrizio D’Esposito ha in realtà intervistato il senatore (verdiniano) Vincenzo D’Anna, che ha potuto visitare Cosentino in cella e che ha poi riferito al cronista, si presume correttamente, i contenuti essenziali del suo colloquio. “Silvio è finito, il futuro è con Renzi e Verdini” è invece il titolo della pagina interna.
La tesi suggerita dai due titoli è semplice ed efficace: Cosentino, accusato di essere “il referente nazionale dei clan casalesi di Gomorra”, aderisce al Partito della Nazione renziano nella speranza, se non nella certezza, di ottenerne un vantaggio personale. La “benedizione” del berlusconiano camorrista dovrebbe, nelle intenzioni del Fatto, imbarazzare il presidente del Consiglio e ancor più chi lo sostiene, svelando finalmente al mondo la verità: Renzi è la reincarnazione non di Berlusconi, ma del suo lato peggiore.
In realtà Cosentino ha detto a D’Anna, che ha riferito a D’Esposito, tutt’altra cosa: e vale la pena leggere le sue parole non soltanto perché smentiscono il fraintendimento doloso di Travaglio, ma anche perché contengono un’indubbia verità politica. Verdini, osserva l’ex deputato del Pdl, “ha capito che Berlusconi non salverà nessuno, che la sua ambizione è minima, farsi un piccolo partito senza alcuna struttura”.
“Salvare”, dunque, significa qui offrire una prospettiva politica, un orizzonte: e siccome “gente come Verdini puoi tenerla solo in funzione di un progetto ambizioso”, la fuoriuscita dell’ex braccio destro del Cavaliere ha un’evidente giustificazione politica. Tantopiù che “centrosinistra e centrodestra per come li abbiamo vissuti per vent’anni non esisteranno più”: il che è incontestabilmente vero. Cosentino conclude auspicando un “polo moderato” guidato da Renzi e prevedendo una scissione a sinistra (che in realtà si è già in parte consumata).
Al Fattone questa sembra un’analisi politica ragionevole, che prende atto della conclusione di un’epoca e riflette sugli sviluppi a venire. Difficile non condividerla nella sua sostanziale oggettività. Naturalmente, non tutti sono obbligati a gioire per il tramonto di Berlusconi: Brunetta e Travaglio possono liberamente struggersi nella nostalgia. Ma il problema è loro, non di Renzi.
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