Bonus bebè, Regione Lombardia esclude le famiglie adottive. Le coppie: "Noi genitori al 100% "
Le misure (800 euro per il secondo figlio, mille per il terzo) inserite da Maroni nel pacchetto del "reddito di autonomia". Tuona l'Ndc: "Un errore da correggere, andrebbero aiutate più delle altre"
"Sono la madre dei miei tre figli al 100 per cento". Susanna Borsari ha 43 anni. Da 17 è sposata con Maurizio e da 13 è mamma di una bambina che ha tenuto tra le braccia per la prima volta quando aveva venti giorni. A lei, nel 2007, si è aggiunto un fratellino arrivato dall'Asia che oggi ha dieci anni e, a settembre, un altro bimbo di cinque anni originario dell'Africa. Una famiglia di cinque persone, con spese non da poco; una delle circa 400 famiglie adottive in Lombardia - secondo l'ultimo rapporto (su dati 2013) del Cai, la Commissione adozione internazionali - che per completare l'iter, dice una ricerca del Cergas Bocconi, spendono fino a 20mila euro. Famiglie escluse dal Bonus bebè della Regione Lombardia.
Le domande per il contributo sono già 2mila, di cui quasi la metà è già andata in porto, con l'assegno - da 800 euro per il secondo figlio, e da mille per il terzo - già incassato. Ma i genitori che hanno accolto un bambino, dandogli una casa e una famiglia, non hanno diritto al finanziamento tanto caro al governatore Roberto Maroni, che l'ha inserita nel pacchetto del "reddito di autonomia". "Un errore da correggere", denuncia Angelo Capelli, capogruppo di Ncd, uno dei partiti che sostiene la giunta. "Una discriminazione", secondo Borsari che chiede "uguali doveri e uguali diritti. Perché i bimbi si sentano figli - spiega - è importante che noi adulti ci sentiamo genitori. Non voglio essere considerata un genitore diverso, minore. Il luogo comune è che le famiglie che adottano siano benestanti, ma il percorso di un'adozione internazionale è lungo e costoso: devi pagare la traduzione dei documenti, l'ente che ti assiste, i viaggi. Noi per la terza adozione abbiamo dovuto vendere il box. Un sacrificio nullo, sia chiaro, se consideriamo la gioia di avere, adesso, nostro figlio".
In autunno il governatore ha presentato un pacchetto di misure di welfare che comprende anche il cosiddetto "bonus bebè". Ossia, un assegno che viene erogato alle famiglie (anche composte da mamme single) che hanno un reddito Isee sotto i 30mila euro, e hanno appena avuto il secondo o il terzo figlio. La misura ha, come potenziali destinatari, circa 26mila secondogeniti, e 10mila terzi figli, nati tra l'autunno e lo scorso 31 dicembre. Valore, tre milioni di euro. Il termine per presentare le domande scade a fine mese: "In questi giorni siamo stati contattati da diverse famiglie che hanno adottato un bambino, e hanno tentato di accedere al contributo. Senza però riuscirvi - racconta Capelli - a prescindere dal fatto che abbiano adottato bimbi di pochi mesi o più grandi, questi genitori dal punto di vista, pratico, giuridico ed economico si trovano nelle condizioni di qualsiasi famiglia, che di fronte a un nuovo nato ha bisogno di sostegno: devono essere equiparate".
"Quando mi chiedono cosa vuol dire essere madre adottiva
- continua Borsari - non so mai cosa rispondere. A qualsiasi altra madre viene chiesta la stessa cosa? No. Quindi perché chiederlo a me? L'essere madre non dipende dal sangue, accogliere un figlio adottivo ti dà la consapevolezza che i figli ti sono affidati, sì. Ma che non ti appartengono. Questo vale per tutti i genitori, sia quelli che hanno un legame biologico con i propri bimbi, sia quelli adottivi: è per questo che siamo tutti uguali".
Le domande per il contributo sono già 2mila, di cui quasi la metà è già andata in porto, con l'assegno - da 800 euro per il secondo figlio, e da mille per il terzo - già incassato. Ma i genitori che hanno accolto un bambino, dandogli una casa e una famiglia, non hanno diritto al finanziamento tanto caro al governatore Roberto Maroni, che l'ha inserita nel pacchetto del "reddito di autonomia". "Un errore da correggere", denuncia Angelo Capelli, capogruppo di Ncd, uno dei partiti che sostiene la giunta. "Una discriminazione", secondo Borsari che chiede "uguali doveri e uguali diritti. Perché i bimbi si sentano figli - spiega - è importante che noi adulti ci sentiamo genitori. Non voglio essere considerata un genitore diverso, minore. Il luogo comune è che le famiglie che adottano siano benestanti, ma il percorso di un'adozione internazionale è lungo e costoso: devi pagare la traduzione dei documenti, l'ente che ti assiste, i viaggi. Noi per la terza adozione abbiamo dovuto vendere il box. Un sacrificio nullo, sia chiaro, se consideriamo la gioia di avere, adesso, nostro figlio".
In autunno il governatore ha presentato un pacchetto di misure di welfare che comprende anche il cosiddetto "bonus bebè". Ossia, un assegno che viene erogato alle famiglie (anche composte da mamme single) che hanno un reddito Isee sotto i 30mila euro, e hanno appena avuto il secondo o il terzo figlio. La misura ha, come potenziali destinatari, circa 26mila secondogeniti, e 10mila terzi figli, nati tra l'autunno e lo scorso 31 dicembre. Valore, tre milioni di euro. Il termine per presentare le domande scade a fine mese: "In questi giorni siamo stati contattati da diverse famiglie che hanno adottato un bambino, e hanno tentato di accedere al contributo. Senza però riuscirvi - racconta Capelli - a prescindere dal fatto che abbiano adottato bimbi di pochi mesi o più grandi, questi genitori dal punto di vista, pratico, giuridico ed economico si trovano nelle condizioni di qualsiasi famiglia, che di fronte a un nuovo nato ha bisogno di sostegno: devono essere equiparate".
"Quando mi chiedono cosa vuol dire essere madre adottiva
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