“...Offelée fa el tò mestèe…" (di Axel) - Piccola a storia di miracoli e guaritori
Davide Vannoni Gianroberto Casaleggio
Mettiamola così: davvero pensate che scegliersi un protocollo medico sia un diritto di ogni paziente?
Se le cose stessero così, l’uso del mago piuttosto che dello sciamano in grado di guarire ogni tipo di malattia dovrebbe essere garantito dal servizio sanitario nazionale, e l’uso dello stregone da parte degli immigrati preso a standard di guarigione.
A supporto di questa logica in Italia oggi il Tribunale Amministrativo del Lazio, a seguito di un esposto sulla correttezza della nomina degli esperti dell’Aifa che hanno dichiarato “assolutamente inconsistente” il protocollo medico descritto dal professore (di filosofia, aggiungiamo) Davide Vannoni, ha di fatto cassato il blocco della terapia imponendo di scegliere altri esperti “non dichiaratamente sfavorevoli” al protocollo.
Come se fosse poi possibile trovare un qualunque scienziato che, dopo le innumerevoli scemenze sperimentali e l’evidenza della sostanziale inefficacia della cura, dichiarasse pubblicamente “che siccome si tratta di cure compassionevoli debbono comunque essere provate”.
Giusto per darvi la portata della qualità delle “cure compassionevoli”, la stampa riporta di come Vannoni prometta la cura di molte malattie neurodegenerative per cifre che oscillano dai 20.000 ai 50.000 euro, utilizzando metodi non scientifici né adeguatamente provati: le cure venivano praticate anche in un centro estetico sammarinese privo di autorizzazione medica (!!!).
Spieghiamo: la terapia consiste nel prelievo di cellule dal midollo osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro (incubazione delle cellule staminali per 2 ore in una soluzione 18 micromolare di acido retinoico), e infine la loro infusione nei pazienti stessi, prevedendo la conversione di cellule staminali mesenchimali (cellule solitamente destinate alla generazione di tessuti ossei e adiposi) in neuroni, a seguito di una esposizione ad acido retinoico diluito inetanolo.
Vannoni non ha rivelato alcun dettaglio del suo metodo al di là di quelli disponibili nella sua domanda di brevetto, già parzialmente respinto nel 2012 negli Stati Uniti a causa del fatto che la domanda aveva dettagli insufficienti riguardo alla metodologia, che fosse improbabile che la differenziazione cellulare si verificasse durante un periodo di incubazione così breve e che la comparsa di cellule nervose nella coltura rischierebbe di essere frutto di cambiamenticitotossici
Risulta interessante notare che, a seguito di questa bocciatura del protocollo Vannoni non ha ripresentato domanda: si tratta quindi di un processo che dal punto di vista della difendibilità brevettuale non ha alcuna giustificazione scientifica.
Va notato inoltre che è ad oggi attiva un’inchiesta della procura di Torino ove il pm Giancarlo Avenati Bassi ha ipotizzato il reato di tentata truffa relativamente a questo protocollo ed ha chiesto il rinvio a giudizio di Vannoni.
L’episodio risale al 2007, quando la giunta guidata da Mercedes Bresso sceglie di destinare mezzo milione all’associazione di medicina rigenerativa Onlus, con sede legale in via Giolitti 41, di cui è socio Vannoni. Il finanziamento viene suddiviso in due tranche, una da 350mila euro e una da 150mila, per la realizzazione di un “laboratorio per lo sviluppo di tecnologie biomediche applicabili nell’ambito della medicina rigenerativa con l’utilizzo di cellule mesenchimaliadulte autologhe”.
La delibera, già firmata e protocollata, viene bloccata in extremis dopo l’intervento dell’assessore Andrea Bairati, che denuncia pressioni su esponenti della giunta e del consiglio regionale sottolineando che i rapporti con gli esponenti politici piemontesi erano iniziati per le attività del fondatore di Stamina Foudation nel campo del marketing e dei call center: un bel salto, vero ?
Si tratta della seconda inchiesta aperta a Torino, che coinvolge Vannoni, dopo quella del maggio 2010, quando la Procura aprì un’inchiesta sulle attività della Stamina Foundation onlus, l’associazione torinese fondata da lui nel 2009 “per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa”: Vannoni, attraverso il neurologo Leonardo Scarsella, proponeva questa cura in un ambulatorio privato di Torino nel 2009 e per questa sua attività è stato rinviato a giudizio, con alcuni medici, per associazione a delinquere, benchè Vannoni affermi: “La nostra metodica è "in chiaro: In Rete si possono trovare studi clinici che ne dimostrano l'efficacia. E noi la stiamo applicando in ospedali pubblici”.
Da wikipedia leggiamo questa interessante storia:
Nel maggio del 2009, in seguito ad un articolo del Corriere della Sera e ad un esposto di un dipendente della società Cognition, di cui Vannoni era amministratore, viene avviata un'inchiesta dal magistrato Raffaele Guariniello, che intende chiarire la posizione di Vannoni in merito all'uso di cellule staminali al di fuori dei protocolli sperimentali previsti dalla legge. Sul finire del 2009 compaiono sulla stampa diversi articoli giornalistici sulle attività di Vannoni, coinvolto in un intreccio di società e la fondazione Stamina.
Nell’agosto 2012, la procura dispone il rinvio a giudizio di 12 indagati, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere.
Dal 2011 grazie all'interessamento del dottor Marino Andolina, divenuto collaboratore di Vannoni, il "metodo Stamina" veniva praticato come cura compassionevole nell'Ospedale di Brescia; agli inizi 2013 viene sospeso in seguito a un'ispezione dei NAS e dell'AIFA, in cui fu rilevato il mancato rispetto dei requisiti di sicurezza e igiene e la carenza nella documentazione prescritta dalla legge.
Del caso si occupano anche l'Accademia dei Lincei, e il 26 marzo, in ambito internazionale, anche la rivista Nature e l'Agenzia europea per i medicinali.
Il 3 maggio 2013, tredici scienziati pubblicano sul The EMBO Journal una critica analisi del metodo, mettendo in luce le loro preoccupazioni in relazione all'inconsistenza delle prove scientifiche, alle carenze metodologiche e all'assenza di pubblicazioni.
A partire da marzo dello stesso anno anche l'associazione Famiglie SMA, che riunisce i familiari dei pazienti affetti da SMA, interviene esprimendosi più volte in maniera molto critica verso il metodo Stamina e verso i servizi televisivi de Le Iene.
Il risalto è tale che lo studioso e medico giapponese Shinya Yamanaka, premio Nobel per la medicina nel 2012 e presidente della Società Internazionale per la Ricerca sulle Cellule Staminali (ISSCR), pubblica un comunicato in cui esprime preoccupazione per l'autorizzazione da parte delle autorità italiane di un metodo del quale non si conosce la sicurezza e privo di qualunque evidenza di efficacia.
Il 2 luglio 2013 la rivista Nature in un nuovo articolo definisce la presunta terapia come promossa da «uno psicologo trasformatosi in imprenditore medico», «basata su dati fallaci» e «plagio di un altro studio già sviluppato e soprattutto tecnica inefficace»: la rivista ha scoperto che due immagini utilizzate per depositare il brevetto della terapia nel 2010 erano in realtà identiche a quelle di un articolo del 2003 e uno del 2006 di un team di ricercatori russi e ucraini, coordinati dalla biologa molecolare Elena Schegelskaya, della Kharkov National Medical University.”
Guarda caso, anche il team russo cercava cellule del midollo osseo capaci di differenziarsi in cellule nervose, ma la loro soluzione di acido retinoico raggiungeva un decimo della concentrazione del metodo di Vannoni, e prevedeva l'incubazione delle cellule per diversi giorni: Nature fece notare perciò come la stessa immagine era stata utilizzata per rappresentare due modalità molto differenti di sviluppo sperimentale, insomma una bella scopiazzata e via...
La vicenda Stamina è l’ennesima dimostrazione del fatto che l’Italia è il paese dei tuttologi (spesso togati): non basta una sostanziale mancanza di dati scientifici per affossare un protocollo ridicolo sviluppato non già da un biochimico ma da un incompetente in materia (fino a prova contraria, ma non risulta che Vannoni abbia nel frattempo ricevuto alcuna attestazione delle sue competenze biochimiche).
Dopo i pazienti curati sulla base di sentenze dei giudici del lavoro, ora il Tar contesta il fatto che alcuni membri della commissione ministeriale avessero espresso pareri negativi sul metodo prima di essere nominati, e suggerisce di comporre una nuova commissione composta “…anche di esperti che abbiano espresso parere positivo”.
La nuova commissione valuterà documenti presentati da Vannoni dove ci sono intere parti (ad esempio quelle che riguardano le patologie che il metodo sarebbe in grado di curare) copiate da Wikipedia, oltre a stralci provenienti da vecchi studi scientifici, ma nessun dato statistico sulla pretesa efficacia del protocollo: a qualunque laureato in discipline scientifiche verrà spontaneo chiedersi come possa essere possibile prendere qualunque decisione diversa dal blocco della sperimentazione.
E’ chiaro che vedere persone colpite da malattie neurologiche degenerative spezza il cuore, ma allo stesso tempo deve essere chiaro che la sovvenzione di protocolli risibili toglie fondi alla ricerca vera che si basa su dati inoppugnabili e su processi di sperimentazione che devono durare anni perché siano certificati e garantiscano ragionevoli certezze terapeutiche.
Dare fiato a personaggi che dichiarano mirabolanti soluzioni a costi altrettanto mirabolanti non salva le vite, rende solo ricchi gli ideatori di terapie spesso autocertificate.
Il TAR ancora una volta esprime pareri al di fuori della sua competenza, e mai come in questo caso il suggerimento del mio papà risulta attuale: "offelée fa el tò mestèe”
Axel
APPENDICE (Per non dimenticare, colpevolmente, altri benemeriti della Scienza) - di Tafanus
In ricordo della mitica "Multiterapia Di Bella", appoggiata dai fascisti anche con manifestazioni di piazza
Sperimentazione - «Restava un dato di fatto, preciso, inequivocabile: i suoi pazienti morivano come gli altri. Non c'era alcun vantaggio terapeutico. Nessuna salvezza. Di Bella non accettò mai che si verificasse se la sua terapia avesse un valore di tipo palliativo. Non è un palliativo, ha sempre detto. È una cura.»(Eva Buiatti)
La sperimentazione viene concordata alla fine di gennaio del 1998 tra l'allora Ministro della Salute Rosy Bindi, Lorenzo Tomatis, Umberto Veronesi e Luigi Di Bella. I protocolli vengono sottoscritti da Luigi Di Bella e da un'equipe di oncologi e garanti tra i migliori in Italia. L'accordo prevede la sperimentazione di 9 protocolli (diventeranno 11) su altrettante neoplasie per un totale di 600 pazienti e un ulteriore protocollo di osservazione che coinvolgerà 2000 pazienti; i centri coinvolti sono 21.
I principali criteri comuni ai diversi protocolli per l'accesso alla terapia sono rappresentati da:
Sperimentazione - «Restava un dato di fatto, preciso, inequivocabile: i suoi pazienti morivano come gli altri. Non c'era alcun vantaggio terapeutico. Nessuna salvezza. Di Bella non accettò mai che si verificasse se la sua terapia avesse un valore di tipo palliativo. Non è un palliativo, ha sempre detto. È una cura.»(Eva Buiatti)
La sperimentazione viene concordata alla fine di gennaio del 1998 tra l'allora Ministro della Salute Rosy Bindi, Lorenzo Tomatis, Umberto Veronesi e Luigi Di Bella. I protocolli vengono sottoscritti da Luigi Di Bella e da un'equipe di oncologi e garanti tra i migliori in Italia. L'accordo prevede la sperimentazione di 9 protocolli (diventeranno 11) su altrettante neoplasie per un totale di 600 pazienti e un ulteriore protocollo di osservazione che coinvolgerà 2000 pazienti; i centri coinvolti sono 21.
I principali criteri comuni ai diversi protocolli per l'accesso alla terapia sono rappresentati da:
- avere ricevuto una diagnosi istologica o citologica di malattia neoplastica;
- presentare una malattia misurabile e/o valutabile;
- presentare uno stadio avanzato di malattia;
- non avere ricevuto precedenti trattamenti MDB;
- non assumere contemporaneamente altri farmaci antitumorali.
Nel giugno del 1998, dopo che Luigi Di Bella concede l'accesso ai propri archivi, viene pubblicata l'analisi delle cartelle cliniche (relative a 20 anni di cura Di Bella) effettuata da una commissione di esperti oncologi: i dati sono lacunosi e i risultati sono deludenti. Dei 3076 casi analizzati, di circa il 50% non si sapeva se in effetti avessero un tumore, del 30% mancavano dati circa la sopravvivenza dopo la terapia Di Bella, del restante 20% (605 casi) con dati circa la sopravvivenza, solo per 248 (8%) esistevano dati certi sia in merito alla diagnosi che al trattamento, di questi 244 avevano ricevuto trattamenti convenzionali per la cura dei tumori, solo 4 avevano ricevuto la cura completa di Luigi Di Bella senza chemioterapia, solo uno di questi risultava ancora in vita a due anni dalla diagnosi.
Nello stesso periodo di tempo vengono attivati gli 11 studi multicentrici di fase II su 8 tipi di neoplasie (la fase II è finalizzata ad acquisire conoscenze sui livelli di "attività" di un farmaco o di un insieme di farmaci, il che, in ambito oncologico, significa valutare se un determinato trattamento è in grado di ridurre le dimensioni delle masse tumorali in un numero significativo di pazienti). La valutazione finale da parte dell'Italian Study Group for the Di Bella Multitherapy Trial fu che quelle sperimentazioni non avevano prodotto alcuna prova che giustificasse ulteriori trials clinici [...]
«I 3 casi di risposta parziale osservati tra i 386 pazienti rappresentano un tasso di risposta dello 0,8% che è ben al di sotto di ogni soglia ragionevole per dichiarare che un nuovo trattamento mostra un'attività promettente. Il basso tasso di risposta consente di escludere la possibilità che il trattamento, preso nel suo complesso, abbia alcun effetto oltre la moderata attività che è già stata dimostrata per alcuni suoi componenti» [...]
La rivista Cancer scrisse che i pazienti trattati con la terapia Di Bella vivevano in media meno di quelli trattati con terapie tradizionali di riconosciuta efficacia, e sottolineava che tale terapia non è comunque priva di effetti collaterali.
Nello stesso periodo di tempo vengono attivati gli 11 studi multicentrici di fase II su 8 tipi di neoplasie (la fase II è finalizzata ad acquisire conoscenze sui livelli di "attività" di un farmaco o di un insieme di farmaci, il che, in ambito oncologico, significa valutare se un determinato trattamento è in grado di ridurre le dimensioni delle masse tumorali in un numero significativo di pazienti). La valutazione finale da parte dell'Italian Study Group for the Di Bella Multitherapy Trial fu che quelle sperimentazioni non avevano prodotto alcuna prova che giustificasse ulteriori trials clinici [...]
«I 3 casi di risposta parziale osservati tra i 386 pazienti rappresentano un tasso di risposta dello 0,8% che è ben al di sotto di ogni soglia ragionevole per dichiarare che un nuovo trattamento mostra un'attività promettente. Il basso tasso di risposta consente di escludere la possibilità che il trattamento, preso nel suo complesso, abbia alcun effetto oltre la moderata attività che è già stata dimostrata per alcuni suoi componenti» [...]
La rivista Cancer scrisse che i pazienti trattati con la terapia Di Bella vivevano in media meno di quelli trattati con terapie tradizionali di riconosciuta efficacia, e sottolineava che tale terapia non è comunque priva di effetti collaterali.
I risultati in dettaglio
Il caso mediatico - «il caso Di Bella è stato un trionfo della fiducia magica nel risultato immediato» (Umberto Eco)
La vicenda legata alla sperimentazione del metodo Di Bella è stata analizzata anche dal punto di vista del risalto mediatico dato alla vicenda e di come l'opinione pubblica ha reagito a tali avvenimenti: la vicenda ha suscitato un processo emotivo di adozione da parte del pubblico di quella figura di eroe capace di opporsi alle istituzioni (illegittime per definizione) e ai loro oscuri interessi per indicare una nuova via facile e comoda attraverso la quale ottenere risultati senza fatica [...] Tra il dicembre 1997 e il gennaio 1998 vengono dedicati al caso Di Bella, sui cinque principali quotidiani, 636 articoli, dei quali 86 in prima pagina. Piero Angela, unitamente ad altri giornalisti scientifici, sottoscrive un documento critico sul modo con cui viene trattato dall'informazione il caso Di Bella. Il 15 febbraio del 1998 15.000 sostenitori di Di Bella sfilano per Roma (...capeggiati dal Storace e Gasparri - NdR) per chiedere la gratuità della terapia. Rileva un sondaggio dell'epoca che l'85% degli italiani era favorevole alla cura Di Bella [...]
L'American Cancer Society dichiara a proposito del MDB: "L'evidenza scientifica disponibile non supporta le affermazioni sull'efficacia della terapia Di Bella nel curare il cancro. Può causare effetti collaterali seri e pericolosi" [...]
Ma i "convegni esotici" insistono - Il figlio di Luigi Di Bella, Giuseppe afferma che a sostenere la validità del metodo ci sono anche i risultati da lui presentati a due convegni oncologici mondiali svolti uno in Cina e uno a Singapore; tali convegni tuttavia non solo risultano privi di una qualsiasi valenza scientifica, marisulta anche che ad essere invitato quale relatore è chiunque paghi l'importo richiesto per la partecipazione, a prescindere da ogni validità o plausibilità scientifica di quello che contiene la propria relazione.
Periodicamente la fondazione Di Bella, anche attraverso la stampa generalista, porta alla ribalta notizie di studi che in qualche misura comproverebbero la validità del metodo. Questi studi tuttavia concernono solo alcuni degli elementi usati da Di Bella, non sono pubblicati su riviste autorevoli e tutti si riferiscono a colture cellulari e non a esseri umani, quindi non hanno alcuna validità per un uso clinico "in vivo". (Fonte: Wikipedia)
CONCLUSIONI - ...questo è quanto. Questo è il paese di Vanna Marchi che diventa miliardaria vendendo elisir di lunga vita, di Totò che vende la Fontana di Trevi, di Grillo che vende la wash-ball, di Cesare Ragazzi che vende ricrescite di folte chiome, di Berlusconi che - supportato da don Verzé - ha debellato il cancro già nel 2011. Questo è, purtroppo, il paese in cui chi parla usando il "pessimismo della ragione", viene spernacchiato da chi fortissimamente vuole credere nel miracoliere di turno. E allora non lamentiamoci dello Stato, e dei politici quasi sempre incompetenti, e spesso ladroni. Li abbiamo creati NOI, coi nostri voti, e siamo pronti a ricominciare. Ad ogni lustro il suo cazzaro. E noi, mai domi, ci ricaschiamo ogni volta...
P.S.: Io, mia moglie e la signora Mariuccia abbiamo scoperto un metodo "quasi certissimo" per vincere al lotto, a alla roulette online. Ordinate oggi stesso il manuale. Costa solo 80 euro, e consente a chiunque di diventare miliardario in pochi mesi. Affrettatevi. Il manuale è in via di esaurimento. Tafanus
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