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Crisi di governo, Letta chiede la fiducia in parlamento
Prima B. ordina: lo sfiduciamo. Poi dice sì. I ribelli di Pdl-Gal strappano. Il premier in Senato: «Per l'Italia rischio fatale».
Il lungo giorno del giudizio è arrivato. Mercoledì 2 ottobre il parlamento si appresta a emettere il verdetto sul terremoto politico che ha scosso l'Italia (guarda le foto). In gioco c'è la fiducia per la strana maggioranza delle larghe intese, ma non solo. Il futuro di Silvio Berlusconi, messo all'angolo dal tradimento delle colombe e a un passo dalla decadenza, sembra in bilico fra caduta e resurrezione.
LA RIVINCITA DI ANGELINO. Prima del voto è arrivarto però l'ennesimo colpo di coda. E pensare che un quarto d'ora di colloquio-lampo nella notte non era servito a ricomporre lostrappo con Angelino Alfano, l'ex delfino privo di quid pronto a prendersi un'inattesa rivincita.
Le posizioni dei due erano rimaste invariate: il segretario del Popolo della libertà nonché vice premier aveva intenzione di votare la fiducia al governo, mentre il Cavaliere voleva affossarlo.
SILVIO DICE NO, POI CI RIPENSA. Ma una volta arrivato in Aula il confronto con il suo gruppo parlamentare ha prodotto una retromarcia: dopo aver ordinato di votare 'no' alla fiducia, si è convertito per paura che gli si sgretolasse in mano il partito. «Votiamo sì», ha detto in Aula.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta, dal canto suo, non ha ceduto a trattative con Berlusconi. Niente salvacondotti giudiziari in cambio del voto favorevole in Aula. Il destino dell'Italia separato dalle vicissitudini personali del leader del centrodestra. Nel suo discorso sul rilancio dell'esecutivo ha parlato di «rischio fatale per l'Italia», in caso di crollo.
Su Senato e Camera sono puntati i riflettori di un intero Paese sull'orlo dell'instabilità, mentre l'Europa e i mercati finanziari ci tengono d'occhio.
UNA MARATONA FINO ALLE 22. Si parte a Palazzo Madama alle 9.30 con diretta tivù («I cittadini devono sapere cosa succede», aveva detto il ministro per i Rapporti con il parlamento Dario Franceschini).
La maratona fra i due rami del parlamento è destinata a durare fino a tarda sera: la votazione finale a Montecitorio è attesa intorno alle 22.
Le comunicazioni del premier durano infatti intorno ai 40 minuti, dopodiché tocca ai gruppi per un totale di due ore (31 minuti al Partito democratico, 17 minuti al Movimento 5 stelle, 16 minuti al Popolo della libertà, 12 a Scelta civica, 10 alla Lega Nord, 10 a Fratelli d'Italia, 10 al gruppo Misto).
Quindi una replica del premier e nel caso di una mozione di fiducia un ulteriore dibattito e l'attesa per le procedure di voto (le cosiddette chiame).
LA RIVINCITA DI ANGELINO. Prima del voto è arrivarto però l'ennesimo colpo di coda. E pensare che un quarto d'ora di colloquio-lampo nella notte non era servito a ricomporre lostrappo con Angelino Alfano, l'ex delfino privo di quid pronto a prendersi un'inattesa rivincita.
Le posizioni dei due erano rimaste invariate: il segretario del Popolo della libertà nonché vice premier aveva intenzione di votare la fiducia al governo, mentre il Cavaliere voleva affossarlo.
SILVIO DICE NO, POI CI RIPENSA. Ma una volta arrivato in Aula il confronto con il suo gruppo parlamentare ha prodotto una retromarcia: dopo aver ordinato di votare 'no' alla fiducia, si è convertito per paura che gli si sgretolasse in mano il partito. «Votiamo sì», ha detto in Aula.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta, dal canto suo, non ha ceduto a trattative con Berlusconi. Niente salvacondotti giudiziari in cambio del voto favorevole in Aula. Il destino dell'Italia separato dalle vicissitudini personali del leader del centrodestra. Nel suo discorso sul rilancio dell'esecutivo ha parlato di «rischio fatale per l'Italia», in caso di crollo.
Su Senato e Camera sono puntati i riflettori di un intero Paese sull'orlo dell'instabilità, mentre l'Europa e i mercati finanziari ci tengono d'occhio.
UNA MARATONA FINO ALLE 22. Si parte a Palazzo Madama alle 9.30 con diretta tivù («I cittadini devono sapere cosa succede», aveva detto il ministro per i Rapporti con il parlamento Dario Franceschini).
La maratona fra i due rami del parlamento è destinata a durare fino a tarda sera: la votazione finale a Montecitorio è attesa intorno alle 22.
Le comunicazioni del premier durano infatti intorno ai 40 minuti, dopodiché tocca ai gruppi per un totale di due ore (31 minuti al Partito democratico, 17 minuti al Movimento 5 stelle, 16 minuti al Popolo della libertà, 12 a Scelta civica, 10 alla Lega Nord, 10 a Fratelli d'Italia, 10 al gruppo Misto).
Quindi una replica del premier e nel caso di una mozione di fiducia un ulteriore dibattito e l'attesa per le procedure di voto (le cosiddette chiame).
- Il premier Enrico Letta con la sua squadra di governo. (Ansa)
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