Lo stipendio dei grillini: non 12.788, ma 13.559 euro
Postato in Senza categoria il 3 aprile, 2013
I grillini sono persone molto precise. Anzi, decisamente pignole. Cosa che, in passaggi travagliati come quello che stiamo vivendo, non è da considerarsi elemento negativo, anzi.
Così, per avere scritto che, comandamenti della campagna #BersaniFallifirmare alla mano (lanciata dal grande capo Beppe Grillo), la paga del deputato del Movimento Cinque Stelle sarebbe stata di 12.788 euro, sul blog del sottoscritto e sul sito dell’Espresso sono piovuti a centinaia insulti di ringraziamento.
Tutto sbagliato, cifra inventata, esagerata, si diceva sostanzialmente nei commenti più benevoli attaccando l’autore dell’articolo, scritto, naturalmente, “per aggredire i cittadini parlamentari a cinque stelle e screditare la loro volontà di rinnovamento”.
Esagerata la cifra di 12.788 euro? Macché! Scorrendo adesso la proposta presentata dai rappresentati del M5S il 29 marzo all’Ufficio di presidenza della Camera dei deputati e firmata dal vicepresidente Luigi Di Maio e dai segretari di presidenza Claudia Mannino e Riccardo Fraccaro, si scopre che, dovesse essere approvata, i deputati finirebbero per costare agli italiani addirittura di più della proposta precedente, per la precisione 13.559,24 euro.
Nel dettaglio, una volta spiegato che il loro modello di riferimento è quello introdotto dai consiglieri regionali in Sicilia e auspicata l’emanazione di un codice etico per i deputati, il M5S propone di abbassare l’indennità parlamentare a 5.000 euro lordi e di cancellare il rimborso spese per l’esercizio del mandato, il rimborso spese accessorie di viaggio e il rimborso forfettario spese telefoniche.
In totale, il taglio (vedi documento) ammonterebbe a 8.559,90 euro (3.503,11+1.845+1.845+1.107,90+258,23).
Tutto ok, dunque? Solo a prima vista. Avanzata l’idea della riduzione, infatti, i grillini passano a una complicata proposta. Scrivono infatti: “E’ auspicabile accorpare tutte le voci estranee all’indennità (diaria di soggiorno mensile, rimborso spese per l’esercizio del mandato, rimborso spese accessorie di viaggio, rimborso forfettario spese telefoniche). Qualsiasi spesa dovrà essere giustificata (cosa che andremo puntualmente a verificare mese per mese, ndr) a titolo di rimborso alla Camera dei deputati e pubblicata online sul sito ufficiale per ogni deputato”.
Morale: “l’erogazione deve avvenire per spese attestate e non superare il tetto massimo di euro 8.559,24 al mese”. Che sommati ai 5.000 euro lordi dell’indennità parlamentare riformata, fanno appunto 13.559,24.
Cioè 771,24 euro in più di quelli che avevamo calcolati (12.778 euro) nel nostro precedente articolo e che tanti insulti ci è costato.
Così, per avere scritto che, comandamenti della campagna #BersaniFallifirmare alla mano (lanciata dal grande capo Beppe Grillo), la paga del deputato del Movimento Cinque Stelle sarebbe stata di 12.788 euro, sul blog del sottoscritto e sul sito dell’Espresso sono piovuti a centinaia insulti di ringraziamento.
Tutto sbagliato, cifra inventata, esagerata, si diceva sostanzialmente nei commenti più benevoli attaccando l’autore dell’articolo, scritto, naturalmente, “per aggredire i cittadini parlamentari a cinque stelle e screditare la loro volontà di rinnovamento”.
Esagerata la cifra di 12.788 euro? Macché! Scorrendo adesso la proposta presentata dai rappresentati del M5S il 29 marzo all’Ufficio di presidenza della Camera dei deputati e firmata dal vicepresidente Luigi Di Maio e dai segretari di presidenza Claudia Mannino e Riccardo Fraccaro, si scopre che, dovesse essere approvata, i deputati finirebbero per costare agli italiani addirittura di più della proposta precedente, per la precisione 13.559,24 euro.
Nel dettaglio, una volta spiegato che il loro modello di riferimento è quello introdotto dai consiglieri regionali in Sicilia e auspicata l’emanazione di un codice etico per i deputati, il M5S propone di abbassare l’indennità parlamentare a 5.000 euro lordi e di cancellare il rimborso spese per l’esercizio del mandato, il rimborso spese accessorie di viaggio e il rimborso forfettario spese telefoniche.
In totale, il taglio (vedi documento) ammonterebbe a 8.559,90 euro (3.503,11+1.845+1.845+1.107,90+258,23).
Tutto ok, dunque? Solo a prima vista. Avanzata l’idea della riduzione, infatti, i grillini passano a una complicata proposta. Scrivono infatti: “E’ auspicabile accorpare tutte le voci estranee all’indennità (diaria di soggiorno mensile, rimborso spese per l’esercizio del mandato, rimborso spese accessorie di viaggio, rimborso forfettario spese telefoniche). Qualsiasi spesa dovrà essere giustificata (cosa che andremo puntualmente a verificare mese per mese, ndr) a titolo di rimborso alla Camera dei deputati e pubblicata online sul sito ufficiale per ogni deputato”.
Morale: “l’erogazione deve avvenire per spese attestate e non superare il tetto massimo di euro 8.559,24 al mese”. Che sommati ai 5.000 euro lordi dell’indennità parlamentare riformata, fanno appunto 13.559,24.
Cioè 771,24 euro in più di quelli che avevamo calcolati (12.778 euro) nel nostro precedente articolo e che tanti insulti ci è costato.
12.788 euro: lo stipendio dei deputati grillini
Postato in Senza categoria il 15 marzo, 2013
Apprezzo i tagli ai costi della politica. Da qualsiasi parte provengano. E ho apprezzato quelli avanzati dal Movimento 5 Stelle, naturalmente. A partire dall’abolizione delle province, cosa ormai quasi fatta in Sicilia, e dalla riduzione delle spese delle Camere.
Figurarsi dunque la felicità davanti agli annunci di riduzioni degli stipendi dei parlamentari fatti da Grillo. Una felicità trasformatasi però alla fine in una grande sorpresa. La ragione? Il fatto stupefacente che alla prova dei fatti le riduzioni di Grillo riducono a poco o niente.
Vediamo perché in questo piccolo gioco di numeri.
Dice Grillo nella campagna #BersaniFallifirmare che «l’indennità parlamentare del “cittadino” portavoce del MoVimento 5 Stelle sarà di 5 mila euro lordi mensili invece di 11.283 euro lordi percepiti da tutti gli altri parlamentari. Il residuo sarà lasciato allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (o di fine mandato)».
Primo errore: alla Camera dei deputati l’indennità lorda non è di 11.283 euro ma di 10.435,00 euro, mentre al Senato ammonta a 10.385,31. Dettagli? Forse, ma è bene ricordare come stanno le cose a chi quel Parlamento vuole aprirlo come «una scatola di sardine».
Secondo punto: la proposta di Grillo a 5.000 non innova granché perchè, gà adesso, deputati e senatori della loro indennità lorda iniziale finiscono per incassare alla fine proprio circa 5.000 euro. Il motivo è presto detto.
Nel caso dei deputati, sull’importo di 10.435 euro lordi dell’indennità vengono operate infatti le ritenute previdenziali (pensione e assegno di fine mandato), assistenziali (assistenza sanitaria integrativa) e fiscali (IRPEF e addizionali regionali e comunali). Il che porta il netto finale appunto a 5.000 circa con una decurtazione ulteriore per i deputati che svolgono un’altra attività lavorativa: per costoro, l’importo netto finale ammonta addirittura a 4.750 euro.
Aggiunge poi Grillo: «I parlamentari del M5S avranno comunque diritto ad altre voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo».
In cosa si traduce questa raffica di voci?
Partiamo dai 5.000 euro dell’indennità “autoridotta”: essendo una cifra lorda, se fosse un qualsiasi stipendio di un qualsiasi lavoratore dipendente, applicando il comune regime Inps e Irpef alla fine si tradurebbe, più o meno, in un netto di circa 37 mila euro che, sempre diviso per le 12 attuali mensilità dell’indennità, significherebbe una busta paga mensile di circa 3.000 euro netti.
3.000 euro ai quali si sommerebbero (per volontà di Grillo) ogni mese 3.503,11 euro di diaria; 3.690 di rimborso spese per l’esercizio del mandato; 1.331,70 euro per le spese di trasporto e di viaggio (se la distanza per l’aeroporto più vicino è superiore ai 100 chilomentri); 258 per spese telefoniche; più l’importo relativo al trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo che, dovesse essere uguale a quello che ogni mese versavano per esempio nel 2007 gli onorevoli per il loro bistrattati vitalizi, farebbero altri 1006 mensili.
Morale provvisoria: 3.000+3.503+3.690+1.331+258+1.006= i “cittadini” di M5S intascheranno ogni mese 12.788 euro netti
cioè appena 995 euro in meno di quello (13.783) che incassano i parlamentari “ladri” e “profittatori” che proprio Grillo vuole mandare a casa.
Con una piccola differenza, però: che i grillini, zitti zitti, in questo modo si fanno addirittura una doppia pensione. Quella Inps con le trattenute sui 5.000 euro lordi fissati dal leader e l’altra, se lo vogliono, con la “voce” del «trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo» con tanto orgoglio evidenziata dal simpatico Beppe Grillo nella campagna #BersaniFallifirmare
Figurarsi dunque la felicità davanti agli annunci di riduzioni degli stipendi dei parlamentari fatti da Grillo. Una felicità trasformatasi però alla fine in una grande sorpresa. La ragione? Il fatto stupefacente che alla prova dei fatti le riduzioni di Grillo riducono a poco o niente.
Vediamo perché in questo piccolo gioco di numeri.
Dice Grillo nella campagna #BersaniFallifirmare che «l’indennità parlamentare del “cittadino” portavoce del MoVimento 5 Stelle sarà di 5 mila euro lordi mensili invece di 11.283 euro lordi percepiti da tutti gli altri parlamentari. Il residuo sarà lasciato allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (o di fine mandato)».
Primo errore: alla Camera dei deputati l’indennità lorda non è di 11.283 euro ma di 10.435,00 euro, mentre al Senato ammonta a 10.385,31. Dettagli? Forse, ma è bene ricordare come stanno le cose a chi quel Parlamento vuole aprirlo come «una scatola di sardine».
Secondo punto: la proposta di Grillo a 5.000 non innova granché perchè, gà adesso, deputati e senatori della loro indennità lorda iniziale finiscono per incassare alla fine proprio circa 5.000 euro. Il motivo è presto detto.
Nel caso dei deputati, sull’importo di 10.435 euro lordi dell’indennità vengono operate infatti le ritenute previdenziali (pensione e assegno di fine mandato), assistenziali (assistenza sanitaria integrativa) e fiscali (IRPEF e addizionali regionali e comunali). Il che porta il netto finale appunto a 5.000 circa con una decurtazione ulteriore per i deputati che svolgono un’altra attività lavorativa: per costoro, l’importo netto finale ammonta addirittura a 4.750 euro.
Aggiunge poi Grillo: «I parlamentari del M5S avranno comunque diritto ad altre voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo».
In cosa si traduce questa raffica di voci?
Partiamo dai 5.000 euro dell’indennità “autoridotta”: essendo una cifra lorda, se fosse un qualsiasi stipendio di un qualsiasi lavoratore dipendente, applicando il comune regime Inps e Irpef alla fine si tradurebbe, più o meno, in un netto di circa 37 mila euro che, sempre diviso per le 12 attuali mensilità dell’indennità, significherebbe una busta paga mensile di circa 3.000 euro netti.
3.000 euro ai quali si sommerebbero (per volontà di Grillo) ogni mese 3.503,11 euro di diaria; 3.690 di rimborso spese per l’esercizio del mandato; 1.331,70 euro per le spese di trasporto e di viaggio (se la distanza per l’aeroporto più vicino è superiore ai 100 chilomentri); 258 per spese telefoniche; più l’importo relativo al trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo che, dovesse essere uguale a quello che ogni mese versavano per esempio nel 2007 gli onorevoli per il loro bistrattati vitalizi, farebbero altri 1006 mensili.
Morale provvisoria: 3.000+3.503+3.690+1.331+258+1.006= i “cittadini” di M5S intascheranno ogni mese 12.788 euro netti
cioè appena 995 euro in meno di quello (13.783) che incassano i parlamentari “ladri” e “profittatori” che proprio Grillo vuole mandare a casa.
Con una piccola differenza, però: che i grillini, zitti zitti, in questo modo si fanno addirittura una doppia pensione. Quella Inps con le trattenute sui 5.000 euro lordi fissati dal leader e l’altra, se lo vogliono, con la “voce” del «trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo» con tanto orgoglio evidenziata dal simpatico Beppe Grillo nella campagna #BersaniFallifirmare
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