Movimento 5 Stelle: Vito Crimi vicino alle dimissioni e i ribelli alla scoperto
Ieri sera riunione tesissima. E i parlamentari a Cinque Stelle chiedono a Beppe Grillo di venire a Roma
Ormai nel Movimento 5 Stelle si è aperta la più classica delle faglie interne ai partiti: quella tra falchi e colombe, per usare una di quelle dicotomie da cronaca politica che probabilmente fa venire la pelle d’oca ai parlamentari pentastellati. Ma tant’è, si era capito che la pattuglia non era poi così granitica fin dai primi tentennamenti dei ‘grillini’ tentati dalla linea di Bersani. Poi c’è stata l’elezione di Grasso. E poi si è capito che la super invadenza di Beppe Grillo era l’unico modo per tenere unita la pattuglia, arrivando a scatenare la caccia alle streghe.
Ieri la divisione è stata certificata dai numeri nella riunione serale e a porte chiuse per decidere la linea da tenere sul prossimo presidente del Consiglio. E per la prima volta coloro che in queste settimane hanno maturato dubbi sulla linea iper oltranzista tenuta da Beppe Grillo hanno alzato la mano e detto la loro. Racconta Repubblica:
Così, per la prima volta, sono stati in molti ad alzare la mano e dire: “Così non va. Dobbiamo fare subito i nomi di un governo a 5 stelle. Dobbiamo portarli a Bersani e al presidente della Repubblica. Farli conoscere ai nostri elettori, che altrimenti si chiederanno che cosa ci facciamo qui”. La riunione è stata tesa. Il fronte del no - che comprende i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi e personalità di spicco come Roberto Fico - è forte e compatto. Così si arriva al voto: i sì ai nomi sono 30. I no 80. Una decina gli astenuti. Si può contare sugli assenti, per allargare la fronda.
Tra i “dialoganti”, Lorenzo Battista, Alessio Tacconi, Mara Mucci. Certo, la loro è una fronda ancora minoritaria, ma comunque consistente. Che soprattutto mostra come anche nel Movimento 5 Stelle ci sia chi non considera sbagliate le critiche di Bersani di ieri: “Hanno messo otto milioni di voti nel frigorifero”. E lo scontro si riproporrà quando sarà il momento di votare per il Presidente della Repubblica. Ok, le votazioni saranno online. Ma poi? Quando in aula sarà il momento di votare per un nome che non è stato fatto dagli elettori per evitarne uno più indigesto? Insomma, se si riproponesse un caso Grasso?
Ma la riunione non ha evidenziato solo questi dilemmi e scontri. È andato in scena anche il “dramma” di Vito Crimi: colpevole di aver scritto un post su Facebook in cui ventilava la possibilità di un governo Bersani che lavori “senza fiducia” (chissà che vorrà mai dire) che comunque è meglio del governo Monti che non rappresenta neanche una maggioranza relativa. Apriti cielo, Beppe Grillo scaglia subito i fulmini dal blog per precisare che “Bersani è uguale a Monti, bla bla”.
Insomma, il capogruppo al Senato si prende una bella lavata di capo. E ieri sera alla riunione, abbattuto nel morale, ventila anche la possibilità di dimettersi dalla carica. O almeno così scrive il Fatto Quotidiano:
“Non ce la faccio più, se va avanti così, mi dimetto”. Chiuso nella stanza al quarto piano del Senato, Vito Crimi ha davanti a sé il plotone dei comunicatori del Movimento 5 Stelle. Claudio Messora (…) non capisce come sia venuto in mente al capogruppo di scrivere quel post su Facebook. Un fiume di parole per spiegare le ragioni dei grillini eletti, per condividere la scelta di non proporre nomi al Quirinale, per confessare la paura di cadere nelle trappole del Pd. (…) Crimi finisce sotto processo. E lui, già provato da questo primo stressantissimo mese da capogruppo, per un attimo ha pensato di mollare. Il gruppo del Senato, però, è tutto dalla sua parte.
Ma c’è di più, e cioè una certa insofferenza che sta montando nei confronti dei post sul blog di Beppe Grillo, che in pochi secondi possono cancellare il lavoro di una intera giornata. E così qualcuno chiede al capo dell’M5S che finalmente si faccia quell’incontro romano più volte rimandato. Probabile che qualcuno abbia bisogno di chiarirsi le idee.
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