Incontro in vista tra i parlamentari 5 Stelle e Beppe Grillo per fare chiarezza sulla linea politica da adottare. Si terrà probabilmente venerdì l'atteso momento di confronto tra tutti gli eletti grillini e il loro 'capo politico'. Incognita, ancora, sul luogo dell'incontro: in un primo momento si era ipotizzato che si tenesse in Abruzzo, ma è ormai probabile che si terrà a Roma.
La riunione dei 5 stelle arriva dopo i diversi malumori nati nel gruppo grillino in Parlamento (30 circa i 'dissidenti', di cui una dozzina al Senato): 'mal di pancia' di quella parte del Movimento che vorrebbe far partire un dialogo con gli altri partiti, in particolare il Pd. Ipotesi su cui Grillo e gli 'integralisti' del Movimento sono assolutamente contrari. Il ragionamento dei possibilisti a un'apertura al partito di Pier Luigi Bersani, è che se passasse la linea di Matteo Renzi, ovvero un'intesa tra democratici e Pdl, il M5s rimarrebbe tagliato fuori da tutti i giochi.
Ci diranno all’ultimo dove sarà l'incontro– spiega un grillino – poi chi vorrà salirà alla manifestazione a L’Aquila”. Intanto fra gli M5s si parla del caso Tommaso Currò. "Io non sono uno schiaccia bottoni per conto terzi" ma "un cittadino che vuole dialogare. Se entri nel palazzo grazie a otto milioni di voti devi prenderti le tue responsabilità" le dichiarazioni del parlamentare. Con il Pd "sono convinto che un confronto sia necessario", prosegue, "i giorni passano, il Paese soffre. Non possiamo permetterci di perdere tempo". Currò parla del "modello Sicilia, con in più la fiducia. "Riflettiamoci".

“Lo staff vorrà semplicemente ribadire qual è la linea del Movimento” ribattono alcuni parlamentari. Che, tuttavia, non è quella di Currò. L’altro ieri, nella riunione congiunta tra deputati e senatori, si è votato proprio su questo tema. Un voto che ha visto prevalere la linea della chiusura al dialogo con 86 voti contro i 32 di chi è disposto a valutare l’ipotesi di un dialogo con i Democratici (una dozzina gli astenuti).
Tra i trentadue della minoranza (ai quali bisogna aggiungere almeno la metà di chi due giorni fa si è astenuto), emergono le prime perplessità sulla tempistica con la quale il deputato siciliano ha esternato le sue valutazioni: “Il problema è di natura tattica – spiega uno dei suoi colleghi – Avevamo questa finestra di dieci giorni dati dalle riunioni dei saggi per poter sviscerare a fondo il tema. Currò non ha detto nulla di scandaloso, cose che alcuni di noi analizzano da tempo”. “Il punto – prosegue il deputato – è che così il fronte della chiusura al dialogo continuerà a rafforzarsi sulle proprie posizioni. E non è che puoi sperare in una votazione al giorno per far lievitare quel numero da 32 ad un’ipotetica maggioranza”. “Il risultato – conclude – è che adesso saranno tutti più diffidenti nel parlare con i giornalisti, rischiamo di chiuderci”. E il mistero sull’incontro di domani, protetto per il momento da un’impenetrabile cortina fumogena, non fa che avvalorare questa tesi.