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sabato 6 aprile 2013
È inutile ribadire che se la gestione del referendum sarà data nelle mani di Casalegggio l'esito sarà falso come le elezioni on line.
M5s, intervista al senatore Marino Mastrangeli: "Tutto quello che non è compreso nel Non statuto va messo al voto degli attivisti. Anche l'apertura al Pd", L'idea di un referendum online
Pietro Salvatori, L'Huffington Post | Pubblicato: 06/04/2013 15:02 CEST | Aggiornato: 06/04/2013 15:34 CEST
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Ieri Beppe Grillo ha annunciato durante la riunione con i suoi parlamentari che “entro due settimane avremo la piattaforma per condividere con la rete le iniziative di legge”. Marino Mastrangeli, che del Movimento 5 stelle è senatore, va oltre: “Tutto quello che non è compreso nel Non-statuto va sottoposto alla valutazione degli attivisti”.
Dunque anche la linea politica. Mastrangeli non è fra i trenta eletti che sostengono la necessità di dialogare con le altre forze politiche. Ma ritiene che quella posizione, ribadita ieri dalla deputata Giulia Sarti, debba essere presa in considerazione: “Non basta un voto a maggioranza di noi parlamentari. Noi siamo dei semplici esecutori del mandato che ci hanno conferito cittadini e attivisti, per questo dovremmo consultarli sempre, anche per queste questioni”.
Il senatore si richiama al ‘Comunicato politico numero 45’ di Grillo: “Ogni eletto risponderà al Programma del M5S e alla propria coscienza, non a organi direttivi di qualunque tipo. [...] La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza”.
È una critica a Grillo?
Ma assolutamente no. Tra noi e Beppe c’è un rapporto come tra padre e figli. Lui ieri ci ha tenuto ad abbracciarci, e noi abbiamo voluto abbracciare lui. È stata una giornata molto bella, vissuta da tutti serenamente in un clima informale e conviviale.
Nella quale si è discusso anche della linea politica da tenere.
La nostra linea politica è quella sancita dal programma, le cose da fare sono già scritte lì. Poi io sono da anni fautore della democrazia diretta, per cui ritengo che qualunque provvedimento che non sia compreso nel programma debba essere sottoposto alla valutazione degli attivisti.
Anche la linea politica?
Certo, perché influirà sui futuri voti che saremo chiamati a dare. La richiesta agli iscritti deve essere la nostra bussola. E, ma questa è una mia opinione personale, il voto degli attivisti dovrebbe essere rispettato in modo proporzionale.
Si spieghi meglio.
Se dalla rete emerge che su un provvedimento c’è una fetta di minoranza che ha votato in altro modo, quel voto dovrebbe essere riflesso in Parlamento. Noi siamo schiaccia bottoni per conto del popolo, portavoce dei nostri elettori.
Sarebbe un modo per dare voce anche alla linea di chi vorrebbe il dialogo.
Bisogna trovare una maniera per tutelare quelle posizioni.
Lei le condivide?
Sono manifestazioni della democrazia che vige nel nostro Movimento, fanno parte di una legittima visione politica. Anche le posizioni di Tommaso Currò e Alessandra Bencini lo sono, e in parte posso anche condividerle.
Ma non c’è stato un voto a maggioranza dell’assemblea che ha deciso altrimenti?
Lo confermo ma ripeto, io sono un proporzionalista. Non stiamo parlando di una singola voce isolata, ma di almeno una trentina. È impensabile non dargli voce, cosa che andrebbe fatta anche se si trattasse di uno, stiamo parlando dell’ABC della democrazia.
Lei dice che lo si potrebbe fare attraverso la rete.
I nostri attivisti dovrebbero potersi esprimere anche su questi temi, a mio avviso non basta il voto dei parlamentari. Noi siamo 163, gli attivisti milioni.
Crede che si potrebbe arrivare a qualche abbandono da parte dei ‘dissidenti’?
Ma no, non credo proprio. Dialoghiamo, discutiamo su tutto, perché dovrebbero?
Ieri Roberta Lombardi sosteneva che chi vota in dissenso dalle indicazioni del gruppo lascerebbe di fatto il M5s.
Roberta ha ragione, dice delle cose che sono scritte chiaramente nel Codice di comportamento dei parlamentari. Io sostengo semplicemente che nel Comunicato politico numero 45 è lo stesso Beppe a sostenere che noi dobbiamo rispondere solamente al programma politico e alla nostra coscienza.
Gli incontri con Grillo aiutino a dirimere queste difficoltà?
Non può essere altrimenti. C’è un rapporto costante con lui, ed è fisiologico che non ci si veda più di una volta al mese, abbiamo tutti molto da lavorare. Ma già qualche giorno fa aveva telefonato in vivavoce a tutti i senatori, per mantenere un contatto umano, che è importantissimo. Lui tiene a noi come un padre tiene ai propri figli. E viceversa.
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