Firme false a Palermo, chiusa l’indagine: Nuti, Mannino e Di Vita verso il processo
La procura di Palermo ha chiuso l’indagine sulle firme false depositate dai 5 Stelle a sostegno delle candidature per le Comunali del 2012
La Procura di Palermo ha chiuso l’inchiesta sulle firme false di Palermo che vede indagate quattordici persone, tre deputati nazionali e due deputati regionali, oltre a un avvocato, attivisti e il cancelliere del Tribunale.
Il Procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia e la pm Claudia Ferrari hanno firmato oggi la chiusura dell’indagine avviata lo scorso autunno su presunte irregolarità che sarebbero state compiute alle elezioni amministrative del 2012.
I magistrati sarebbero orientati a chiedere i rinvio a giudizio per tutti i quattordici indagati: la deputata Giulia Di Vita, Pietro Salvino, quest’ultimo il marito dell’altra parlamentare Claudia Mannino, anche lei indagata, Riccardo Ricciardi, marito della deputata alla Camera Loredana Lupo (non indagata), che ha materialmente presentato le liste al Comune. E ancora il deputato Riccardo Nuti, tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti ai pm e si sono anche rifiutati di sottoporsi all’esame della calligrafia. Infatti la Procura di Palermo nel corso dell’inchiesta si è avvalsa anche dell’aiuto dei periti grafici.
E dalla consulenza, depositata di recente, è emerso che duecento firme false su duecento scelte a caso su 1.400 dalla Procura di Palermo per eseguire la perizia grafica nell’ambito dell’inchiesta sul M5S sulle amministrative di Palermo del 2012 erano false. Indagati anche i deputati all’Ars Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca.
I due si sono subito autosospesi dal M5S e hanno collaborato, fin dall’inizio, con i magistrati. La Rocca è stata la prima a presentarsi in Procura raccontando cosa era accaduto la notte del 3 aprile 2012 nella sede del meetup di via Sampolo, a Palermo, la notte del grande pasticcio attorno a 1900 firme per la presentazione della lista alle Comunali.
Anche Ciaccio accusa i suoi colleghi di aver organizzato e realizzato la falsificazione delle firme, per rimediare a un errore formale in alcuni moduli. E’ il giovane parlamentare grillino Ciaccio a chiamare in causa i deputati Nuti e Mannino. Un contributo alle indagini è arrivato anche da altri indagati, tutti attivisti, Giuseppe Ippolito e Stefano Paradiso.
Ma nei mesi scorsi, proprio durante lo scandalo dell’inchiesta sulle firme false che ha creato non poche polemiche all’interno del M5S di Palermo, è scoppiata un’ulteriore scintilla all’interno del movimento. In un esposto presentato alla Procura e all’Ordine degli avvocati di Palermo dai deputati Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita, tutti indagati e sospesi, e dai colleghi Loredana Lupo e Chiara Di Benedetto, non indagate, i grillini accusano l’avvocato Ugo Forello, oggi candidato a sindaco di Palermo del M5S dopo avere vinto le ‘comunarie’, ad avere “pilotato le dichiarazioni” della deputata ‘pentita’, Claudia La Rocca.
Forello per questo motivo è indagato dalla Procura di Palermo. Il gip Lorenzo Matassa, dopo l’opposizione dei legali dei firmatari dell’esposto, nei giorni scorsi ha rinviato l’udienza al prossimo 8 marzo, quando dovrebbe essere deciso se proseguire l’inchiesta sul candidato sindaco. Nell’esposto ci sono anche le fotocopie di alcune mail che contengono le parole di Forello inviate a un attivista.
I tre indagati e le due deputate denuncerebbero “una presunta disponibilità a mediare dello stesso leader di Addiopizzo con il magistrato incaricato delle indagini, il procuratore aggiunto Dino Petralia”. Accuse che Claudia La Rocca, direttamente tirata in ballo, ha sempre seccamente smentito.
Oggi la chiusura delle indagini. Il prossimo passo sarà la richiesta di rinvio a giudizio. Poi sarà il gup del Tribunale a decidere se i quattordici indagati saranno rinviati a giudizio o prosciolti dall’accusa.
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