venerdì 8 luglio 2016

L'Anticorruzione spedisce una segnalazione in procura: prefigura un'accusa come il falso ideologico in atto pubblico
ALESSANDRO D'AMATO
Ieri la giunta di Virginia Raggi si è ufficialmente insediata a Roma. Ora la sindaca rischia un’indagine per falso ideologico in atto pubblico per la storia degli incarichi alla ASL di Civitavecchia. Ne parla Ilario Lombardo sulla Stampa:
All’interno del M5S c’è chi lo sa già e attende preoccupato l’esito di una vicenda che non è stata ancora completamente chiarita e che riporta alla Asl di Civitavecchia da cui per ben due volte il neo-sindaco di Roma ha ricevuto il mandato, retribuito, per il recupero crediti. Raggi viene chiamata in quanto avvocato. Il primo incarico arriva nel 2012, per 8 mila euro. Il secondo, nel 2014, pagato 5 mila euro. Peccato però che di questo non vi sia traccia. Del primo dichiara solo i 1.800 euro ricevuti, ma nel 2015. Del secondo invece non certifica nulla. Omette completamente di dichiararlo. Così facendo Raggi avrebbe violato l’articolo 14 della legge sulla trasparenza nella pubblica amministrazione che regola i comportamenti di chi ha incarichi politici e amministrativi ed è tenuto a riferire, tramite autocertificazione, «i dati relativi all’assunzione di altre cariche, presso enti pubblici o privati, e i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti».
virginia raggi asl civitavecchia marco lillo
Il capitolo del libro di Marco Lillo su Virginia Raggi e la ASL di Civitavecchia
La storia è uscita poco prima della fine della campagna elettorale, anche se era stata già raccontata nel libro di Marco Lillo “I nuovi re di Roma” in uscita all’inizio di maggio. Era anche uscito che un secondo incarico alla Raggi fosse stato dato dalla funzionaria Gigliola Tessaroli, madre dell’onorevole grillina Marta Grande. La procura aveva aperto un fascicolo dopo un esposto dell’ANLEP, associazione vicina al Partito Democratico. E qui il racconto dell’articolo dice qualcosa di nuovo:
Ma è solo la prima scossa. La successiva, che in molti sanno arriverà, è firmata dall’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone chiamata a vigilare su eventuali violazioni delle norme sulla trasparenza. L’Anac prova a fare chiarezza con un’indagine. Infine, spedisce un’altra segnalazione in Procura. Questa volta però il peso è totalmente diverso. Perché potrebbe prefigurare la formulazione di un’accusa precisa: la sindaca di Roma rischia un’indagine per falso ideologico in atto pubblico. La pena arriva fino a sei anni di carcere.
Saranno i magistrati a stabilire se le dimenticanze di Raggi siano un reato o meno, e a trasformare le paure del Movimento nell’incubo già vissuto ampiamente per Quarto. Un piccolo comune che non ha le dimensioni e il significato politico di Roma. Nello stesso tempo però potrebbe anche verificarsi un piccolo cortocircuito, qualora venisse confermata la violazione delle normative in materia di trasparenza. Il sindaco Raggi potrebbe far pagare una multa all’ex consigliera comunale Raggi: perché è compito dell’amministrazione sanzionare chi ha rilasciato il falso o omesso qualcosa. Ed è lei oggi a sedere sulla sedia più alta del Campidoglio.
Una curiosità: il reato è lo stesso ipotizzato nell’intervista rilasciata da Alfonso Sabella all’HP che è costata al magistrato l’apertura di un fascicolo al CSM.

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