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C’è il sindaco, il fratello, la sorella, il cognato. C’è l’ex assessore all’Urbanistica. Ci sono tre consiglieri. Tutti attivisti o simpatizzanti grillini. Tutti abusivi. E tutti finiti nella “lista”. L’ultimo documento esplode come una bomba sui social, fa discutere questa cittadina di cinquantamila anime (di cui molte non in pace con le norme edilizie) e fa tremare il palazzo comunale conquistato da M5S: è un elenco degli amministratori, e dei loro familiari, che sono proprietari di costruzioni fuorilegge. Con tanto di indirizzi degli immobili abusivi.

L’elenco dà corpo alla rivolta di altri abitanti di case da buttar giù che non ci stanno ad essere sanzionati da chi non può dare il buon esempio: «Come mai il Comune continua ad acquisire le nostre case e di quelle degli attivisti di M5S e dei loro parenti non si sa niente?», chiedono i componenti del comitato “Salviamo le case abusive”. Non vogliono essere discriminati solo perché, dicono, «non hanno santi nel paradiso a 5stelle». La lettera è stata inviata anche alla Procura e segue una serie di denunce anonime, di richieste di accertamenti da parte dell’ufficio tecnico. Il clima è pesante, il sindaco Patrizio Cinque non ha mancato di segnalare anche esponenti della criminalità organizzata fra chi lo contrasta. Ma ora, davanti alla minaccia delle ruspe, un gruppo di abitanti di Bagheria ha deciso di fare un salto di qualità: ecco, dunque la lista. Si apre con l’ex assessore Luca Tripoli, che a febbraio fu costretto a dimettersi dopo il diniego della sanatoria per la casa abusiva dei genitori. In quell’occasione lo stesso sindaco Cinque dovette chiedere scusa ai suoi concittadini: anche perché fra gli immobili non in regola con la legge c’era anche quello di famiglia intestato al padre, realizzato all’interno dell’area tutelata della villa settecentesca dei Serradifalco. «Ho ottenuto la sanatoria », disse Cinque ai giornalisti delle Iene. Non era vero. Ma l’elenco fatto circolare ora dagli abusivi che si reputano “di serie B” comprende anche piccoli e grandi scempi edilizi commessi dal cognato di Cinque, Domenico Buttitta, dal fratello Emanuele, dalla sorella Laura. E poi i consiglieri grillini Alba Aiello, Francesco D’Anna e Francesco Paladino: loro, o i loro familiari più stretti, sono proprietari di villette realizzate violando il vincolo dei 150 metri dalla costa.

Fa più rumore della lettera di un corvo, questa missiva del comitato “salviamo le case abusive”. L’ispiratore del comitato, l’ingegnere Domenico Rizzo, dice di non sapere chi l’ha scritta. Ma i consiglieri d’opposizione che si sono rivolti all’ufficio tecnico hanno ottenuto conferma di nomi e indirizzi. E degli abusi di cui si parla. Ora, in un Comune in cui giacciono 8 mila pratiche di sanatoria, non è da escludere che qualche irregolarità commessa dai grillini possa essere condonata.

Ma il caso dell’abusivismo rischia di travolgere il giovane sindaco M5S: perché mina la credibilità di un’amministrazione che, a fine 2014, aveva siglato un protocollo d’intesa con la Procura di Palermo per dare il via libera alle ruspe. Un anno e mezzo dopo, a fine inverno, la stessa Procura ha “rammentato” a Cinque che ci sono 600 costruzioni,
 oggetto di sentenze definitive di demolizioni, sempre lì, in attesa di giudizio. Nel frattempo Cinque ha tentato di rassicurare tutti: «Le case confiscate, dove sarà possibile, saranno restituite ai parenti degli abusivi». «Un modo per lasciare tutto com’è», dice il segretario del Pd bagherese Orazio Amenta. Adesso i primi casi di irregolarità edilizie accertate sono finalmente sbarcati in consiglio comunale. Le ruspe ancora tacciono.