I nuovi circoli? Addio alle tessere, solo partecipazione attiva
I congressi dovranno definire una sorta di “piano industriale”, senza eleggere dirigenti. Costruire reti territoriali, controllate dai dirigenti regionali
L’attuazione di una riforma del Partito democratico, come proposto da Unità.tv, fornirà gli strumenti per liberarlo dalle sue storture più profonde, come il correntismo e l’inadeguatezza organizzativa. L’iscritto non sarà più un numero per la conta tra correnti, ma invece un protagonista della vita rappresentativa e deliberativa del partito. La richiesta di un impegno politico attivo porterà ad una sana scrematura numerica e qualitativa dei tesserati. Un partito libero e autonomo dalla “dittatura degli eletti”, padrone di una reale capacità di indirizzo e controllo, che permetterà un migliore coinvolgimento democratico e quindi uno sviluppo dell’efficacia amministrativo-istituzionale.
Addio tesserificio e votificio. La partecipazione attiva e la realizzazione di progetti definiranno gli assetti di ogni circolo territoriale. Congresso come “piano industriale triennale” con cui organizzare l’attività del partito. Nessuna elezione di un segretario e di un direttivo, al loro posto un’assemblea deliberante permanente formata dagli iscritti nel circolo. Coopteranno – esercizio di pratica unitaria – organi istituzionali (presidenza assemblea degli iscritti, tesoriere, commissione di garanzia) e “responsabili progetti deliberati”. Agevolare con piattaforma digitale la pubblicità e l’interazione della vita del circolo. Ogni congresso quindi sarà anche un consuntivo sul raggiungimento degli obiettivi del piano industriale, analisi e misurazione della loro sperimentabilità.
Albo elettori primarie. In ogni comune istituire un albo degli elettori Pd in cui potersi iscrivere (integrabile con elettori coalizione, ove necessario). E’ possibile rinnovare e/o iscriversi nel primo trimestre di ogni anno (primo data base utile per successiva fase tesseramento) e 15 giorni prima di ogni elezione primaria indetta. Possibilità di iscriversi anche on-line.
Stati generali delle policies. Organizzare almeno una volta all’anno un’assemblea generale di iscritti, elettori albo e simpatizzanti in cui analizzare lo stato delle amministrazioni comunali interessate da ciascun circolo territoriale. Indirizzo e controllo delle politiche adottate, dei bisogni e delle visioni cittadine che la macchina amministrativo-comunale dovrebbe affrontare.
Rete territoriale dei circoli. Diluire e/o includere il partito provinciale in queste nuove strutture, più flessibili e meno pesanti, in cui riunire i vari circoli di un territorio simile per omogeneità geografica e socio-culturale, a partire da una massa critica di 300.00 abitanti circa. Strumento organizzativo agile perché deve mirare a condividere esperienze e pratiche dei circoli in una prospettiva di area vasta. Non si scioglie mai, non ha organi direttivi. Dal livello regionale viene nominato un responsabile.
Partito regionale. Prima dimensione organizzativa in cui si eleggono i vertici, il direttivo, l’assemblea e la commissione di garanzia (anche nei territori in cui sono presenti aree metropolitane questo modello viene riprodotto). Organizza la propria attività in forum tematici-tavoli di lavoro. Procede come se fosse un “antitrust” del partito super-visionando le articolazioni territoriali ed il rispetto delle norme statutarie e del codice etico. Nomina infatti i responsabili delle rete territoriali dei circoli. Riproduce strumenti e dispositivi dei livelli locali, come programmare una volta l’anno gli stati generali delle policies regionali – in cui possono partecipare gli iscritti al partito – distinti in due fasi: 1) analisi del lavoro del governo regionale; 2) indirizzo e controllo dei parlamentari eletti).
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