martedì 5 luglio 2016

Appena perdono i loro privilegi iniziano a far scioperare i poveri fessi che ancora credono di fare la rivoluzione.

Ai sindacati non piace il nuovo corso di Etihad: Alitalia torna a scioperare

I tempi d’oro di quella che tutti chiamano la “casta volante” sembrano finiti. Gli emiratini puntano a recuperare le perdite del 2015. Ma i sindacati denunciano condizioni di lavoro dure e licenziamenti ingiusti. E hanno indetto uno sciopero per il 5 luglio

(Getty Images/GABRIEL BOUYS)

4 Luglio 2016 - 15:54
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Erano diversi anni che hostess, steward e piloti di Alitalia non incrociavano le braccia. E invece il 5 luglio per i cieli italiani sarà una giornata di ritardi, attese e voli cancellati (anche per la concomitanza con le agitazioni di Meridiana). Dalle 11 alle 15 i sindacati hanno indetto le prime quattro ore di sciopero del personale della nuova Alitalia Sai, nata con l’arrivo di Etihad come primo socio della compagnia. «Una decisione frutto del malessere diffuso tra tutto il personale navigante», spiega Fabrizio Cuscito, pilota e rappresentante della Filt Cgil. Malessere che sarebbe cresciuto dai primi mesi del 2015, in concomitanza con l’arrivo dei soci emiratini. Le condizioni di lavoro, lamentano tutti, sono peggiorate, i tempi di riposo si sono ridotti e alcune agevolazioni decennali sono sulla via del tramonto.
I tempi d’oro di quella che alcuni hanno chiamato la “casta volante”, insomma, sembrano essere finiti. I nuovi soci puntano a recuperare i quasi 200 milioni di perdite del 2015, tagliando benefit e privilegi. Mentre da tempo l’Inps di Tito Boeri ha messo sotto accusa il Fondo speciale per il trasporto aereo, che ogni anno preleva circa 220 milioni all’anno ai contribuenti tramite l’addizionale sui diritti di imbarco (aumentata quest’anno da 6,50 a 9 euro) per finanziare prestazioni di cassa integrazione e mobilità che in alcuni casi superano i 10mila euro mensili lordi. Con punte di 30mila.
«L’azienda», spiega Fabrizio Cuscito, «ha cambiato in maniera unilaterale le abitudini di lavoro, violando i contratti esistenti». Tre mesi fa i sindacati avevano avviato una vertenza con la società, ma non si è arrivati a nessuna mediazione. E come risposta Cgil, Cisl, Uil e Ugl ora usano l’arma dello sciopero.
Tra le novità introdotte dal nuovo corso di Alitalia, i lavoratori lamentano la diminuzione del personale sui voli. Gli assistenti di volo sono passati da nove a otto, mentre i piloti da quattro a tre. «Questo significa che nei voli lunghi si può stare svegli anche per 20 ore di fila», dice Cuscito. «L’azienda ha apportato questa modifica in base alle nuove regole europee, ma senza tenere conto del contratto esistente». E senza coinvolgere i sindacati, che ora sono agguerriti. Anche perché anche l’orario di presentazione in aeroporto prima del decollo è stato anticipato di mezz’ora per i voli di lungo raggio e di 15 minuti per quelli di medio raggio. E senza integrazioni salariali.
La nuova gestione impone di stringere la cinghia. E i lavoratori sono in agitazione. Nell’ultimo anno, si sono contati circa una dozzina di licenziamenti tra gli assistenti di volo. Il motivo: bassa produttività. L’azienda ha messo a punto un indice di produttività e chi va sotto la media viene colpito. «Persone che sono state in malattia in percentuali che superavano la media aziendale, ma sempre entro i limiti previsti dal contratto, sono state licenziate», denunciano dalla Filt Cgil. «Tra questi c’è anche una assistente di volo che è stata in malattia per un infortunio a bordo».
Hostess Alitalia

(Tiziana Fabi/Getty Images)

E i sindacati, che sempre hanno avuto voce nelle decisioni aziendali, ora si sentono messi da parte. Persino nella scelta delle nuove famose divise rosse e verdi delle hostess l’azienda ha voluto tenere la novità in gran segreto. «Al di là del lato estetico, che noi non giudichiamo», dice Cuscito, «le divise però sono pesanti, fatte di un materiale sintetico che non permette di lavorare comodamente. Un esempio di come Alitalia ormai prenda le sue decisioni unilateralmente».
Tra le novità giudicate più dure, c’è anche il taglio dei voli gratuiti per i lavoratori pendolari, che viaggiano a spese di Alitalia. Fino allo scorso anno, la compagnia aveva sei basi di riferimento: Roma, Milano, Torino, Venezia, Napoli e Catania. Con la riduzione delle basi solo su Roma e Milano, non tutti hanno fatto le valigie. «Le persone che erano state dislocate su diverse basi si sono costruite una vita in quelle città», dicono i sindacati. «E così hanno cominciato a pendolare». Gratuitamente sui voli Alitalia. Biglietti a costo zero che ora l’azienda vuole stracciare. «Un assistente di volo guadagna 1.500/2.500 euro al mese. Se deve spenderne 500-600 euro, il costo non è affrontabile», spiega Cuscito. «Con il paradosso che molti dipendenti Alitalia potrebbero trovarsi a dover viaggiare sulle low cost per risparmiare».
Ovviamente l’azienda non ha gradito l’annuncio dello sciopero. L’amministratore delegato Cramer Ball ha inviato una lettera al personale, sconsigliando l’adesione allo sciopero. Definendolo «incomprensibile». E accusando i sindacati di voler «danneggiare» i clienti e «colpire il business di Alitalia per difendere i privilegi di una parte dei dipendenti». Ma la richiesta di annullare le quattro ore dis ciopero non è stata accolta. E ora i sindacati denunciano il cambio dei turni in modo da far diminuire la percentuale di adesione. Parlano di pressioni e promesse di ripristino delle agevolazioni in caso di mancato sciopero, e addirittura di richieste di ritirarsi dal sindacato. Intanto, Alitalia per il 5 luglio ha cancellato numerosi voli. E all’indomani dell’agitazione Cramer Ball sarà anche chiamato a fare il punto sul rilancio della compagnia davanti alla Commissione Trasporti della Camera. Rilancio che però finora si è concretizzato solo con il cambio della divisa delle hostess. Un tentativo che, a quanto pare, non sembra essergli riuscito.

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