Roma, mini-direttorio vede Raggi: "Le nomine devono passare prima da noi". Fallita la strada dei tecnici, spuntano in Giunta due consiglieri
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Meno tre. Ecco i giorni che mancano al D-day, quello in cui Virginia Raggi affronterà il primo consiglio comunale e la (Sicura? Probabile? Incerta? Totale o parziale?) presentazione della Giunta. La sindaca di Roma, alla semi vigilia del grande evento, ha deciso o le è stato fatto decidere di rimescolare le carte. Un super vertice tra il sindaco e il mini-direttorio (Roberta Lombardi, Paola Taverna, Gianluca Perilli) è servito per cercare di placare i dissidi nati da una difficoltà evidente nel creare la squadra, dovuta non solo ai tanti "no" incassati dalle persone contattate ma soprattutto dai veti incrociati tra le correnti. Non solo. L'autonomia che Raggi rivendica è finita già sotto accusa, soprattutto dopo la nomina, avvenuta senza consultare nessuno, di Raffaele Marra come vicecapo di gabinetto. "Le nomine devono passare da noi, siamo noi che dobbiamo dare l'ok. Lo prevede il regolamento che hai firmato", le avrebbe detto lo staff durante la riunione durata oltre un'ora. Lo stesso Beppe Grillo, in fondo, venerdì scorso ha alzato il telefono per dire al neo sindaco di fare un passo indietro sulla scelta dell'ex alemanniano e la nomina è infatti saltata.
Così come lo special one Daniele Frongia, che doveva essere capo di gabinetto plenipotenziario, poi capo di gabinetto a metà con Raffaele Marra, adesso si avvia ad essere vicesindaco. Anche qui è intervenuto il mini-direttorio che ha fatto notare al sindaco che avere un capo di gabinetto senza potere di firma non ha alcun senso. Ma Frongia non si accontenterà dell'assessorato al Patrimonio, che Roberta Lombardi aveva pensato per lui nel tentativo di depotenziarlo, ma in queste ore sta facendo pressioni al fine di avere la titolarità alle aziende Partecipare, dove la nomina del professore universitario Antonio Blandini sembra tramontata. Il tema delle partecipate si è subito rivelato il fronte più caldo per la nuova sindaca che infatti come primo atto ha impugnato le nomine dell'Acea. L'altro partner di peso della sindaca, cioè il consigliere comunale 5Stelle Enrico Stefàno - che insieme a Frongia ha condotto la guerra contro Marcello De Vito e la compagnia targata Lombardi, e che solo i più informati sapevano che era in ballo per diventare addirittura vicesindaco - potrebbe diventare assessore ai Trasporti, delega ancora vacante. Non è passato inosservato infatti un vertice tra Stefàno, Raggi, Frongia e Berdini, l'assessore in pectore all'Urbanistica. Lasciando il Campidoglio il consigliere 5Stelle non ha confermato né smentito. "Io assessore? Sono a disposizione - ha detto - posso fare qualsiasi cosa ma in che ruolo è secondario. È innegabile che mi occupo di trasporti". E ai Trasporti è appena saltata la nomina di Cristina Pronello, docente del Politecnico di Torino.
Se come sembra Frongia e Stefàno diventeranno assessori verrebbe meno l'intento iniziale di cercare solo figure esterne, tecnici e della società civile. Dopo oltre quaranta giorni di ricerca (la Giunta doveva essere presentata al suo completo prima del turno elettorale del 5 giugno) Raggi, tra veti incrociati e scontri tra correnti, non è riuscita a trovare la quadra e ha ripiegato così sugli interni. Mossa che il mini-direttorio avrebbe preferito evitare ma che ad oggi non vede alternative. Il puzzle Giunta è quasi del tutto scombussolato anche perché le prime due nomine sono saltate. Al posto di Daniele Frongia, come capo di gabinetto, potrebbe andare Daniela Morgante, ex lady dei conti durante l'era Marino e data per certa come futuro assessore al Bilancio. Rispunta nel totonomi anche Marcello Minenna, ex dirigente Consob, che a questo punto potrebbe andare ad occupare la casella Bilancio. Nel caso Morgante fosse invece confermata nel ruolo di 'custode' delle casse capitoline, il nome di Minenna circola anche come futuro capo della ragioneria del Campidoglio. Per ora dati per certi come assessori sono Paolo Berdini (Urbanistica), Paola Muraro (Ambiente), Andrea Lo Cicero (Sport), Luca Bergamo (Cultura), Flavia Marzano (Semplificazione-Smart City), Laura Baldassarre (Sociale). Non c'è ancora l'ufficialità sul nome del nuovo capo di gabinetto. Di certo, viene riferito, sarà un nome gradito e scelto da Luigi Di Maio, colui che oggi non ha partecipato al vertice, ma che lavora nell'ombra per mettere pace e avere persone di sua fiducia nella squadra. Persone che possano controllare il lavoro del sindaco e affiancarla poiché il leader in pectore sa che, se i 5Stelle falliscono su Roma, per effetto domino le sue possibilità di diventare premier andrebbero a svanire.
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