giovedì 7 luglio 2016

Pensi che abbiamo toccato il fondo, poi arriva Salvini

Politica
Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini  incontra la stampa a margine del congresso del partito a Milano, 20 giugno 2015.
ANSA / MATTEO BAZZI
Il commento del leader della Lega sul barbaro omicidio razzista del giovane Emmanuel fa rabbrividire. Fino a quando potremo tollerare tanta ignoranza, tanta malafede?
 
Ogni volta che un fatto di cronaca sconvolge l’Italia, l’asticella dell’indecenza e della vergogna si abbassa sempre di più. Potremmo qui mettere in fila una serie di delitti, di violenze, di oltraggi all’umanità che farebbero impallidire la ferocia dei più aggressivi animali dell’universo o la brutalità di epoche passate. L’omicidio di Emmanuel, il giovane nigeriano sfuggito all’odio di Boko Haram per trovare la morte in un vicolo della provincia italiana è solo l’ultimo e il più crudele di questi episodi.
Il 36enne profugo, accolto nell’arcivescovado di Fermo dopo un’estenuante odissea che l’ha portato a scappare dal suo Paese natale, era in Italia perché i macellai islamisti avevano fatto saltare in aria la sua Chiesa, con dentro suo figlio, i suoi genitori, i suoi suoceri. Ha affrontato un viaggio verso la Libia, dove un’altra bestia feroce ha malmenato la moglie facendogli perdere il secondo figlio. E’ salito su un gommone, pagato non si sa quale somma ad un trafficante di esseri umani per raggiungere l’Italia, terra di pace e di libertà. E’ risalito fino alle civili Marche per poi incontrare sulla sua strada un razzista schifoso che ha dato a sua moglie della “scimmia” e l’ha preso a sprangate fino ad ucciderlo.
Il fondo, abbiamo toccato il fondo.
salvini-emmanuel
Ma non basta. Dopo la violenza fisica, ecco la violenza verbale, la violenza scritta, i deliri della politica. I deliri del leader della Lega Nord, quel Matteo Salvini che nulla ha fatto nella propria vita se non costruire consenso giocando con le paure della gente. Alimentando sentimenti di odio e intolleranza. Buttando benzina sul fuoco dell’incendiaria precarietà di questa nostra epoca così triste.
Il commento che Salvini ha affidato alla sua pagina Facebook, una delle bacheche pubbliche che sono il simbolo della codardia e della vigliaccheria delle politica peggiore, fa rabbrividire.
Prima delle generiche accuse a “chi uccide, stupra o aggredisce un altro essere umano” e una retorica “preghiera per il ragazzo nigeriano ucciso”. Poi la clamorosa presa di posizione contro l’immigrazione clandestina “fuori controllo”, contro “l’invasione organizzata” che “non porterà nulla di buono”.
Che senso ha questa invettiva contro l’immigrazione clandestina quando ad essere barbaramente ucciso è un ragazzo nigeriano scappato dai terroristi che stanno devastando il suo Paese e il suo carnefice è un diabolico prodotto dell’intolleranza italica? Due le opzioni, entrambe credibili quando si parla del leader del Carroccio: la malafede e l’ignoranza, le sue caratteristiche principali.
“Controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe: chiediamo troppo?”, conclude il suo drammatico post.
Un compassionevole e dignitoso silenzio, chiediamo noi. Chiediamo troppo?

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