Per Virginia Raggi una Giunta senza star, con qualche erede di Tronca e di Marino. Minenna voluto da Di Maio
Una Giunta senza star. In cui tutte le correnti, chi più chi meno, alla fine di lunghe battaglie chiamate dall'interno "normale dialettica", sono state accontentate. Più di tutti però, quando la situazione volgeva al peggio, è stato Luigi Di Maio a curare le trattative e a incassare caselle in cui ha posizionato persone di sua fiducia, così da poter controllare meglio l'amministrazione capitolina.
Virginia Raggi ha dovuto rinunciare a due posti chiave, ovvero il capo e il vice capo di gabinetto, spuntandola invece sulla poltrona di vice sindaco assegnata al suo braccio destro Daniele Frongia, ex consigliere comunale grillino, a cui il sindaco vorrebbe assegnare anche la delega alle società partecipate, ruolo importante per un primo cittadino che come primo atto ha chiesto all'Acea, l'azienda di servizi per la gestione della rete idrica, di inviare i curriculum dei vertici per fare chiarezza sulle ultime nomine. L'ok del Direttorio però è difficile da incassare.
Quindi, l'incarico a tempo di gestire le Partecipate potrebbe andare a Salvatore Romeo, dirigente comunale. Ma qualcuno parla anche di un doppio incarico a Marcello Minenna, l'ex dirigente Consob, che di certo guiderà l'assessorato al Bilancio. Sarà lui quindi l'uomo dei conti di un Comune che ha 13 miliardi di debiti. È da Minenna, già collaboratore della segreteria tecnica dell'ex commissario Tronca, che nei fatti passa il futuro della Capitale e quindi dell'amministrazione targata Raggi. A metterci la faccia è stato Di Maio, il leader in pectore sceso in campo a gamba tesa per fare pressing su di lui, che a sua volta chiedeva maggiore autonomia dal mini direttorio romano. Il sì strappato a Minenna rende soddisfatti i 5 Stelle poiché si tratta di colui che ha denunciato il presidente della Consob Giuseppe Vegas, le cui dimissioni sono state chieste dai parlamentari grillini.
Nella squadra, come si è visto, c'è un po' dell'esperienza Tronca, ma c'è anche un po' dell'esperienza Marino. Nuovo capo di gabinetto sarà Daniela Morgante, assessore al Bilancio per nove mesi nella Giunta del sindaco marziano: andata in rotta di collisione con l'ex primo cittadino, Morgante ha lasciato l'incarico tra gli applausi dei grillini. La sua nomina è stata caldeggiata da Marcello De Vito, Mister preferenze, consigliere da sempre vicino a Roberta Lombardi, che dal canto suo ottiene proprio la nomina di De Vito come presidente dell'assemblea capitolina.
Tornando alla Giunta, Paola Taverna ha indicato Paola Muraro all'assessorato all'Ambiente, mentre l'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, collaboratore del gruppo alla Camera, sarebbe stato scelto da Alessandro Di Battista. I due in questi anni hanno stretto un ottimo rapporto. Lo zampino del leader in pectore si vede anche nelle nomine di Laura Baldassarre, dirigente dell'Unicef, alle Politiche sociali, e del rugbista Andrea Lo Cicero allo Sport. C'è anche la quota Casaleggio associati. Si tratta si tratta di Adriano Meloni, ex amministratore delegato di Expedia, allo Sviluppo. Pare infine che in extremis il sindaco sia riuscita a strappare, anche per mancanza di alternative, la nomina del fidato ex consigliere Enrico Stèfano ai Trasporti. Dato politico che ha una certa rilevanza perché altrimenti, a parte Frongia declassato da capo di gabinetto a vicesindaco, Raggi non avrebbe avuto nessuno dei suoi.
Insomma chi si aspettava una star come Stefano Rodotà in Giunta rimane deluso, ma la quadra, in un modo o nell'altro e tra un veto e l'altro, alla fine è stata trovata. E Virginia Raggi, che non ha avuto grandi possibilità di manovra in questa prima partita (l'ordinanza con la nomina di Raffaele Marra è stata revocata) confida nella compattezza del gruppo.
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