martedì 12 luglio 2016

Carissimo Renzi, la gente ti ha votato perché facessi quello che nessuno ha fatto prima. Forse anche perché avresti dovuto fare quello che neanche loro stessi vorrebbero si facesse. Ma l'Italia non si cambia mollando. Giusto o sbagliato che sia l'Italia ha bisogno di un brusco risveglio. O si rottama davvero oppure ritorna a Firenze perché di democristiani ce ne sono già molti tra i grillini, i leghisti, i Sel e i Rifondaroli.

Non invecchiare democristiano, Matteo. Che chi tira a campare non cambia l’Italia

Consigli non richiesti a Renzi: che ha costruito la sua carriera politica sulle sfide senza paracadute

ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images

12 Luglio 2016 - 11:20
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«Meglio tirare a campare che tirare le cuoia», amava dire Andreotti. E sebbene Matteo Renzi provenga dalla stessa famiglia politica del Divo Giulio non c'è motto che gli sia più alieno. La scommessa politica del premier è un continuo azzardo, un salto senza paracadute. 
Poteva aprire la strada di Palazzo Vecchio al suo mentore Lapo Pistelli, attendendo pazientemente di diventarne il successore, e invece l'ha sfidato alle primarie e l'ha pure battuto. Poteva usare il suo status di giovane ribelle del Partito Democratico per farsi cooptare in segreteria e invece ha imposto le primarie al suo segretario, Pierluigi Bersani, facendolo sudare freddo. Poteva chiedergli uno strapuntino in Parlamento, magari un ministero, e invece è rimasto a Palazzo Vecchio, scommettendo sul fallimento di Bersani, e così è stato. Poteva limitarsi a essere il segretario del Pd, e invece ha defenestrato Enrico Letta dopo pochi mesi. 
L’ultimo azzardo - “se perdo il referendum sulla riforma costituzionale me ne vado a casa“ - può essere una forzatura istituzionale, ma nella biografia politica di Renzi è un passaggio perfettamente coerente e normale. Ed è questo, in fondo, ciò che fa di Matteo Renzi un politico diverso, irregolare, che lo ha reso credibile come alfiere del cambiamento. Perché in un Paese bloccato e conservatore com'è l’Italia l'unica via per cambiare le cose è forzare la mano, per mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità. A costo di tirare le cuoia.
Se cedesse oggi - per paura di perdere il referendum, o le successive elezioni: altri motivi non ce ne sono - dimostrerebbe buonsenso, forse. Ma smetterebbe di essere Renzi, diventando nient'altro che l'ennesimo giovane vecchio democristiano che “tira a campare”
Non sta accadendo niente di nuovo, in questi giorni. Oggi è l'ingegner De Benedetti che consiglia Renzi di modificare l'Italicum e spacchettare il referendum. Un tempo erano altri che gli consigliavano di non sfidare Pistelli, di sostenere Bersani, di far stare sereno Enrico Letta. E Renzi non ha mai ceduto a simili pressioni. 
Se lo facesse oggi - per paura di perdere il referendum, o le successive elezioni: altri motivi non ce ne sono - dimostrerebbe buonsenso, forse. Ma smetterebbe di essere Renzi, diventando nient'altro che l'ennesimo giovane vecchio democristiano che “tira a campare”. Non solo: si ritroverebbe in un campo da gioco, quello della mediazione di Palazzo, in cui lui non sa giocare e gli altri - i Franceschini, i Bersani, i D’Alema, i Verdini, i Berlusconi - sono campioni mondiali di logoramento altrui. 
Sopravvivrebbe, forse, ma spogliato della sua disruptivness, della sua follia creativa,Renzi non serve a nulla. Chi è nato rottamatore non può invecchiare democristiano. O meglio, può farlo: ma di sicuro non a cambia l'Italia.

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