L’egoismo degli anziani ha distrutto il sogno dei loro nipoti
Superati 65 anni la diffidenza nei confronti del Vecchio continente aumenta vertiginosamente: la quota ‘leave’ arriva quasi al 60%.
Da una prima analisi del voto sulla Brexit emerge una evidente frattura generazionale. Nel decidere le sorti della loro terra, i meno giovani, quei cittadini che avrebbero dovuto avere mostrare un grado maggiore di lungimiranza e più raziocinio, non hanno preso in considerazione le speranze dei loro nipoti, distruggendo di fatto quel sogno di condivisione europea incarnato dalla cosiddetta generazione erasmus.
Fra i 18 e i 25 anni la quota di chi ha voluto separarsi dal continente non è arrivata nemmeno al 25% (risulta leggermente più alta sotto gli ‘anta’). È chiaro che non si può ricondurre tutto a una questione generazionale ed è altrettanto evidente che a vincere sono stati soprattutto gli euroscettici che hanno cavalcato la paura (della migrazione, ad esempio).
Tuttavia il flusso dei voti parla chiaro e in questo caso i numeri non mentono. Con il progredire dell’età la tendenza alla Brexit – lo certifica il sondaggio di YouGov – tende a crescere fino a sfondare la fatidica soglia del 50% subito dopo i 50. A partire da lì, la diffidenza verso la fuoriuscita del Vecchio continente aumenta vertiginosamente: superati i 65 anni la quota ‘leave’ arriva quasi al 60%.
E a 75 anni si rasenta il plebiscito: almeno il 70-72%% non vedeva l’ora di mollare l’Ue.
C’è poi un altro tipo di spaccatura, quella legata al titolo di studio. Fra i cittadini che hanno una laurea, infatti, il 71% ha votato contro la Brexit. Sempre secondo il sondaggio di YouGov, chi ha titoli di studio inferiori ha votato al 55% a favore della Brexit e al 45% per restare in Europa.
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