sabato 25 giugno 2016

Fitoussi: «È un No all’austerity. Se l’Ue non cambia presto altre Brexit»

Brexit
Jean-Paul Fitoussi, Coordinatore del Gruppo LIGEP e Professore LUISS Guido Carli, durante la presentazione del secondo report Ligep, oggi 26 ottobre 2012 all'università Luiss di Roma.
ANSA/ GUIDO MONTANI
L’economista francese: «Il voto britannico è figlio della crescita di povertà e disuguaglianze, l’euro-zona cambi rotta. Bene Renzi sugli Eurobond»
 
«Chi semina vento raccoglie tempesta. Per favore, che non si utilizzi una chiave ideologica per spiegare il voto britannico. Il segno preponderante del consenso alla Brexit fa riferimento ad un profondo disagio materiale, ad una enorme, squassante questione sociale che è il portato dell’iper austerità e delle politiche neoliberiste che hanno segnato negli ultimi decenni la politica dell’Unione europea. Quel voto si spiega con la povertà, con la scomparsa delle classi medie, con la deindustrializzazione che ha portato i ceti operai a vedere nell’immigrato un potenziale competitore in un mercato del lavoro sempre più ristretto e deregolamentizzato. Se non si aggrediscono i nodi veri della crisi, se l’Europa non cambia radicalmente verso, e un segno concreto in tal senso sarebbe il rilancio di politiche di crescita attraverso gli Eurobond, se non c’è questa correzione di rotta, allora prepariamoci ad altre “Brexit” e alla morte dell’Europa politica, prim’ancora che monetaria». A lanciare il grido d’allarme è Jean-Paul Fitoussi, Professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma. È attualmente direttore di ricerca all’Observatoire fran- çois des conjonctures economiques, istituto di ricerca economica e previsione, autore di numerosi saggi, l’ultimo dei quali è “Il teorema del lampione. O come mettere fine alla sofferenza social e” (Einaudi). «Sul piano geopolitico – rimarca Fitoussi – non v’è dubbio che l’uscita della Gran Bretagna indebolisce fortemente il peso dell’Europa nello scenario internazionale».

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