martedì 21 giugno 2016

Questa si che è una riflessione seria.

Matteo Richetti: "La Leopolda era piena di Appendini e Appendine"

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Matteo Richetti poggia la spremuta di arancia alla buvette. Appena mi vede, capisce le intenzioni: “Ciao vecchio… Non ci provare che oggi non parlo. Non ti faccio la Cassandra che dice ‘io lo avevo detto’…”. Da tempo, renziano della prima ora, Richetti aveva lanciato il suo allarme, in nome della rottamazione tradita: “Ora è meglio che non parlo.... Ma ti ricordi che avevano scritto i giornali? Che criticavo non perché ero politicamente preoccupato ma perché non mi avevano riservato posti, segreteria, governo”.

E invece?
Io ho detto fino allo sfinimento che mi interessava solo il Pd, che nel paese c’era aria di smarrimento. E forse ci si doveva preoccupare prima perché la società si stava allontanando, e dovevamo buttare lo storytelling e riprenderci la realtà. Tu te la ricordi la puntata di In mezz’ora dell’autunno 2014? C’era tutto. La previsione dell’astensionismo in Emilia, la crisi della rottamazione, il Movimento 5 stelle. Hanno fatto spallucce, commiserato perché “sai, hai l’indagine”. 
Insomma, tu dici: il punto è che il paese ha rifiutato la narrazione della “crisi finita”, “finalmente abbiamo il segno più e non meno”, conta solo il referendum…
Io dico che questo risultato è disastroso. Se avessimo perso Milano avrebbe significato che stavamo al governo nei Palazzi e all’opposizione nel paese. Così ancora c’è tempo di correggere il tiro per evitare di consegnare il paese a Grillo. Però non parlassero di miracolo. Anzi, ti do una traccia, tu che sei uno che ci va a fondo. Vai a vedere dentro la Lega che, tra il primo e il secondo turno hanno fermato i motori, per ragioni di lotta nel centrodestra.
Dici che Salvini ha giocato a perdere?
Tu lavoraci, poi mi dici… Quindi ora Matteo dovrebbe ragionare e ascoltare, uscire dal palazzo, sentire che nel paese c’è un vento di cambiamento che le nostre vele non intercettano. Ma tu ti ricordi quella sera al circolo del Pd Donna Olimpia?
La verità? No. 
Io sì. Mi dicevano “non andare”, c’è un brutto clima. Io mi sono presentato in maniche di camicia e abbiamo fatto notte a discutere, parlare. Nel paese ci stai così, non basta raccontargli la tua narrazione, tra un’intervista e l’altra, perché poi ti trovi nelle urne la narrazione di chi non ci crede più. Noi siamo apparsi il partito del potere non del cambiamento.
Hai visto che oggi Renzi dice al Messaggero: “Un renziano del 2014 voterebbe una Appendino?”
Sì, ci sta la battuta. Un’Appendino del Pd, intesa come una leva di dirigenti moderni, appassionati, nuovi. In questo senso si può dire che la Leopolda era piena di Appendini e Appendine... Insomma, quello che dico io è che la rottamazione, per come l’abbiamo immaginata all’inizio, è un insieme di cose. Non solo facce nuove ma idee innovative, talento e non cooptazione, partito con le porte aperte nella società non partito che non c’è, meritocrazia non cerchio magico, potere come mezzo non governismo con Verdini.
Non è che ti candidi alle primarie contro Renzi?
E allora non ci siamo capiti. Io non attaccherò mai Renzi, nemmeno ora. Anzi: adesso c’è chi chiederà ridimensionamento, cambio dell’Italicum, superamento del doppio ruolo premier/segretario. Io invece darò una mano alla ditta. Come ho fatto in questa campagna elettorale. Come sto facendo sul referendum. Ho pure scritto un libro che esce la prossima settimana e che andrò a presentare in giro. Anzi, se ti va, facciamo una cosa assieme.
Volentieri, che libro è?Si chiama “Harambee!”.
Un’esclamazione modenese?
No, un parola in lingua swahili, Kenya. Si usa quando l’autobus va fuori strada, e allo scandire di “harambee” tutti spingono per rimetterlo in carreggiata. È la definzione più bella e autentica di politica. Direi che si adatta bene alla situazione del Partito democratico. Girerò tutta l’Italia, ascolterò i nostri elettori, rianimeremo insieme la passione per la politica, ci prenderemo insieme le nostre responsabilità. Uno vale uno è una truffa, ognuno faccia bene il suo dovere è il senso. E non faccia mancare le sue braccia per spingere l’autobus impantanato.

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