Il fallimento di Salvini leader del centrodestra
Senza Forza Italia, la Lega non riesce a sfondare. In Lombardia è una disfatta. Prevale la linea moderata di Berlusconi. E per Maroni in arrivo guai giudiziari.
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20 Giugno 2016
(© Ansa) Matteo Salvini.
A parte Almè e Ardesio, paesini di 5 mila abitanti in provincia di Bergamo, la Lega Nord di Matteo Salvini non vince mai da sola alle Amministrative del 2016.
È una batosta per il parlamentare europeo che sognava di diventare il leader del centrodestra, il candidato premier contro il Pd di Matteo Renzi.
E a dargli il colpo di grazia è proprio la Lombardia, terra per antonomasia del leghismo, dove il vento lepenista salviniano va a sbattere contro una realtà che racconta ben altro: la Lega vince solo grazie a voti di Forza Italia e degli altri partiti di coalizione.
Per di più a Milano, dove il moderato Stefano Parisi raggiunge una dignitosa sconfitta, e il Carroccio è il secondo partito dietro agli azzurri: in Consiglio comunale conterà molto poco.
La botta più pesante arriva a Varese, dove Umberto Bossi fondò il partito 32 anni fa e dove Roberto Maroni si era candidato per portare più voti: dopo 23 anni vince il Pd, con Davide Galimberti, un candidato non renziano appoggiato dalle liste civiche.
IN LOMBARDIA IL CENTRODESTRA VINCE SOLO UNITO. Ma basta scorrrere tutti gli altri centri, da Gallarate a Codogno, da Nerviano a Turbigo, da Limbiate a Busto Arsizio, per non parlare di due città importanti come Trieste e Savona esterne al territorio lombardo, per capire che il salvinismo non ha assolutamente sfondato.
Anzi, se si pensa al pessimo risultato delle liste Noi con Salvini al Sud, già al primo turno, con i risultati di Roma al lumicino, appare evidente che il Capitano da solo non può andare da nessuna parte.
Dentro alla Lega per ora non si muove una foglia. Ma dalle parti di Varese potrebbero partire i primi problemi dal momento che lì c'è un tale Marco Reguzzoni, ex capogruppo alla Camera dei Deputati, da sempre vicino a Silvio Berlusconi e da sempre più orientato per una linea moderata del movimento padano.
Inseguire il M5s non ha reso. Sperare che i grillini potessero, in fondo, ricambiare le attenzioni leghisti neanche. Al momento, quindi, un centrodestra allo sbando trova ancora di più un appiglio in Berlusconi, l'unico che con Gianni Letta ha avuto il merito di portare un candidato credibile come Parisi a Milano. Ci sarà da discutere a lungo in via Bellerio, sede del Carroccio.
IL PROCESSO CHE PENDE SU MARONI IN LOMBARDIA. Anche perché nei prossimi mesi un'altra tegola potrebbe abbattersi su Roberto Maroni, sulla cui testa pende un processo al tribunale di Milano che può farlo decadere da governatore.
In sostanza, se Renzi non sta bene, Salvini sta ancora peggio. E con il vento del M5s e la tenaglia dei moderati azzurri ci sarà qualcosa di nuovo da inventarsi, che non sia la solita ruspa. Il futuro potrebbe passare da Parisi, anche se il leader dell'opposizione a Sala al momento ha deciso di non sbilanciarsi.
Di certo Giovanni Toti farà valere la sua vittoria a Savona, mentre c'è già chi ha iniziato a prendere di mira Mariastella Gelmini, signora delle preferenze a Milano ma rimasta con il cerino in mano e senza una vittoria. Sarà una lunga guerra in vista soprattutto del referendum sulle riforme costituzionali di ottobre.
È noto che dentro Forza Italia ci siano spinte per il sì, mentre Berlusconi è ancora fermo sul no, anche se propone in caso di sconfitta di Renzi un governo di salvataggio.
È ancora presto, di sicuro dopo le elezioni amministrative di quest'anno qualcosa è cambiato.
È una batosta per il parlamentare europeo che sognava di diventare il leader del centrodestra, il candidato premier contro il Pd di Matteo Renzi.
E a dargli il colpo di grazia è proprio la Lombardia, terra per antonomasia del leghismo, dove il vento lepenista salviniano va a sbattere contro una realtà che racconta ben altro: la Lega vince solo grazie a voti di Forza Italia e degli altri partiti di coalizione.
Per di più a Milano, dove il moderato Stefano Parisi raggiunge una dignitosa sconfitta, e il Carroccio è il secondo partito dietro agli azzurri: in Consiglio comunale conterà molto poco.
La botta più pesante arriva a Varese, dove Umberto Bossi fondò il partito 32 anni fa e dove Roberto Maroni si era candidato per portare più voti: dopo 23 anni vince il Pd, con Davide Galimberti, un candidato non renziano appoggiato dalle liste civiche.
IN LOMBARDIA IL CENTRODESTRA VINCE SOLO UNITO. Ma basta scorrrere tutti gli altri centri, da Gallarate a Codogno, da Nerviano a Turbigo, da Limbiate a Busto Arsizio, per non parlare di due città importanti come Trieste e Savona esterne al territorio lombardo, per capire che il salvinismo non ha assolutamente sfondato.
Anzi, se si pensa al pessimo risultato delle liste Noi con Salvini al Sud, già al primo turno, con i risultati di Roma al lumicino, appare evidente che il Capitano da solo non può andare da nessuna parte.
Dentro alla Lega per ora non si muove una foglia. Ma dalle parti di Varese potrebbero partire i primi problemi dal momento che lì c'è un tale Marco Reguzzoni, ex capogruppo alla Camera dei Deputati, da sempre vicino a Silvio Berlusconi e da sempre più orientato per una linea moderata del movimento padano.
Inseguire il M5s non ha reso. Sperare che i grillini potessero, in fondo, ricambiare le attenzioni leghisti neanche. Al momento, quindi, un centrodestra allo sbando trova ancora di più un appiglio in Berlusconi, l'unico che con Gianni Letta ha avuto il merito di portare un candidato credibile come Parisi a Milano. Ci sarà da discutere a lungo in via Bellerio, sede del Carroccio.
IL PROCESSO CHE PENDE SU MARONI IN LOMBARDIA. Anche perché nei prossimi mesi un'altra tegola potrebbe abbattersi su Roberto Maroni, sulla cui testa pende un processo al tribunale di Milano che può farlo decadere da governatore.
In sostanza, se Renzi non sta bene, Salvini sta ancora peggio. E con il vento del M5s e la tenaglia dei moderati azzurri ci sarà qualcosa di nuovo da inventarsi, che non sia la solita ruspa. Il futuro potrebbe passare da Parisi, anche se il leader dell'opposizione a Sala al momento ha deciso di non sbilanciarsi.
Di certo Giovanni Toti farà valere la sua vittoria a Savona, mentre c'è già chi ha iniziato a prendere di mira Mariastella Gelmini, signora delle preferenze a Milano ma rimasta con il cerino in mano e senza una vittoria. Sarà una lunga guerra in vista soprattutto del referendum sulle riforme costituzionali di ottobre.
È noto che dentro Forza Italia ci siano spinte per il sì, mentre Berlusconi è ancora fermo sul no, anche se propone in caso di sconfitta di Renzi un governo di salvataggio.
È ancora presto, di sicuro dopo le elezioni amministrative di quest'anno qualcosa è cambiato.
Twitter @ARoldering
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