martedì 26 maggio 2015

Ricordiamo che in tutto il mondo un partito per essere un partito deve avere uno statuto e garantire la democrazia al suo interno.

Pd, la legge sui partiti che fa fuori il M5s. Firmata dai big, voluta da Renzi: se passa, i 5 stelle non si potranno candidare

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RENZI GRILLO
Se passa questa legge il Movimento 5 stelle non potrà più candidarsi alle elezioni. Non ci sono scappatoie, non ci sono questioni interpretative. E "questa legge" non è una legge qualsiasi, ma un testo presentato ufficialmente da tutta la filiera direttiva del Partito democratico.
Tre articoletti snelli, illustrati oggi a via del Nazareno da Matteo Orfini (presidente del partito), Lorenzo Guerini (vicesegretario) insieme a Nico Stumpo e Andrea Di Maria. il testo disciplina "La democrazia interna dei partiti". E spiega che, per potersi candidare alle elezioni, è necessario che qualunque movimento politico acquisisca personalità giuridica, con tanto di statuto e regolamenti che rispondano a determinati canoni.
Esattamente quello che Beppe Grillo ha sempre rifiutato di fare. Anzi, il "Non Statuto" e la forma liquida dell'organizzazione interna sono sempre stati vanto e fiore all'occhiello di tutti i 5 stelle. "Noi non siamo come tutti gli altri, noi siamo una comunità di cittadini che si auto-organizzano liberamente". Tutto questo non sarebbe possibile se la legge sui partiti passasse. In quel caso o il M5s dovrebbe rinnegare uno dei suoi cardini costitutivi, accettando di assumere una forma partito, o sarebbe irrimediabilmente fuori dalle prossime elezioni.
Il Pd fa sul serio. "Ci sono state tante proposte da parte di singoli parlamentari - ha spiegato - Ma tengo a sottolineare che questa è la proposta del Pd, di tutto il Pd". Plastica la presenza al suo fianco di Orfini, presidente e leader dei Giovani Turchi, del cuperliano De Maria e del bersaniano Stumpo. E in calce alla proposta si legge anche la firma di Gennaro Migliore, ex Sel. Il testo, depositato stamattina a Montecitorio, è stato presentato al Senato da due pezzi da novanta come Luigi Zanda e Anna Finocchiaro. "Il testo dà attuazione all'articolo 49 della Costituzione - spiega Guerini - ed è un naturale completamento all'Italicum". 
L'intento è quello di rendere più trasparente e controllabile la vita democratica dei partiti. Gli estensori parlando del "rispetto di puntuali standard di democrazia interna". Quali? È presto detto: "La disciplina delle procedure di ammissione e di espulsione, l'ambito di applicazione della regola maggioritaria, gli strumenti posti a tutela delle minoranze, le modalità di selezione delle candidature alle cariche pubbliche e le procedure per la scelta del leader".
Ovvio che il respiro sia generale, che parli a tutti gli attori in campo. Così come è ovvio che con una formulazione del genere agli uomini di Grillo possano fischiare le orecchie. Orfini è secco: "La nostra è una norma a favore della trasparenza e della democrazia: se Grillo è contrario alla trasparenza e alla democrazia è un problema di Grillo, non di questa proposta di legge, né tantomeno del Pd. 
"Oggi dimostriamo la capacita' del Pd di costruire unità - prosegue il presidente Dem - e sfidiamo anche le altre forze politiche a dimostrare coerenza con i loro proclami. Verificheremo in Parlamento chi ha davvero voglia di rendere il nostro sistema più trasparente e democratico".
Fine del discorso. Se il M5s ci vorrà stare, bene, altrimenti ne trarrà le conseguenze. Nessuna scappatoia possibile. Viene scritto infatti nero su bianco che "l'acquisizione della personalità giuridica costituisce condizione per la presentazione delle candidature e delle liste di candidati per l'elezione della Camera dei deputati".
Il primo tassello di un trittico che comprenderà un intervento anche sulle primarie e sulla regolamentazione delle fondazioni. In occasione dell'inchiesta che ha coinvolto quella di Massimo D'Alema, si parlò proprio della legge sui partiti come risposta alla forte richiesta di Raffaele Cantone di studiare una legge ad hoc. Non sarà così. "Ma stiamo facendo un lavoro di coordinamento per studiare una proposta specifica", spiega De Maria. "Noi condividiamo le preoccupazioni di Cantone - aggiunge Orfini - sull'utilizzo delle fondazioni come strumento parallelo alla politica. Oggi l'opacità è permessa dalla legge. Serve una maggiore trasparenza, anche e soprattutto su come vengono reperite e spese le risorse".
Si vedrà nelle prossime settimane. Intanto il Pd fa sul serio sulla legge sui partiti. Manca solo la firma di Matteo Renzi. Ma solo perché non è in Parlamento. Tutto il gotha del partito ha apposto la propria firma ed è intenzionato ad andare avanti. Che al M5s piaccia o meno.

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