Vincenzo De Luca impresentabile, Renzi vs Bindi: "Antimafia non si usa per regolare i conti interni al Pd"
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"Mi fa molto male che si utilizzi la vicenda dell'Antimafia per una discussione tutta interna, per regolare dei conti interni al Partito democratico: l'antimafia è un valore per tutti, non può essere usata in modo strumentale". Risponde così, da Ancona, il premier Matteo Renzi alla tegola più pesante di tutta la campagna elettorale, e non solo: l'inserimento di Vincenzo De Luca nella lista degli "impresentabili" redatta dalla Commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi. Renzi non ha dubbi: De Luca è stato messo in quella lista per colpire deliberatamente lui, la maggioranza Pd e il governo.
"Vincenzo De Luca ha denunciato Rosy Bindi: se la vedranno in tribunale", taglia corto il premier, senza nascondere l'amarezza. La black list degli impresentabili è stata "un'intuizione brillante", si limita a commentare. "Qualsiasi sia la tua idea politica devi pensare che nell'Antimafia ci riconosciamo tutti. La mafia non è un tema da campagna elettorale ma un nemico da combattere giorno dopo giorno". E ancora: "Io sono preoccupato da Matteo Messina Denaro non da Matteo Salvini, sono preoccupato perché Messina Denaro lo dobbiamo prendere", aggiunge.
Prima delle parole di Renzi, sono arrivate a pioggia le reazioni dei dirigenti del Pd contro la Commissione Antimafia e la sua presidente Rosy Bindi, dopo la pubblicazione dell'elenco dei candidati alle regionali non in regola con il codice etico, che comprende anche il candidato del Pd alla presidenza della Campania Vincenzo De Luca. Accuse durissime, secondo cui la Bindi è mossa dalla volontà di vendetta politica contro Matteo Renzi.
Poche le voci a difesa di Rosy Bindi, ma rilevanti. Pier Luigi Bersani invita a non dare la colpa all'Antimafia, "mi sembra il paradosso più grande. L'Antimafia sta applicando un codice che abbiamo approvato tutti in Parlamento. Dall'ex segretario arriva l'invito a porre "attenzione a che non si stia perdendo il filo del discorso, cioè la bussola di questa nostra democrazia. Ci sono parecchie cose che stanno sbandando, è l'ora di fermarsi a riflettere". Stefano Fassina su Twitter definisce "inaccettabili" gli insulti alla Bindi, perché "la Commissione Antimafia fa il suo lavoro". L'ormai ex Pd Pippo Civati si dice "sorpreso e amareggiato per gli attacchi", sottolineando che "difendere De Luca e attaccare la Bindi è proprio il segno della trasformazione del Pd in un'altra cosa".
Tra i primi a reagire contro Rosy Bindi era stato il presidente del Pd, Matteo Orfini. Intervistato da "Un giorno da pecora", Orfini ha detto che "De Luca, secondo la legge, è presentabile, tanto che lo abbiamo candidato. E i campani si sono espressi a suo favore attraverso le primarie. Le sentenze le danno i magistrati". Poi aggiunge un commento al veleno contro Rosy Bindi: "Come è noto non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca. Ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile", perché "l'iniziativa della presidente della commissione Antimafia ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla".
Molto più dura la reazione di Ernesto Carbone, che accusa direttamente Rosy Bindi di violare la Costituzione e di essere mossa dal desiderio di vendetta politica nei confronti dei vertici del partito. L'interessata glissa ironicamente: "Non mi abbasso a rispondere a Carbone, consentitemi di non abbassarmi a questo".
Per la senatrice Francesca Puglisi della segreteria nazionale Pd, "è indecente l'utilizzo della commissione Antimafia come strumento di lotta politica. Pensavo che la presidente Bindi fosse una donna al servizio delle istituzioni, purtroppo questa volta ha usato le istituzioni per promuovere se stessa e per futili motivi di ripicca personale". Anche un altro renziano di ferro come il senatore Andrea Marcucci va giù duro con la presidente della Commissione Antimafia, parlando di "imbarazzante e inutile show".
"Il PD rimarrà unito e non si farà danneggiare dai rancori personali", chiarisce David Ermini, responsabile Giustizia della segreteria nazionale PD, spiegando che "la Bindi ha raggiunto il suo obiettivo: un lavoro fatto male e gestito peggio che entra a piedi uniti nella competizione elettorale. Le giustificazioni preventive parlano da sole. Una cosa così - riprende - non ce la saremmo mai aspettata dalla presidente della Commissione Antimafia, soprattutto l'ultimo giorno quando nessuno può più difendersi. Mi pare che questo - conclude l'esponente Dem - la dica lunga sulla serenità del giudizio".
Per Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, "denunciare i candidati impresentabili alle elezioni regionali è cosa necessaria e giusta", ma che lo faccia l'Antimafia è "opinabile" e "ancor più" che nella lista entri chi ha procedimenti in corso e non per mafia. Ed è "pura barbarie politica" che ciò avvenga con questa tempistica.
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