domenica 22 febbraio 2015

Mandiamo a casa questa casta di sindacalisti nullafacenti che hanno bloccato l'Italia per cinquanta anni.

Matteo Renzi risponde al leader della FIOM a In 1/2 Ora dalla Annunziata: «Il suo sindacato ha perso la battaglia nelle fabbriche, è normale che scenda in politica»
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«Non è Landini che abbandona il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato Landini»: Matteo Renzi da Lucia Annunziata a In 1/2 Ora è sferzante con il sindacalista della FIOM dopo l’intervista rilasciata da Landini al Fatto Quotidiano oggi in cui ha annunciato che «è il momento di sfidare Renzi democraticamente».

MATTEO RENZI CONTRO MAURIZIO LANDINI
Quando la Annunziata gli chiede dell’intervista e dell’abbandono del sindacato da parte di Landini, la risposta è in una battuta: «Non è Landini che abbandona il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato Landini», dice il premier, che poi ricorda gli scioperi della FIOM ultimamente falliti. Dice Renzi che è giusto che Landini scenda in politica visto che il giudizio sulle sue iniziative sindacali è negativo: «E’ accaduto che il progetto Marchionne sta partendo. Gli scioperi della FIOM hanno visto 5 persone su 1400 a partecipare. Una sconfitta per Landini: avendo perso la battaglia sindacale è necessario che la continui dal punto di vista politica», dice Renzi. «Un sindacalista che fa politica? Non è il primo», aggiunge poi. E quindi: «Al netto di simpatie ed antipatie personali, il dato di fatto è che la FIAT sta cominciando ad assumere. Il mio compito è vedere se l’Italia finalmente riparte. La partita su Marchionne la sinistra radicale e Landini la stanno perdendo. Sul Jobs Act, se si butta in politica, che le manifestazioni di questi giorni fossero un modo per preparare la discesa viene. C’è una larga parte del sindacato che ha voglia di confrontarsi nel merito e ci dà una grande mano. Se abbiamo salvato Electrolux, Piombino, Trieste con la ferriera, è perché abbiamo lavorato con il sindacato».
matteo renzi maurizio landini

COSA AVEVA DETTO LANDINI
«È cambiato tutto, siamo alla fine di un’epoca. È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi», aveva detto al Fatto Quotidiano il segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini, il giorno dopo il varo del Jobs Act. «Non solo il premier Matteo Renzi applica tutto quello che gli ha chiesto Confindustria, ma -sottolinea il leader della Fiom- afferma il principio che pur di lavorare si debba accettare qualsiasi condizione. Non c’è più il concetto che il lavoro è un diritto e la persona deve avere tutti i diritti di cittadinanza». Inoltre, sottolinea, «viene messo in discussione un diritto fondamentale: quello di potersi coalizzare e agire collettivamente per contrattare la prestazione lavorativa». Per Landini,«siamo a uno scardinamento sostanziale» dello Statuto dei lavoratori che “non solo tutelava le singole persone ma riconosceva la contrattazione collettiva e quindi la mediazione sociale come uno dei pilastri delle relazioni sindacali”. Oggi, aggiunge il leader della Fiom, «questa logica viene messa in discussione. Non a caso Confindustria rilancia chiedendo di realizzare quanto fatto alla Fiat, oggi Fca: cancellare il contratto nazionale. E infatti alla Fca il salario minimo è più basso di quello nazionale”. Per Landini «è una grossa bugia» quella del premier che sostiene che la sua legge rottamerà la precarietà. «Il nuovo contratto -spiega- non è a tutele progressive. Se si pensa che ogni anno circa il 9% dei lavoratori cambia lavoro, si capisce che nel giro di poco tempo la tutela contro il licenziamento illegittimo non esisterà più».

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