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ROMA - Nello scacchiere della Lega i quattro leader principali sono protagonisti di uno scontro senza precedenti. Matteo Salvini e Roberto Maroni si alleano contro Flavio Tosi, schierato a sua volta contro Luca Zaia. Pretesto del braccio di ferro tra il segretario del Carroccio, autocandidatosi a leader del centrodestra in un'intervista a Repubblica, e il sindaco 'ribelle' di Verona, è il dubbio di quest'ultimo sulla sua partecipazione alla manifestazione della Lega contro il governo sabato a Roma. Ma il vero nodo da sciogliere riguarda le prossime elezioni regionali in Veneto: Salvini sostiene la ricandidatura dell'attuale governatore Zaia, mentre il primo cittadino della città scaligera si propone come candidato capace di guardare anche al centro.

Nel tentativo di pacificare le parti sull'impasse Veneto interviene a fianco del segretario il governatore della Lombardia Roberto Maroni (che invece a Roma ci andrà): "Stimo Tosi, gli sono amico, ma non può mettersi contro Zaia. Sarebbe un errore gravissimo per lui e per la Lega". E aggiunge: "Che Tosi si metta a fare il candidato contro Zaia sarebbe una iattura che ci farebbe perdere la Regione". Concludendo con un richiamo alla ragionevolezza: "Faccio appello all'amico Tosi che stimo perchè trovi una soluzione. Zaia e Tosi devono trovare un accordo e sarebbe utile fare meno interviste".

La polemica va avanti a colpi di dichiarazioni. Salvini accusa apertamente Tosi di voler boicottare Zaia. "Ipotizzare di candidarsi contro di lui o di metterlo in difficoltà non mi sembra utile in questo momento", ha ribadito l'eurodeputato a Radio Padania. "Se ci sono litigi da fare - attacca Salvini- li si faccia nelle sedi opportune e poi si trovi un accordo e si vada a vincere. Io spero che Zaia e Tosi trovino l'intesa e poi andiamo a ragionare di temi concreti. Non è il momento di litigare".

Non solo. Come detto l'ira del segretario sfocia nella querelle sulla kermesse del Carroccio nella capitale (intitolata "Renzi a casa"), che vede ancora in bilico la presenza di Tosi. "Metto i puntini sulle i per i militanti - dice - non è possibile che Tosi dichiari in un'intervista che non ha ancora deciso. Mi girano le palle, soprattutto a nome dei militanti che pagano la benzina o i biglietti di pullman e treni di tasca loro. Perciò la presa in giro non va. Non è bello da un dirigente pagato. Vieni. Punto. Poi discutiamo della regione".

"Con Salvini ci sono sicuramente delle distanze. Poi in politica certe volte le distanze si riescono a colmare, certe volte no", risponde Tosi. "Tutti vogliono vincere in Veneto - continua- però ci vogliono linearità, coerenza e rispetto per le persone". "Nessuno favorisce nessuno" rileva poi sulle 'accuse' del segretario leghista che una sua candidatura alla presidenza del Veneto favorirebbe la candidata del centro-sinistra, Alessandra Moretti.

Quanto alla manifestazione romana, Tosi si difende: "Ho già detto che la mia presenza dipenderà dai miei impegni di sindaco". E in risposta alle accuse del segretario: "Non credo che si riferisse a me, perché io non sono pagato dalla Lega. Il mio unico stipendio è quello di sindaco".

Le differenze tra i due sono evidenti soprattutto sulla questione delle alleanze per le prossime elezioni regionali. Mentre Salvini oppone un "no" netto a Ncd, perché sostiene il governo del "nemico numero uno" Matteo Renzi, ed è disposto a una collaborazione con Forza Italia purché, però, "rimanga all'opposizione", Tosi è più possibilista. Il primo cittadino di Verona apre convintamente sia a Forza Italia che ad Angelino Alfano, convinto che occorra guardare anche al centro, oltre che a destra, per poter creare un’alternativa capace di sfidare il premier. Una posizione condivisa, peraltro, anche da Zaia e Maroni, che però fanno fronte comune con Salvini sulla scelta del candidato.