Beppe Grillo sbologna la grana dei dissidenti a Casaleggio
di Stefania Carboni - 24/01/2014 - Li ascolta ma poi li «delega» al Guru, scherza con i cronisti e urla al complotto Renzi-Berlusconi. Poi sale sul taxi, imitando una vecchia conoscenza. Mentre a Roma l'ala critica non parla con lui
«Sono solo quattro su 106, io ascolto le loro ragioni. Spesso non sono d’accordo. Hanno qualche distonia. Se non ci fosse sarebbe una tragedia, tutti perfetti, tutti uguali, tutti compatti, no?». Beppe Grillo si abbandona così alle telecamere, come sempre, quando scende a Roma. Rispetto al guru milanese si lascia andare a battute, ai suoi mantra e al suo show. Davanti a Palazzo Madama sale sul taxi o meglio sul predellino dell’auto bianca, e scherza: «Non mi fate salire qui perché non vorrei ricordarvi qualcuno». Poi si rivolge all’autista ironizzando: «Hai chiuso il tassametro?». Beppe come Silvio, quando dopo due giorni di raccolta di firme contro il governo Prodi, salì sull’auto e a fine comizio davanti alla stampa annunciò la nascita del Popolo della libertà. ma come è andata ieri la calata nella Capitale?
MEGLIO CHE PARLIATE CON CASALEGGIO – Quella di Grillo non sarà la svolta del Predellino ma di fatto qualcosa nel MoVimento è cambiato. In primis il dialogo con i dissidenti, che lui cerca al suo arrivo a Palazzo Madama. «Maledetti dissidenti, dove siete? Dove diavolo siete?», urla tra i corridoi dietro il solito gruppo di cronisti. I dissidenti però non li incontrerà, non tutti. Dopo il pranzo sotto il Pantheon sono circolate voci ed agenzie sull’imminente ritorno a Genova. Sembrava esser saltato tutto. E invece no. Il genovese si è palesato a due passi da Piazza Navona, è entrato tra gli uffici della presidenza e ha salutato tutti nel giro di un’oretta. Con chi ha parlato dell’ala più critica? Lorenzo Battista era presente e non è parso molto contento: «Mi ha detto che dobbiamo parlarne noi e decidere tra noi. Per le questioni tecniche ci ha detto: ‘Meglio che ne parlate con Casaleggio‘». Si è trattato anche delle poche ore di voto: «Quanto alla breve durata delle votazioni online – conclude Battista non nascondendo ironia – Grillo dice che ci sono problemi di sicurezza e per questo si vota in così poco tempo».
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(Conferenza Stampa Grillo, Foto LaPresse)
VORREI MA NON POSSO - E gli altri? Luis Orellana, mentre il Semplice Portavoce entrava a Madama, rilasciava una intervista su Sky: «Io vorrei andare a parlare con Renzi ma non ho la delega per farlo non essendo il capogruppo», spiega. E sul numero del malumore dei dialoghisti precisa: «Siamo un po’ di deputati e senatori… stiamo verificando». Orellana lo aspetta mentre parla con Paola Saluzzi: «Lo sto sollecitando». Peccato però che il genovese sia qualche via più in là. E non sarà l’unico a cui gli sfuggirà il verbo del Semplice Portavoce.
LINEA CASALEGGINA - «Cosa è Grillo? E cosa è Casaleggio? All’inizio Casaleggio mi era stato indicato come un tecnico che si occupava del portale. E, infatti, nessuno era chiamato ‘casaleggino’. Se ora devo parlare con Casaleggio dei meccanismi di democrazia interna, significa che non va bene». Francesco Campanella è stufo di esser preso come uno che vuole rovinare anche i climi più belli del MoVimento. «Il referente è la rete – afferma – vorrei parlare con Casaleggio. Se c’è un vertice in un movimento, che ontologicamente non dovrebbe avere capi, c’è un problema di chiarezza». Troppo poco tempo, troppi i no: «Non dico di partecipare al mercato delle vacche di due partiti che vogliono accordarsi per dividersi tutto – spiega – ma vorrei avere la possibilità di stargli addosso con una lente di ingrandimento. Rischiamo di entrare in campo quando la partita è finita. Uno dei nostri slogan era “stare con il fiato sul collo” no? Eh, così non giochiamo neanche», commenta ai cronisti. Campanella non si è presentato all’incontro con il genovese. «No, non lo incontro. Il problema è come incontrarsi: fermarsi un attimo, confrontarsi sulla legge elettorale o parlarne quando ormai gli altri già stanno votando», spiega mentre è in corso una riunione (solita) tra i senatori e l’ex comico si trova nei piani di sotto, tra gli uffici del gruppo parlamentare. Di fatto lo “snobba”: «Se vado c’è gente che scherza, ride e urla. Non ha senso».
LA FISSA DEL RECALL – Devono lavorare tutti e devono lavorare bene. Così, durante l’incontro con la stampa estera, dalla bocca del genovese spunta di nuovo la proposta di recall. Magari da applicare dentro il MoVimento, dato che (come dimostrano discussioni vecchie come il mondo sul suo forum) applicarlo su l’intero Parlamento è una utopia così come la modifica dell’adorato articolo 67 della Costituzione. «Ah sì il recall per noi? Beh allora se si deve modificare il regolamento perché non cambiamo anche le ospitate in tv? Non si dovevano fare», commenta ironico qualche dissidente a Montecitorio. Si scaldano i motori in vista della serata, dove un raggiante Di Battista calcherà il suolo di Servizio Pubblico. Beppe Grillo non è passato a Montecitorio. Ha preferito i senatori ai pentastellati della Camera. A darne “disposizione” è lo stesso capogruppo D’Inca stesso durante l’assemblea tra i 5 Stelle.
IO IL LEADER? – «Io non sono il leader del MoVimento Cinque Stelle», precisa il genovese. «Ho una opinione che può essere condivisa oppure no. Se ero leader facevo una lista in Sardegna». Davanti a proposte di varianti sulla legge elettorale Grillo pare diverso rispetto a Gianroberto: «Quando vedremo i documenti in Parlamento discuteremo e i nostri parlamentari giudicheranno. Se il progetto di legge elettorale è in sintonia con il nostro voteremo sì. Se fa una buona legge la votiamo». Offerta di rilancio? Le preferenze: «Lo diciamo fin dal primo VDay quando abbiamo raccolto 350mila firme su tre leggi popolari. Il terzo quesito era per il voto di preferenza. Noi siamo sempre stati coerenti. Sono loro che in commissione votano il contrario di quello che dicono in tv». Beppe lascia aperti degli spiragli, voto on line (la prossima settimana su collegi uninominali, unici o intermedi) e microfono aperto a chi vuole dissentire. Massima democrazia? Cita le pecorelle col pastore, mentre commenta le frasi di Papa Francesco che ieri ha definito il web “un dono di Dio”. Altra stagione, altre campagne da mettere in piedi: con un impeachment al vaglio di due studi legali “segretissimi” e 75 volti da trovare per Bruxelles. Prima di infilarsi nel taxi il genovese scherza con i giornalisti. Si paragona a Jessica Rabbit: «Io non sono cattiva, è che mi disegnano cosi». Elogia i ragazzi che lavorano nelle Commissioni, si autominimizza e poi saluta tutto il cerchio mediatico intorno. «Questa nuova creatura sarà la protagonista della libertà e della democrazia nei prossimi decenni ne sono assolutamente sicuro. Poi vedremo di confrontarci con l’altra parte. Se l’altra parte accetterà le nostre proposte noi saremmo lieti di poter trovare nel nostro Paese una direzione di svolta che assicuri la democrazia, lo sviluppo, la libertà». Queste ultime parole però non erano di Beppe Grillo. Indovinate a chi appartengono.
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